Un pareggio che non cambia le cose, che lascia la situazione in uno stallo quasi disarmante. È come se fosse in atto una riflessione da parte della società, mentre non si capisce il tecnico a quali elementi provenienti dal campo faccia riferimento per proseguire. La squadra non ha più mordente, gioco, idee e, soprattutto, amalgama. Il Napoli non è più squadra. Del resto, l'ammutinamento è stato anche rivolto al tecnico in maniera implicita. La disobbedienza all'ordine della società che gli allenatori e lo staff hanno, invece, respinto recandosi a Castel Volturno, ne è stata la chiara dimostrazione. Uno stallo che deriva anche dall'incertezza sulla misura dei provvedimenti che il club deve necessariamente prendere per salvare l'immagine della società. La situazione è fluida mentre la squadra sembra navigare a vista senza unità di intenti, senza una guida dentro e fuori dal campo. Non esistono leader nel gruppo in grado di serrare le fila. Tutto è fermo in attesa di una mossa forte che potrebbe, in realtà, non arrivare. La società, al momento, non sembra intenzionata ad interrompere la disavventura con Ancelotti e il suo giovanissimo staff. Principalmente non esistono molti tecnici d'esperienza disponibili. L'Idea del traghettatore, probabilmente, non entusiasma e sarebbe anche economicamente dispendiosa, specie dinanzi ad un esonero dell'attuale allenatore. Le dimissioni sembrano quasi una chimera al calcio di oggi. I tecnici preferiscono incassare critiche, esoneri e danari quando le cose vanno male, è quasi una prassi consolidata. La situazione non è semplice da risolvere e per questo motivo non va scartata un'ipotesi che non potrebbe mai esser confermata dal club, ma che è razionalmente possibile. Non è da escludere, infatti, che il Napoli prosegua senza cambiare la guida tecnica pur rischiando di perdere il quarto posto. L'assenza di sostituti all'altezza, unita all'esigenza di liberarsi definitivamente degli ammutinati, potrebbe suggerire alla società di lasciar correre e programmare con calma il futuro partendo dalle cessioni "eccellenti" e dalla scelta di un allenatore emergente in tempo utile per guardare con calma anche al mercato. Una rifondazione programmatica che cancelli definitivamente dagli spogliatoi azzurri l'amarezza e il logorio dei piazzamenti passati. Arrivare sempre sotto il traguardo e non tagliarlo può diventare frustrante per gli atleti, generando situazioni negative. Un'ipotesi che potrebbe essere rafforzata dai possibili rifiuti dei cosiddetti "top coach" a guidare una rifondazione di un club destinato, al massimo, a piazzarsi in modo tale da garantirsi la partecipazione alla ricca, quanto necessaria, torta della Champions. Del resto, se il calcio italiano non trova il modo per rendere più trasparente ciò che accade nel terreno di gioco, diventa difficile per allenatori di prima fascia accettare la sfida italiana di un club che non gode di una tradizione ricca di vittorie...Vedremo...