Il pagellone del 2021 del Napoli: top, flop e un all-in per il 2022

Le Pagelle  
Il pagellone del 2021 del Napoli: top, flop e un all-in per il 2022

CalcioNapoli24 propone le pagelle del 2021 del Napoli

L’anno vecchio se ne va e mai più tornerà. Il 2021 è finalmente terminato, e si porta via uno delle partite più nere degli ultimi anni della storia del Napoli, e con sé anche una serie di mesi di muro contro muro antipatici da vivere e da commentare. Con l’arrivo di Luciano Spalletti il Napoli di Aurelio De Laurentiis punta a tornare in Champions League, e si è messo da parte un girone d’andata di Serie A ed un girone eliminatorio di Europa League.

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CalcioNapoli24 stila i propri giudizi basandosi solo sulle 25 partite stagionali giocate, con un bilancio di 15 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte.

Il pagellone del 2021 del Napoli

Alex Meret 5,5 - 7 presenze, 630 minuti giocati. Dopo l’infortunio sfortunato contro il Genoa, al ritorno ha perso un’altra volta il ballottaggio per essere il portiere titolare in Serie A, contro un diretto concorrente che andrà a scadenza. Non ha ancora rinnovato, ma siamo sicuri che il suo futuro sia ancora a Napoli?

David Ospina 6,5 - 19 presenze, 1710 minuti giocati. Nonostante il Napoli abbia cercato offerte in estate, Spalletti gli ha affidato le chiavi della porta e lui ha confermato il rendimento che può assicurare. Contratto in scadenza a giugno, resta o parte?

Davide Marfella SV - Prende tre gol nell’amichevole con il Benevento, non ha i requisiti per essere iscritto alla lista dell’Europa League. Un anno d'esperienza prima di tornare a livelli che lo rispecchiano maggiormente.

Kevin Malcuit 6 - 8 presenze, 360 minuti. Inizia male, chiude in crescendo. Difensivamente non è affidabile come Di Lorenzo, da esterno largo ha più senso e con la difesa a 3 può essere liberato da compiti prettamente difensivi.

Juan Jesus 6 - 15 presenze, 927 minuti. L’emergenza lo spinge in campo, ripaga con un rendimento che in pochi si aspettavano dopo gli ultimi anni grigi alla Roma. Un pretoriano di Spalletti, nessuno se l’aspettava a dirla tutta. Resta pur sempre il quarto difensore centrale, in teoria.

Mario Rui 6,5 - 22 presenze, 1905 minuti. Pregi e difetti ormai li conosciamo da tempo, quindi sappiamo cosa aspettarci. La spinta sulla fascia è la solita, ma ci ha aggiunto anche una sovrapposizione per vie centrali con un piedino educato. Onesto, onestissimo. Se poi si pretende qualcosa fuori dalle sue capacità...

Amir Rrahmani 7,5 - 22 presenze, 2 gol, 1778 minuti. La più bella scoperta dell’anno, anche perchè la gestione precedente non lo vedeva proprio. Sicuro, possente, tranquillo. Un po' come lo era Raul Albiol, senza metterli uno al fianco dell'altro. I soldi per prenderlo dal Verona sono stati ben spesi.

Giovanni Di Lorenzo 7,5 - 26 presenze, 1 gol, 2340 minuti. Per toglierlo fuori dal campo, servirebbero le armi non convenzionali. Continua sulla falsariga estiva dell’Europeo, mantenendo alti gli standard offerti sul terreno di gioco, anche in altre posizioni.

Kalidou Koulibaly 7,5 - 19 presenze, 2 gol, 1687 minuti. Fino al momento dell’infortunio è stato tra i migliori difensori dell’intera Serie A: l’alchimia con Rrahmani è ottima, il suo strapotere atletico si fa notare contro chiunque. L’assenza del Comandante si farà sentire eccome.

Faouzi Ghoulam SV - 4 presenze, 14 minuti. Troppo pochi i minuti giocati: la speranza è che possa accumularne qualcuno nella seconda parte di stagione, quella che lo porterà a salutare il Napoli e a portarsi via una serie di rimpianti lunga quattro anni. Grande stima per l’uomo e per il professionista (le ultime dichiarazioni sono la summa del Napoli), ma sono quattro anni che si va avanti con un terzino ed punto interrogativo.

Kostas Manolas 5 - 7 presenze, 486 minuti. Le modalità dell’addio sono sconcertanti e sono il simbolo di una prima parte di stagione in cui ha perso tutto: serenità, voglia di rimanere a Napoli, il posto in squadra. Anche l’integrità fisica, ma quella in azzurro non c’è mai stata. Una delusione, senza pensarci proprio.

Alessandro Zanoli 6 - 3 presenze, 11 minuti. Caparbio nel conquistarsi un posto in squadra grazie ai ritiri, Spalletti lo premia facendogli assaggiare il campo. Zero presenze in Serie B, il campionato dove il Napoli dovrà trovargli la sistemazione adatta per crescere.

Filippo Costa SV - Il Napoli non riesce a trovargli una squadra, e lui rimane fuori dalla lista. Sostanzialmente, viene pagato per allenarsi e tenersi in forma con una squadra che gioca le coppe europee. Si spera che gennaio possa regalargli un club che possa accoglierlo.

Diego Demme 6 - 12 presenze, 459 minuti. Resta fuori fino a fine settembre, rientra mentre Anguissa e Fabian fanno coppia fissa in mezzo al campo. Poca continuità fino a quando il camerunese non si fa male, assicura legna in campo ma non l’esuberanza atletica e fisica.

Eljif Elmas 7 - 25 presenze, 6 gol, 1332 minuti. Se il suo ruolo rimane un rebus di difficile soluzione, la qualità sistema tutto. Si è preso spazi e minuti, ha garantito tocchi eleganti guidati dalla giovane età che, per il 2022 e in seguito, fa strabuzzare gli occhi.

Fabian 7 - 18 presenze, 5 gol, 1500 minuti. La presenza di Anguissa e l’aiuto di Zielinski gli permettono di sprigionare l’innato talento che risiede nel suo piede sinistro, con il quale mette a segno gol solo da fuori area. Alza la testa, gioca con i compagni, eleva il suo rendimento a livelli toccati poche volte in passato. L’unico neo? Il contratto in scadenza 2023 non ancora rinnovato, e chissà se lo sarà.

Piotr Zielinski 7 - 24 presenze, 6 gol, 1547 minuti. I trequartisti con Spalletti spiccano sempre il volo, il passato parla chiaro. In Serie A 5 reti e 5 assist, ma oltre a un numero notevole di palloni giocati spicca la capacità di elevare la sua ‘presenza’ in campo. Certe volte scompariva, adesso invece conduce palla al piede. Basta paragoni con ciò che è stato Marek Hamsik, questo è Piotr Zielinski.

Stanislav Lobotka 6,5 - 10 presenze, 724 minuti. Inizia da titolare, poi si fa male e rientra dopo due mesi. Approfitta, purtroppo, degli infortuni altrui e si piazza in mezzo al campo. Fa ricredere i tifosi che lo avevano beccato sin dal suo arrivo, gioca il pallone in sicurezza. Non sarà appariscente, ma in questo Napoli può avere un ruolo.

André-Frank Zambo Anguissa 7 - 19 presenze, 1543 minuti. Una supernova, arriva a fine mercato e va subito in campo spaccando di tutto. Debordante, un colosso che non si ferma mai tra contrasti e dribbling. Cala di poco prima del ko, ma i costi tra prestito e diritto di riscatto potrebbero farlo diventare uno degli affari più ghiotti degli ultimi anni.

Victor Osimhen 6,5 - 14 presenze, 9 gol, 1018 minuti totali. Benedetto ragazzo, non ci vuole Lourdes ma direttamente l’elezione al soglio pontificio. Devastante fino al momento dell’infortunio, nessun avversario lo tiene ed allunga la squadra che è una meraviglia. Detto ciò, troppo irruento, come se dovesse ancora maturare: psicologicamente esuberante ma preda dell’avversario se gli entra in testa. Poi si spacca la faccia in mille pezzi, vuole tornare in Coppa d’Africa, infine il Covid. Cosa chiedere al 2022, se non l’assenza di inciampi.

Hirving Lozano 5,5 - 26 presenze, 3 gol, 1444 minuti. Dopo lo spavento con il Messico, con un occhio a rischio, non è sembrato più lo stesso. Non segna in Italia dal 3 ottobre, ad una discutibile gestione delle scelte in campo - a cui fa da contraltare un sacrificio difensivo nettamente superiore - ci ha aggiunto una dichiarazione in cui dice di sognare, legittimamente, il Barcellona. Forse intendeva il Barcellona di Guayaquil, visto il rendimento di questa prima parte di stagione?

Adam Ounas 6,5 - 14 presenze, 2 gol, 339 minuti. Spalletti se ne innamora in Bayern Monaco-Napoli, quando sembrava indiziato all’addio. Arma tattica se ne esiste una, concentra in pochi minuti tutta l’esplosività e la tecnica di cui dispone. Certe volte meriterebbe anche più spazio, ma ci fa piacere vedere finalmente un giocatore dai contorni ben definiti.

Dries Mertens 6 - 18 presenze, 6 gol, 741 minuti. Mai sopra i 70 minuti d’utilizzo in campionato, Spalletti ne centellina il minutaggio per aumentare la qualità media delle sue presenze, anche perchè tatticamente c’entra poco con il 4-2-3-1 se non in determinate situazioni. Vive due settimane da urlo a cavallo di novembre e dicembre, dopo un inizio sottotono. Ma il suo posto nella storia del Napoli, e nel cuore dei tifosi, ce l’ha da tempo. Anche a sei mesi dalla scadenza, con un figlio in arrivo.

Matteo Politano 6 - 22 presenze, 2 gol, 1102 minuti. A corrente alternata, sia lui che Lozano non riescono a raggiungere di nuovo i livelli di rendimento della scorsa stagione. Non sappiamo se la delusione per esser stato escluso dall’Europeo possa averlo condizionato, certamente ci si aspetta un rendimento diverso nel 2022. Lo merita lui e lo merita il Napoli.

Lorenzo Insigne 6 - 18 presenze, 5 gol, 1311 minuti. Vive anche lui un inizio di stagione su buoni livelli, ma se non gli capita un calcio di rigore la porta non la vede mai. I destini del Napoli spesso dipendono dal suo piede destro, ma quando non è in giornata si nota eccome - e se vuole strafare senza riuscirci, è dannoso. La questione rinnovo è una mannaia con cui deve convivere giocoforza, l’offerta di Toronto è un’ancora di salvezza per potersi separare da un ambiente che, quando ha a che fare con lui, diventa tossico. Nell’anno in cui diventa campione d’Europa con la maglia numero 10 sulle spalle, dev’essere difficile essere Lorenzo Insigne a Napoli (ma non è vittima inconsapevole, però).

Andrea Petagna 6 - 22 presenze, 1 gol, 669 minuti. Spalletti lo convince a rimanere, lui risolve subito la partita col Genoa. In Europa League fa valere il fisico, in Serie A gioca più di mezz’ora solo da fine ottobre in poi. Il contributo che può dare non sarà quello di Osimhen, ma almeno lo dà. Non osiamo però immaginare cosa sarebbe potuto essere l’attacco del Napoli senza i suoi centimetri e chili, in assenza di Osimhen.

Luciano Spalletti 7 - Ha spazzato via i dubbi legati al suo arrivo con un avvio mostruoso, guadagnandosi un credito molto alto nei confronti di una piazza demotivata dopo i fatti di Napoli-Verona. Ha proposto una idea di calcio interessante, blindando la difesa - a lungo tra le migliori d’Europa - e riproponendo calciatori che sembravano poco tangenti al progetto Napoli. Ha arginato come ha potuto la moria di giocatori tra infortuni, squalifiche e Covid, e permane l’idea che il Napoli non sia quello delle prime undici partite e nemmeno quello delle ultime otto. I problemi caratteriali, nascosti inizialmente dall’efficienza del gioco, si sono fatti rivedere. Europa League sufficiente, ci si aspetta la qualificazione in Champions per fare meglio del suo predecessore. Anche perchè il credito senza risultati viene eroso.

La società 5,5 - Un mercato al risparmio in estate, con un difensore reduce da due anni quasi fermo ed un centrocampista acquistato all’ultimo giorno pur di spendere il meno possibile e con le condizioni più vantaggiose: tutto sommato, due colpi azzeccati per le prospettive che si aveva. Poi ci sono le note dolenti, ovviamente:

  • Manolas voleva andare via già in estate, lo si è tenuto a fronte di richieste fuori mercato e lo si è ceduto a prezzi di saldo, adesso l’acquisto di un difensore centrale è d’obbligo, e lo è ancora di più in tempi più che brevi. Aspettare un colpo alla Anguissa, improntato al risparmio a fine sessione, sarebbe un rischio altissimo: firmare subito Tuanzebe, invece - e sempre a condizioni economicissime -, la pronta contromossa per puntellare la rosa;
  • per l’ennesimo anno ci si è attenuti al discorso lista e all’equilibrio di gruppo mantenendo in rosa un solo terzino sinistro senza avere il piglio di prendere una decisione su Ghoulam, pregando che Mario Rui non incappasse in alcuno stop (eddai);
  • le situazioni contrattuali di Meret (a maggior ragione dovesse rimanere Ospina, in scadenza) e Fabian, ma anche Koulibaly, impongono scelte drastiche a fine anno.

L’idea di liberare il monte ingaggi (Mertens, Ghoulam, Malcuit) a fine anno ha una sua logica condivisibile o meno, ma la gestione Insigne lascerà l’amaro in bocca: proporre un rinnovo a cifre più basse, sapendo di avere il coltello dalla parte del manico, è un segnale di poca generosità nei confronti del calciatore, e di ciò che ha rappresentato per l’ultimo decennio della società.

L’idea è che, malauguratamente non arrivasse la qualificazione in Champions League, sarà il bilancio ad imporre un ridimensionamento netto dal punto di vista economico. Sarebbe una rivoluzione, in ritardo nelle tempistiche e dettato unicamente dai risultati sul campo. La dirigenza ha una programmazione nel caso le cose volgessero al peggio? Perchè questa stagione è un all-in.

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