A Radio Punto Nuovo, nel corso di Punto Nuovo Sport Show, è intervenuto Alessandro Giudice, economista:
"Decreto Crescita? Non era stato concepito per aiutare i club o fargli pagare meno i calciatori. Era nato per favorire il rientro in Italia dei cervelli, cioè di quelle persone andate all’estero dove venivano meglio pagate e valorizzate ma sostenute economicamente negli studi iniziali in Italia favorendo dunque il PIL estero. La domanda era: come farli rientrare in Italia? Una ricetta veloce è rendere più competitivo il costo del lavoro per queste figure, così un giovane, un ricercatore, un tecnico che sta lavorando fuori, se rientra in Italia e gli danno 50 mila euro, quel lordo del datore di lavoro gli rende di più in busta ed è incentivato a tornare. Questo era lo spirito della norma. È arrivato ai calciatori perché i club hanno iniziato a sfruttare la normativa, che è per tutti e non si possono discriminare determinate categorie. Questo ha consentito i club di farne uno strumento. Poi si è inserito anche in un momento di scarsa competitività del calcio italiano e quindi consentiva di attrarre qualche campione a un costo inferiore. Questa norma è stata applicata in maniera indiscriminata, i club vanno a prendere giocatori sconosciuti dalla seconda divisione belga perché gli danno 500/700 mila euro e mi costa meno dell’italiano. Ci ritroviamo non solo le rose piene di stranieri, ma addirittura i vivai. Una soglia di 2 milioni sarebbe stata migliore, non ci sono top player in Serie A che costano meno. Dal punto di vista della competitività non avrebbe influito e avrebbe tutelato una fascia di calciatori italiano che oggi sono al di sotto di quella soglia. Al momento teniamoci questa e poi in futuro vedremo. Cessione Milan? La butto lì, se lo tiene Elliott".