Ultime calcio Napoli - Oggi i calciatori hanno anche una nuova figura che sta prendendo sempre maggior piede: quella del mental coach che li allena dal punto di vista psicologico. Uno di questi professionisti è Roberto Civitarese che ha parlato a Il Mattino:
Partiamo subito da un chiarimento: mental coach è un temine moderno per dire psicologo?
«Assolutamente no. Il mental coach non ha nulla a che fare con lo psicologo. È un'altra figura professionale. Lo psicologo andrebbe a cercare la causa, io punto all'obiettivo e cerco la strategia per raggiungerlo. Il mental coach fornisce gli strumenti al calciatore per trarre il massimo dalle sua personalità. Letteralmente: alleniamo al pensiero positivo».
Pensiero positivo, sembra proprio quello che manca in questo momento al Napoli...
«Dall'esterno, infatti, sempre che il gruppo di giocatori del Napoli abbia perso la propria identità di vice campioni d'Italia. Oggi abbiamo un gruppo che si sente meno forte rispetto al passato. L'identità è quella di una squadra normale».
E lei cosa farebbe?
«A me non piace parlare allo spogliatoio. Gattuso ha più volte dichiarato che il mental coach della squadra deve essere lui e ha ragione. Sta a lui dover fare un certo tipo di lavoro con la squadra, il mental coach può dare a lui gli strumenti per toccare le corde giuste».
Al Napoli cosa servirebbe?
«Quando oggi intervieni dal punto di vista psicologico devi modificare questa convinzione negativa che i giocatori hanno, perché non è la realtà dei fatti. Si tratta solo di una convinzione: quello che credo in questo momento. Non è un dato oggettivo».
Allora tocca all'allenatore?
«Sicuramente Gattuso sa quali sono le corde da toccare. Una cosa che si potrebbe fare è scrivere sulla lavagna dello spogliatoio quelli che sono i punti di forza della squadra per ripartire da lì. La forza mentale sta nell'andare oltre le difficoltà e nell'individuare una strategia. Il pensiero positivo muscolarizza il cervello».
Gattuso