Serie A - Da quando è uscito dall'Aia, l'ex arbitro salernitano Robert Boggi non è mai stato tenero con Marcello Nicchi, presidente dell'associazione in procinto di rinnovare la carica per il quarto mandato. Torna a parlare dopo aver letto le dichiarazioni dell'ex procuratore federale Giuseppe Pecoraro al «Mattino» e, proprio a Il Mattino, dichiara: «Tutti i sospetti, tutte le insinuazioni sull'Aia e i suoi associati nascono sempre dallo stesso punto: non ci può essere la stessa persona a guidare l'associazione da 12 anni e con la possibilità di arrivare a 16 grazie ad un altro mandato. Un'associazione importante che non cambia il suo presidente per 16 anni è una dittatura o cos'altro?».
Eppure, Nicchi viene eletto, non si nomina da solo.
«Più di duecento presidenti di sezione che si piegano alla volontà di uno che sta lì per il gusto del potere... È legittimo chiedere a Nicchi i risultati di questa sua gestione? All'interno ci sono molti dissidenti, lo sopportano perché non riescono a fare diversamente: sono sottomessi al sistema».
Lei come si è spiegato quell'audio mancante richiesto da Pecoraro per il fallo di Pjanic in Inter-Juve del 2018?
«Conosco Orsato da troppi anni, metto non una ma due mani sul fuoco per Daniele. Non c'è stata assolutamente cattiva fede, cancellate l'idea del complotto: a meno che non sia uscito di senno o non abbia avuto a che fare con chissà cosa. Il problema non è il singolo episodio: è la gestione della classe arbitrale che le fa mancare di credibilità e perdere spessore, esponendola a queste critiche».
Nicchi non ha risposto alle parole di Pecoraro: la stupisce?
«Ho letto con attenzione le dichiarazioni di Pecoraro, sono importanti. Non mi stupisce assolutamente che non ci sia stata una replica. L'Aia avrebbe bisogno di un presidente che abbia al massimo 50 anni, uno che si sappia davvero confrontare con i media e con la tecnologia che avanza, non di chi come me o Nicchi ha fatto il suo tempo. Quando l'associazione diventa un gruppo di signorsì ai tuoi piedi, perdi la capacità di confrontarti con l'esterno. E si sa che fine fanno quelli che vogliono detenere il potere solo per sé. Gli effetti sono pesanti».
Che cosa lasciano in eredità le dichiarazioni di Pecoraro?
«La certezza che il rinnovamento è indispensabile e non capisco come ancora si attenda a restituire agli arbitri ed a tutto il calcio la giusta credibilità».