Un azzardo grandissimo perso forse anche per presunzione

Editoriale  
Un azzardo grandissimo perso forse anche per presunzione

A oggi la scelta Mazzarri non sta premiando, così spunta un lecito quesito

Non uno ma due errori clamorosi in panchina. Prima Rudi Garcia, poi Walter Mazzarri. Non ce ne voglia il tecnico di San Vincenzo a cui andrà eternamente l'affetto e la gratitudine della città per aver avviato questo ciclo comunque storico targato Aurelio De Laurentiis, ma questa volta ha raccolto una sfida smisuratamente più grande delle sue reali possibilità. 

Premesso che la situazione, considerando anche i musi amari dello spogliatoio, era forse compromessa a prescindere, e che Antonio Conte era verosimilmente l'unico davvero capace di ribaltare davvero lo scenario, aver scelto un (ex?) allenatore "comodo", gestibile quasi col joystick ma lontano da veri livelli ormai da due anni, è stato forse il definitivo colpo di grazia

La squadra, come dimostrato a Torino, è completamente e irrimediabilmente allo sbando. Non solo si rischia di non centrare il 4° posto quest'anno, ma di non partecipare in generale alle coppe dopo una striscia record di anni consecutivi. 

Il destino è ineluttabile, si sa, così come la legge dei grandi numeri nel calcio, ma la sensazione è che con questo suicidio il Napoli abbia eventualmente accelerato da solo un processo che in verità era ancora abbastanza sullo sfondo. Quest'anno si doveva e poteva gettare le basi per un ciclo vincente, invece bisognerà completamente demolire e resettare ripartendo completamente da zero. 

Esonero Garcia, così Mazzarri ha sorpassato Tudor

Chissà come sarebbero andate le cose con Igor Tudor. Forse meglio, forse uguale, chissà. Difficile immaginare peggio di così. Era comunque il meglio che offriva il mercato degli svincolati, anche se sottovalutato da molti col pregiudizio anche del suo passato juventino. Un allenatore con un carattere forte e capace di far giocare a calcio le sue squadre, al netto di qualsiasi modulo. ADL lo ha anche contattato, ma la volontà - legittima - di non voler fare da solo traghettatore ma avviare un percorso concreto, o al massimo avere garanzie per un futuro, ha fatto sì che il presidente virasse su Mazzarri. 

Il motivo è semplice: cinque mesi da traghettatore per poi scegliere perbene la nuova guida tecnica, piuttosto che restare ostaggio di un Tudor che in verità non scaldava e convinceva al 100% la società. Giusto ma azzardato considerando un intero girone di ritorno da giocare, a proprio rischio e pericolo.  De Laurentiis ha forse dato per scontato che un solo gestore bastasse per centrare comunque un quarto posto, dando a prescindere una scossa allo spogliatoio e senza poter far ancora peggio. Così ecco che è giunto un altro salto nel vuoto dopo quello estivo, sacrificando il presente per provare a salvaguardare il futuro. Con Mazzarri stessa dinamica di partenza di Garcia: chiamata del Napoli impensabile e dalla quale l'allenatore aveva solo tutto da guadagnare e davvero poco da perdere. 

Panchina Napoli, e se fosse andata diversamente...? 

Mazzarri si è presentato in tutt'altro modo ed è arrivato con un atteggiamento positivo, certo, ma non bastava. Qualcuno direbbe che anche Spalletti prima di Napoli arrivava da uno stop di quasi due anni ma le circostanze sono totalmente diverse. Mazzarri, considerando gli ultimi risultati di una parabola discendente, sembra al tramonto. Spalletti, pur non ispirando all'inizio un estremo entusiasmo, si presentava comunque come un tecnico che non aveva fallito nessuna sfida. Nemmeno quella interista dove ha gettato le vere basi della rinascita nerazzurra col ritorno in Champions League, consegnando poi a Conte una squadra che ha poi vinto lo scudetto. 

Mazzarri ci sta provando e ci proverà fino alla fine, e noi ci auguriamo sinceramente che ci riesca e smentisca, ma la situazione attuale sembra ormai irrecuperabile. Per quanto possa aver studiato il Napoli di Spalletti, era impensabile replicare in poche settimane un lavoro durato un anno e mezzo. Non con una situazione ormai già così pregiudicata, non con un elettroencefalogramma totalmente piatto da parte di uno spogliatoio comunque non esente da responsabilità

Con Tudor forse sarebbe stato lo stesso, chissà, ma col carattere da generale e i suoi veri e concreti principi di gioco ci chiediamo, a questo punto, se non avesse fatto davvero da defibrillatore per salvare quanto meno la stagione. Facile dirlo col senno del poi, senz'altro, ma se vogliamo parlare di calcio nel concetto stretto e reale del termine, tra tattica e capacità di manovra, il quesito - a cui comunque non diamo e possiamo dare una risposta certa - resta lecito. 

di Pasquale Edivaldo Cacciola 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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