La sosta per le nazionali permette alle squadre di rifiatare, almeno quei giocatori non chiamati dalle proprie selezioni: favorisce un certo tipo di lavoro tattico, per quanto possibile, e fa sì che gli allenatori possano rivedere, con un pizzico di calma in più, le proprie idee e di studiarne delle nuove. Il Napoli, chiaramente, non fa eccezione con Luciano Spalletti ed i ‘compiti’ da studiare nei prossimi giorni.
Ce ne sono, eccome se ce ne sono: c’è il rientro di due centrocampisti come Diego Demme e Stanislav Lobotka, da inserire nel 4-3-3 e da capire anche in quale posizione (il tedesco può assolvere i compiti svolti da Anguissa? Lo slovacco può garantire un buon rendimento al posto di Fabian? Il gioco delle coppie sembra abbastanza semplice). Caso a parte, forse, è quello di Dries Mertens. Una delle idee iniziali del Napoli, di Luciano Spalletti, era la seguente: Mertens punta centrale o sotto punta “dove ha sempre giocato, lui è bravo lì, negli spazi stretti ad uscire, poi dipende dalla partita, da che sviluppo ha. A Dries si trova sempre posto”.
Se per Dries si trova sempre posto negli undici, c’è qualcuno che il posto dovrà cederglielo. Se non dal 1’, certamente durante la ripresa, dove c’è spazio per dei ‘nuovi titolari’, per richiamare un po’ il concetto espresso più volte dal tecnico di Certaldo: calciatori di qualità - ed il Napoli ne ha - per garantire spunti efficaci in un tempo limitato, per sfruttare la loro freschezza all’interno di uno spartito offensivo dal potenziale già espresso in queste settimane.
Alternativa pura a Victor Osimhen, nonostante caratteristiche tecniche ed esplosività fisica siano diverse? O qualche metro più indietro, al posto di uno Zielinski o di un Elmas che da mezz’ala sinistra avanza il suo raggio di gioco? Ad averne di dubbi tattici del genere, in vista del ritorno del goleador di ogni epoca della storia del club - che va per i 35 anni e con un contratto in scadenza che il Napoli potrebbe unilateralmente allungare per un’altra stagione.
Per fortuna il problema non è nostro: decide Spalletti, mica noi. Ma il ruolo di jolly di lusso, un po’ come il sesto uomo traslato dal mondo del basket, sembra calzare a pennello per Dries Mertens: nella pallacanestro, d’altronde, spesso è più importante chi finisce le partite, non chi le inizia. Con i cinque cambi, il concetto nel calcio può essere adattato. Non basterà chiedere scusa a Raffaella Carrà, ma ci appropriamo e trasformiamo indebitamente un suo verso e lo adattiamo a tinte azzurre miste al belga: schierarlo sì, ma dove?