RiADLmensionamento

Editoriale  
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Un commento dopo la conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis, presidente della SSC Napoli

L’effetto che lascia la conferenza stampa fiume di Aurelio De Laurentiis in uno stanzone sfarzoso ma che lascia un po’ di amarezza in bocca, con samples proto-futuristi e parolacce in francese, è straniante: sembra dare l’impressione che si renda conto che sia finito qualcosa, che una pagina sia stata voltata e che il capitolo di un libro sia completato. Ma l’inchiostro, per le pagine successive, non è tantissimo, anzi.

Finiti i tempi delle grandi spese? Dalla decadenza della conferenza stampa traspaiono i rimpianti su alcuni acquisti troppo costosi - o poco utilizzati, quindi poco rivendibili. Il Covid non aiuta: se il futuro del Napoli si può riassumere in sette sillabe, perchè è di tante che sarebbe composta la parola ridimensionamento, la realtà dei fatti parla di zero offerte per i calciatori che garantirebbero quell’ossigeno in grado di far respirare le casse di un Napoli strozzato tra una linea di gestione coerente - ma limitata, nonostante i risultati -, e quei 156 milioni di euro lordi di monte ingaggi ai quali si sopravvive(va) solo in caso di approdo in Champions League. Mancando la garanzia di una, risultano pericolanti i presupposti per l’altra.

Prima si vende e poi si compra? Va bene, ma a quali condizioni? Pur di liberarsi dei calciatori dagli stipendi più alti, De Laurentiis sarebbe disposto a svenderne i cartellini? Ne dubitiamo, ma sarebbe una conditio sine qua non pur di calare quel numeretto, 156, di cui ci si ricorderà da qui a fine mercato. Ne resterà vittima pure Insigne? Tra 365 giorni il suo contratto scadrà, ed il patron azzurro da una parte conferma un incontro di qui a breve e dall’altra non chiude in modo netto ad un addio (“Ci si parla e sarà quel che sarà”, “Da un confronto con Spalletti verrà fuori quello che sulla carta si potrà fare e cosa no per poi vederne la realizzabilità”).

Dalle parole di De Laurentiis, guerriero cavalleresco de facto, traspare l’idea di fare un passo indietro quasi forzato, del quale è autore in prima persona e co-autore con le ultime due guide tecniche che non hanno portato a qualificazioni Champions. È lui a prendersi in prima persona la responsabilità di dire ‘magari ci fossero proposte indecenti’ sulle possibili cessioni (nessun accenno a Koulibaly e Fabian, peccato), come se la situazione fosse al limite dell’irreparabile. Tanto da far venire il dubbio che, in realtà, De Laurentiis - da cinematografico qual è stato - abbia voluto esagerare in negativo i toni. Senza spiegare, dopotutto, il motivo per cui il Napoli si sia ritrovato nel giro di due anni dal secondo ad un settimo ed un quinto posto.

Ridimensionamento. Sette sillabe per anticipare il futuro del Napoli, perchè De Laurentiis - se nasce una parola al giorno, è nato il RiADLmensionamento? - non può continuare a perseverare nella sua linea di gestione economica avulsa e scevra dall’aiuto bancario - a differenza di altre società. Così come tante società chiudono i bilanci al 30 giugno, tanto il Napoli sembra aver chiuso una fase della propria vita societaria, o almeno messa in stand-by in attesa di evoluzioni. In fondo, è questione di Champions League.

E di questa conferenza stampa, che rimarrà a modo suo storica e nella memoria di chi è rimasto ancorato ad una società ed una squadra capaci di far disamorare la piazza, resterà ben fissata della mente la lunga risposta di De Laurentiis in francese, senza traduzione. Ci permettiamo di aggiungere una citazione di Samuel Beckett: quand on est dans la merde jusqu'au cou, il ne reste plus qu'à chanter. A voi la traduzione. Se Ancelotti era un ‘bel manico’, la speranza è che De Laurentiis sia un ‘buon microfono’.

De Laurentiis
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