E' un Napoli purtoppo involuto quello che stiamo ammirando in quest'avvio di campionato. Tolti i primi due test ampiamente alla portata contro Frosinone e Sassuolo, è bastato un primo avversario di livello per mettere a nudo una serie di difficoltà e limiti in questa nuova gestione tecnica guidata da Rudi Garcia. La batosta con la Lazio, tuttavia, non è stato solo un episodio come ha testimoniato la gara di Genova dove si sono riviste le stesse problematiche, con una squadra che improvvisamente stenta a creare palle goal e una difesa che fa acqua da tutte le parti.
Il problema è sicuramente collettivo, tattico, ma anche singolo con alcuni uomini chiave che non brillano di certo in questa fase. Uno di questi è Frank Anguissa, elemento cardine del centrocampo campione d'Italia ma irriconoscibile in questa prima parte di stagione. Tolta l'illusione dello Stirpe, quando subentrando cambiò la partita, il camerunense è poi apparso lontanissimo dai suoi standard trascinandosi in campo e chiaramente non in condizione. Si tratta di un fedelissimo di Garcia avendolo allenato e valorizzato già a Marsiglia, e proprio questo 'nonnismo' è - tra gli altri - uno dei problemi di questo momento.
Sebbene 'cammini' in campo, infatti, il tecnico francese continua a puntare su di lui dal primo minuto. Con la Lazio chiunque si è chiesto del perché non lo cambiasse, ieri quando lo ha fatto inserendo Raspadori al suo posto il Napoli è cambiato in positivo. Anguissa è un leader di questa squadra e conquisterà sicuramente il suo posto, ma nel frattempo, finché non è al top, è giusto che si valutino anche altre opzioni. C'è un solo modo per conquistare il rispetto dello spogliatoio ed entrare nella mente e nei cuori dei giocatori: trattare tutti allo stesso modo, senza vedere etichette e curriculum.