Notizie Calcio Napoli - Secondo l'edizione di oggi diTuttosport, la drammaticità della situazione è piombata, con tutto il suo fardello di angoscia, anche tra i discorsi dei presidenti della Serie A che, pur consapevoli dei rischi che sta correndo anche il sistema-calcio, hanno abbassato toni e attese. Si resta vigili, ci si confronta, ma inutile deragliare in tensioni o azzardare previsioni sulla ripresa del campionato. E infatti nessuna lite e, anzi, un’atmosfera perfino compunta ha fatto da cornice, ieri, alla riunione della Lega di Serie A durante la quale si sarebbe dovuto assumere una decisione in merito alla ripresa degli allenamenti. Invece non c’è stata alcuna decisione e, soprattutto, nessun presidente ha provato a forzare la mano per poter ripartire prima degli altri. Niente date, dunque, ma la Lega di Serie A proporrà una ripresa uniforme che avverrà 21 giorni prima dell’inizio del campionato. Il rischio che qualcuno possa “fare il furbo”, però, esiste. C’è chi ha sollevato il dubbio che possano comunque procedere ad allenamenti individuali le squadre che dispongono di centri sportivi adeguatamente dimensionati e, soprattutto, “riservati”. Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori e molto vicino alle posizioni del ministro Spadafora, ha rincarato la dose sulla necessità di non allenarsi: «Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente – ha spiegato sul sito dell’Aic - Lo dico senza voler fare polemiche perché questo non è il momento. Allenarsi ora, due mesi prima della ripresa del campionato, però non ha senso. Ed è pure pericoloso. La curva dei contagi adesso non dà tregua. Pensiamo a stare in casa. Tutti, nessuno escluso. La salute dei giocatori contagiati? Siamo in contatto diretto con i calciatori contagiati e con i nostri consulenti medici. Ci stiamo ponendo il tema delle conseguenze che questo virus lascerà sui corpi dei contagiati e degli asintomatici. Non è una cosa da sottovalutare o da banalizzare, una polmonite di questo tipo». E il Milan, che ha sospeso gli allenamenti fino al 3 aprile, tramite la Gadzidis ha ribadito che la priorità «Sarà sempre la salute dei giocatori e del personale». Il Napoli, che avrebbe dovuto riprendere lunedì, ha rinviato al 25 marzo: ovviamente non abbastanza, ma la speranza è che sia solo una tattica per tenere sulla corda i giocatori.
Insomma, tutti ormai sono consapevoli che le priorità sono altre e che tutto andrà subordinato alla fine dell’emergenza, ma è pur sempre legittimo chiedersi quando, e soprattutto se, potrà esserci una ripartenza. Anche ieri, durante la conferece-call, sono state ipotizzate delle calendarizzazioni, con il 10 maggio ultima data utile (ipotesi che Tuttosport ha riportato alla fine delle scorsa settimana) per finire il campionato non oltre il 30 giugno. Altrimenti si slitterebbe a metà luglio con la necessità di deroghe per l’estensione di contratti e prestiti. Ancora ieri, poi, Gabriele Gravina ha ammesso che si sta pensando «A una ripartenza con le gare senza pubblico, ma sempre nel totale rispetto della salute di tutti e dell’emergenza del Paese». Una posizione che vede d’accordo il presidente della Lega B, Mauro Balata. Il presidente Figc ha anche preso atto della pressoché totale avversione verso la formula dei playoff: «Sono un’idea marginale rispetto a quella della definizione del campionato. Vorrebbero dire che qualche partita di campionato si può giocare. E se riuscissimo a farlo a porte aperte vorrebbe dire essere fuori da un brutto incubo. E un augurio che faccio a tutti noi».