Ultimissime Napoli - Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport.
Il modello tedesco sulla quarantena la convince?
"In Germania ci sono leggi diverse, un sistema sanitario diverso. I calciatori non hanno la nostra stessa dinamica giuslavoristica. Stesso discorso per i medici. Le componenti da noi fanno parte tutte del sistema federale, lì no. Un signore cinese o americano in Germania non può comprare il 51 per cento di un club. Non paragoniamo realtà diverse".
La A vorrebbe riprendere il 13 giugno, ma il governo ha bloccato tutto fino al 14...
"Se la curva dei contagi manterrà un indice basso, credo non ci sarà problema a partire un paio di giorni prima".
L’Uefa intanto ha allungato i tempi per le Coppe...
"È sempre il discorso della barca e del mare in tempesta. Devi avere più piani".
Pare che la Figc stia studiando un’ipotesi di playoff e playout...
"Lo leggo, ma mi risulta che non tutti siano d’accordo. Voglio sia chiaro che il Coni ha solo interesse se il calcio, o meglio la Serie A, riesce a risolvere i problemi. Le mie non sono invasioni di campo come qualcuno le ha definite: ho un atteggiamento propositivo, non critico".
Perché in tutto questo tempo non è stato fatto nulla?
"Un piano B avrebbe richiesto di mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti coinvolti: la Figc, la Lega di A, il Coni se ci avessero invitato, i calciatori, gli allenatori, gli arbitri, i medici sportivi, magari un rappresentate dell’Uefa, i broadcaster. Tutti in una stanza per trovare soluzioni e accordi in caso fosse impossibile ripartire o fosse necessario fermarsi di nuovo. Classifiche, tagli di stipendi, date, rate di diritti tv. Perché non è stato fatto? Certo è difficile, magari sarebbe servito stare chiusi come in certi vecchi tavoli di concertazione. Ma non saremmo oggi in una situazione dove ogni categoria difende il proprio punto di vista e non ci sono accordi".
Diritti tv: manca l’ultima rata, c’è la minaccia della Lega di andare in tribunale.
"Mi limito a dire che se finisci in tribunale si rischiano tempi lunghissimi e che alla fine restino scontenti tutti. Andare in giudizio è un diritto ma rappresenta una sconfitta del sistema"