Ultime calcio Napoli - È il tempo delle accuse, con il processo che Ancelotti non vuole si faccia in piazza. Sono le 10,45 quando Ancelotti si chiude nella stanza delle sedute tattiche con la squadra. Solo loro. Allenatore e calciatori.
Come riporta l'edizione odierna de Il Mattino:
"Carlo parte a testa bassa. Accusa la squadra di non avere una mentalità vincente, di essere priva di personalità e non capisce perché non riesca da sola a trovare gli stimoli per rialzare la testa da questa situazione. Ripete una parola, lo fa più volte: compattezza. Ed è su questo concetto che il discorso di Carlo va avanti per molti minuti. Usa frasi aspre, non mette mai in discussione la sua permanenza sulla panchina del Napoli. Quando ha finito di parlare invita i calciatori ad aprire le ostilità contro di lui. Troppo scaltro, troppo furbo, per non sapere già quello che gli avrebbero imputato. Ancelotti ascolta: parlano Allan, Mertens, Insigne, Llorente, Koulibaly e altri. E rovesciano le colpe, considerando molte delle accuse di Ancelotti intollerabili. I giocatori non perdono tempo: se Ancelotti ha deciso di ascoltare, sa che può uscire di tutto. Ed esce di tutto: viene puntato l'indice sui carichi di lavoro che sarebbero minimi, sugli allenamenti troppo blandi, sulla necessità di cambiare passo anche nella preparazione delle gare, magari con più sedute tattiche e davanti al video. Vogliono una guida più dura, severa. Ripetono: «Dobbiamo cambiare tutto», rinfacciano ad Ancelotti. Mertens, però, tocca anche un altro punto. Lo fa in maniera schietta e brutale: questa squadra è fatta per il 4-3-3 ed è necessario che a questa soluzione si lavori di più durante la settimana. Non vogliono rompere, ma neppure soccombere. Voleva la verità ed era pronto a sentirla. Lui, Ancelotti, si dice disponibile a ogni cosa, non vuole un braccio di ferro, non li vuole sulla barricata".
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