Il problema è sempre stato soltanto uno

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Il problema è sempre stato soltanto uno

Si riaccende la grande sfida in casa Napoli. Un mese dopo, è Arkadiusz Milik a fare il Dries Mertens. Non solo scagliando un macigno verso la porta avversaria,

Si riaccende la grande sfida in casa Napoli. Un mese dopo, è Arkadiusz Milik a fare il Dries Mertens. "Chiaro che voglio giocare di più, sono un attaccante e vorrei giocare sempre". Quasi come l'attaccante belga dopo Napoli-Roma. Stesso messaggio, intensità differente. 

Il gioco si fa nuovamente divertente, perché la pesantissima rete di ieri rimette tutto in discussione. Così mentre il folletto belga cala leggermente dopo la grande fiammata iniziale, riecco che emerge dal buio il gigante polacco. L'ex Ajax, inutile negarlo, si era inceppato. Al di là di tutto, un passo indietro si era innegabilmente registrato. Questione di testa, non altro. Perché fisicamente, una volta rientrato, il colosso di Tychy è sempre stato bene e lo ha ampiamente dimostrato nel finale dello scorso campionato. 

Ecco perché il calo risulta ancor più sorprendente. Le premesse, del resto, lasciavano immaginare tutt'altra partenza. Lo slancio nello scorso rush finale, la centralità nel nuovo progetto con Carlo Ancelotti per la sua struttura fisica, il goal in apertura a Roma. L'inerzia propendeva tutta per lui, non certamente per un Mertens tentato in estate dalla Cina e fermato solo dall'amore per Kat.

Invece poi qualcosa è andato storto, un corto circuito nella testa del giocatore che si è fermato proprio sul più bello. Partiva titolare ed è scivolato nelle retrovie. Colpa di una fragilità mentale riscontrata anche nel connazionale Piotr Zielinski, ma forse a causa anche di un nuovo modulo che non esalta a dovere le caratteristiche del polacco. Poi c'è sempre quella presenza ingombrante, in campo e fuori: Ciro, quello scugnizzo d'adozione forte caratterialmente e idolo della gente. Sfacciato, nonché totalmente agli antipodi rispetto alla riservatezza e timidezza dell'est. Un divo difficile da fronteggiare per chiunque 

Il polacco ha delle chiare responsabilità. Perché spesso, si sa, bisogna saper cavalcare i momenti. E dopo l'exploit nel finale dello scorso campionato, non serviva altro che un grande effetto fioda. Perché da Sassuolo in poi, complice anche un compagno di reparto ormai spompato, si è ripreso con prepotenza quel futuro azzurro che gli era ormai sfuggito tra le mani a causa di un destino crudele. Da lì la riscossa, a suon di reti pesanti e prestazioni importanti. Difficile quindi di parlare di problemi fisici, periodo di riadattamente o situazioni varie. Tutto già superato, altrimenti nemmeno sarebbe stato possibile il grande epilogo con Maurizio Sarri. Da quel doppio tragico infortunio, che avrebbe spazzato via molti altri atleti, si invece è ripreso con una forza immensa e di cui probabilmente non è nemmeno consapevole. 

Intanto il fato è stato riaddrizzato, ora serve solo continuità. Anno nuovo e vita nuova, definitivamente. Tra i mugugni della tifoseria e la necessità effettiva del mister, il 24enne ha un mese esatto per rimettere i conti a posto e allontanare il mercato. Perché in una formazione finora girata alla perfezione, spesso si è comunque sentita l'assenza del finalizzatore. Come in Napoli-PSG, per esempio. Ma adesso si riparte. 30 giorni per spazzare via tutto: residui negativi, voci e perplessità. Qualitativamente c'è. C'è sempre stato. 

di Pasquale Edivaldo Cacciola - @PE_Bahia

©RIPRODUZIONE RISERVATA 

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