Il rammarico Maradona, il no alla Juve e la balla di Ferlaino: retroscena e capolavori targati Pesaola

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Il rammarico Maradona, il no alla Juve e la balla di Ferlaino: retroscena e capolavori targati Pesaola

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di Bruno Galvan. Twitter: @BrunoGalvan85

La voce roca, l’ironia e la sua irrinunciabile sigaretta rimarranno per sempre nei ricordi dei napoletani che l’hanno adottato prima da calciatore, poi da allenatore e cittadino ‘quasi’ onorario. Bruno Pesaola è una leggenda di un calcio troppo lontano e poetico da quello di oggi dove imperano sponsor e fiumi di denaro . Quando decise di venire a giocare nel Napoli, lo fece sacrificando il suo viaggio di nozze. Il Petisso scelse la costiera per fare la luna di miele e mettersi subito agli ordini di Monzeglio. In azzurro ci resta otto anni e si trasforma da attaccante a centrocampista di fatica senza qualche rimpianto: “Correvo per Amadei che quando diventò allenatore chiese per prima cosa il mio allontanamento” disse tempo fa Pesaola.

IL CAPOLAVORO E LA BUGIA FERLAINO – Il suo maggiore orgoglio da allenatore del Napoli fu tra le altre cose, la convivenza tattica fra Sivori e Altafini. Il Petisso li coccolava molto tanto che ogni settimana li portava a cena. Uomo di calcio navigato, in un’intervista di quasi dieci anni fa, disse sul ritorno in azzurro voluto da Ferlaino: “Mi richiamò promettendomi l'acquisto di Mazzola e Domenghini. Una balla, naturalmente”. Poi la scelta il rifiuto alla Juve: “Boniperti mi voleva. Dissi di no a 60 milioni di lire”

DIEGO E LA FUGA A LIVORNO – Fra i racconti della vita calcistica di Pesaola, non può sfuggire un Livorno-Napoli vinto dagli azzurri in maniera davvero immeritata. I tifosi toscani aspettarono minacciosi gli azzurri fuori lo stadio. Pesaola con furbizia si fa spazio tra i carabinieri e sale sul bus della squadra invitando l’autista ad accelerare lasciando a terra giocatori e staff tecnico. Il rammarico mai nascosto dal Petisso fu quello di non aver potuto allenare Maradona: “Rimpianti? Uno solo. Non aver allenato Maradona perchè lo scudetto a Napoli lo avrei portato anch'io". Chiudiamo il nostro ricordo di “un napoletano nato per sbaglio in Argentina”, con tre frasi celebri:

-Un giornalista chiede a Pesaola: "Alla vigilia lei aveva detto che avreste attaccato. Invece vi siete solo difesi". Pesaola: "Ci hanno rubato l'idea"

-“Meno male che la domenica c'è la partita. Per me è come andare a messa.“

-"Pochi sanno di calcio quanto me. Avessi avuto lo stesso fiuto negli affari, sarei miliardario".

...Ciao Petisso!

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