Ultimissime covid-19 - La storia del toscano Carlo Bergamini è sicuramente una di quelle storie da raccontare ai tempi del Coronavirus: senza bisogno di tamponi, con un ecografo wireless, in Lombardia a 'scoprire' i malati del virus.
L'edizione odierna di Repubblica racconta la sua storia nei dettagli. Bergamini lavora a Firenze come chirurgo all'ospedale di Careggi ma settimane fa ha deciso di voler dare una mano e mettersi a disposizione rispondendo alla chiamata della Protezione civile, per questo da volontario è partito alla volta della Lombardia e insieme ad altri colleghi toscani han combattuto questa guerra. Ma soprattutto ha trovato una soluzione alternativa quanto funzionale:
"In valigia, accanto agli abiti di ricambio per tre settimane aveva messo tutti gli strumenti che aveva a casa: un otoscopio, un oftalmoscopio, termometri auricolari, un saturimetro, uno sfigmomanometro. Ma soprattutto un mini- ecografo wireless portatile, che si è rivelato « fondamentale » . Perché è con quello che Bergamini, insieme ad altri colleghi toscani incontrati sul campo, si è trasformato in un "cacciatore di Codiv" nelle Rsa del pavese. Ed è ancora con quello che, racconta, sono riusciti insieme a trovare un «metodo di diagnosi che potrebbe essere replicato a tappetto a tutti gli anziani ospiti delle case di riposo o a chi fa le quarantene a domicilio». Senza bisogno di tamponi.
Questa è una storia di solidarietà, di entusiasmo — anzi di «eco-entusiasmo» — e di scoperte. La prima umana: a Pavia, dove la Protezione civile l’ha destinato, Bergamini ha conosciuto Aldo Allegrini, medico di Medicina generale ed ematologo di Lucca, « clinico superlativo e uomo di profonda cultura» , Frank Dini, cardiologo di Pisa, «grande organizzatore, che ha avuto la prima scintilla» , e Max Scopelliti, che lavora all’ospedale della Gruccia del Valdarno. È con loro che, usando prima il suo strumento e, poi, altri «cinque ecografi ancora più potenti» messi a disposizione dell’Ats, ha iniziato a scovare pazienti Covid nelle Rsa, proprio lì sul fronte dell’emergenza nell’emergenza. «Un’esperienza unica nel suo genere — racconta — che ci ha permesso di fare uno screening di massa con ecografie polmonari fatte direttamente a letto a pazienti anziani a cui è più complicato fare il tampone» . Perché il punto, dice, è anche quello: «Con questo tipo di esame, con cui si riconoscono i segni delle polmoniti interstiziali come le strie b si potrebbe evitare in alcuni casi di fare il tampone. L’esame ha pochissimi falsi positivi e quello che abbiamo visto è che serve anche per individuare casi di falsi negativi al tampone» . Tre settimane, 15 Rsa e 300 ecografie dopo, infatti, i cacciatori toscani di coronavirus in Lombardia sono sicuri: «L’ecografo è facile da trasportare e da maneggiare, così come questa tecnica è facile da imparare e rapida da fare: in un’ora e mezzo si possono fare anche 25- 30 esami con risultati accurati e con alta specificità» . Una "scoperta" da replicare con gli anziani, ma anche sul territorio. Tanto che, spiegano, la stessa Ats di Pavia ha chiesto loro di formare i giovani medici delle Usca, le unità speciali che sorvegliano a casa i malati. Anche loro, adesso, eco-entusiasti".