C’è un’immagine sui social che sta spopolando dal fischio finale di Napoli Cagliari. Si vede da un lato Diego Armando Maradona con i primi due scudetti e dall’altro Giovanni Di Lorenzo con quelli vinti nel 2023 e quest’anno. La fascia di capitano è la stessa, così come la storia che ha contraddistinto nel secondo scudetto a Napoli sia Diego che Giovanni.
Riavvolgiamo il nastro. Estate del 1989, Diego stava per lasciare Napoli. Sulle sue tracce c’era il Marsiglia del presidente Bernard Tapie che mette sul tavolo un contratto faraonico giocando facendo leva sul fatto che l’argentino si sentisse in gabbia a Napoli e voleva andare a giocare in un campionato diverso. La notizia fece il giro del mondo, L’Equipe addirittura titolò: “Maradona al Marsiglia” ed il popolo napoletano non risparmiò fischi all’idolo di sempre. Da lì nacque un lungo tira e molla con Diego che si aggregò in netto ritardo alla squadra allenata da Bigon che poi vinse lo scudetto grazie proprio ad una ritrovata verve del fuoriclasse di Villa Fiorito.
Un’estate fa, come la famosa canzone di Franco Califano, le strade di Giovanni Di Lorenzo ed il Napoli sembravano destinate a dividersi. La delusione per una stagione devastante sotto tutti i punti di vista avevano fatto maturare l’addio tanto che - lo stesso suo procuratore - fece intendere che l’esperienza del proprio assistito fosse giunta al capolinea. Si era parlato praticamente di un accordo raggiunto con la Juve. Un’indiscrezione che scatenò la rabbia dei tifosi verso il loro capitano. L’arrivo di Conte, il chiarimento e non solo, fanno cambiare la scena. Di Lorenzo mette da parte ogni dissapore, volta pagina, scende in campo e segna il primo gol della gestione Conte in campionato. Un segno del destino? Può darsi. Da quel momento ‘riconquista’ la sua gente diventando uno dei protagonisti del quarto scudetto.
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