Vincenzo Cardillo, consulente del numero uno del Watford e dell'Udinese, Gino Pozzo, talent scout, scopritore di talenti, negli anni ha contribuito all'arrivo di giocatori preziosissimi per i due progetti della famiglia Pozzo. A Tuttomercatoweb.com, Cardillo parla a trecentosessanta gradi di calcio, di scouting, di giocatori, di talenti, di rimpianti, della direzione che sta prendendo ora il pallone:
Ora le big hanno investito tantissimo nel reparto scouting, complicando la vita a club che grazie a questo hanno fatto la propria fortuna.
"Così diventa più complicato, questo porta a un abbassamento dell'età nei giocatori che vai a seguire. C'è un incremento anche del costo: quando arrivi su un giocatore sul quale ci sono Dortmund e Barcellona o la Red Bull, tutto diventa più... Costoso".
Con una prima firma dello scouting non possiamo parlare del modello Red Bull. Che ha fatto di territori meno battuti come alcune nazioni africane la propria forza.
"Vi faccio un esempio: mi piombai su Naby Keita (ora al Liverpool) appena arrivò dall'Africa in Francia, ma alla Red Bull furono molto abili nell'arrivare sul giocatore. Arrivai prima sul ragazzo ma dopo nel concludere la trattativa, nel creare la relazione, e anche nelle cifre dell'affare".Hanno la forza di un Impero.
"La Red Bull si struttura in più paesi con casa madre al Lipsia. Sono in Germania e hanno agevolazioni sui passaporti rispetto all'Italia, come l'Austria dove portare extracomunitari è più facile: partono dal Liefering, poi al Salisburgo e queste sono delle vere e proprie palestre. Non c'è pressione, possono formarli: prendono giocatori di primo livello, li svezzano a livello internazionale a Salisburgo e poi, una volta che il giocatore è formato, hanno due strade. O lo vendono in un circuito europeo oppure lo portano a Lipsia, qualora la casa madre dovesse volerlo".
Sa lavorare coi giovani, con una rosa giovane.
"In Germania trovare spazio, per le pressioni, è meno complicato. Lo dimostrano i dati, la storia. Faccio un esempio: Piatkowski, un difensore polacco del Rakow, è stato a un passo dall'Udinese. Avevo seguito personalmente tutto il percorso della trattativa, poi all'ultimo è andato alla Red Bull. Sono diventati attraenti per tutti i paesi".Il paradosso: la sua Udinese, nonostante un lavoro di scouting capillare, ha una media età alta.
"Ci sono diversi fattori che influiscono su questa situazione. Il Covid ha inciso tanto, anche sulle uscite mancate a livello di trasferimenti. Comunque stiamo ringiovanendo: Soppy, Udogie, Beto, Samardzic. Diciamo che la media età globale non è bassa ma per l'Udinese è importante avere quei 4-5 che possano avere una rapida evoluzione. Però uscendo dalla pandemia ci si aspetta di portar dentro anche qualche altro giovane, ma ora è una cosa normale, è una conseguenza dell'economia".
Parliamo allora di una delle grandi sorprese del nostro calcio che proprio lei ha contribuito a portare a Udine.
"E' un diamante grezzo. Ha tante doti, se raffinate potranno far vedere un giocatore importante. Ciò che mi entusiasma è che è un guerriero, di quelli che vedi raramente. Sul piano della determinazione, della voglia di vincere, è un leader. E lo è già ora per l'Udinese: ha avuto un'escalation rapida in questi due anni".Come si spiega il fatto che sia emerso solo ora?
"Alcuni giocatori in linea generale, possono avere dei periodi dove non emergono e poi esplodono. Non è inconsueto, poi dipende anche dalle situazioni: e poi non ha un'accademia, una scuola, è arrivato dalla quarta divisione fino alla Portimonense. E lì era grezzo".Il mercato sta cambiando, col la Brexit lo ha fatto anche per il vostro Watford. Qual è la discriminante dello scouting tra i due club?
"La base, per tutti, è la ricerca del talento. La filosofia è quella, la direzione è la stessa e sta andando bene. Devi considerare tante cose: in Premier League hai un campionato esigente, di fatto cerchiamo di creare il contesto giusto affinché un giovane possa aver spazio di crescita. La Premier è un campionato che, per valori economici e tecnici, richiede grande attenzione sul giovane che vai a inserire. Le squadre come il City, il Chelsea, hanno un potenziale tecnico talmente importante dove riesce più facile portare un giocatore di grandissimo talento e inserirlo. Di fatto perché il pallone ce l'hanno sempre loro...".Lei segue profondamente il mercato francese. E' il migliore a livello di scouting?
"E' un mercato di difficile omologazione: il talento è diffuso in ogni angolo della Francia, avere un controllo completo è difficile. Avendo le seconde squadre li sanno mettere in vetrina e sono pronti rispetto ad altri paesi d'Europa. Non avendo grandi risorse economiche, attingono tanto ai settori giovanili".Qual è a suo avviso la frontiera del futuro?
"Io resto sul Nord Europa. E poi vedo arrivare con molta costanza giocatori dalla MLS: giovani dal campionato americano. In Germania, in Inghilterra, ragazzi che vent'anni fa sarebbe stato impensabile vedere qui. E' un fenomeno che è in grande espansione e che dà merito a un sistema originale ed esclusivo. Lo sport è una questione culturale nei confronti del ragazzo, il soccer negli ultimi anni ha avuto grande espansione. E ora sono in grado anche di prendere giocatori importanti anche dal Sudamerica: diventano appetibili anche per i talenti, non solo economicamente ma anche tecnicamente. Hanno stadi sempre più pieni, strutture di primo livello e una lega più competitiva".