Roberto Stellone ha girato sempre intorno al calcio. Oggi attende la chiamata giusta per ripartire. Attende un progetto vincente che lo possa stimolare come ai tempi del Frosinon. Ha parlato a Il Mattino, queste le sue dichiarazioni:
Il suo modello da calciatore chi era?
«Mi piaceva molto Van Basten, Non ero tifoso di una squadra ma ero tifoso suo. Mi ispiravo a lui nel modo di giocare».
E il suo modello da allenatore?
«Ne ho avuti tanti in carriera e allora ho provato a prendere qualcosa da ognuno di loro. Evitando ovviamente gli esempi negativi. A me piace l'allenatore che tira fuori il meglio ai suoi giocatori. E mi piace instaurare un rapporto di stima e di fiducia».
Torniamo a Napoli e a quel gol storico che segnò nel primo anno di A contro la Juve.
«L'anno prima avevo rifiutato la serie A per il Napoli in B e avevo fatto la scelta giusta perché poi salimmo al primo tentativo. Quella serie A la sentivo mia. Non vedevo l'ora di debuttare in serie A e quell'anno c'era stato anche lo slittamento dell'inizio del campionato e così l'attesa era aumentata. Poi successe tutto in una sola sera: il debutto il serie A, il San Paolo e la Juve come primo avversario. Una serata indimenticabile».
Se la ricorda ancora oggi che sono passati quasi 19 anni?
«Eccome se me la ricordo. Ogni tanto quello gol me lo rivedo e alzo il volume delle casse per sentire il boato quanto la palla entra in porta».
Come lo rivede?
«Ho conservato di ogni anno i Dvd che adesso ho passato su chiavetta. Lì ci sono tutti i gol e le azioni più belle. Mio padre registrava tutte le partite e da un mio amico ha fatto fare i tagli. Ho un'enciclopedia con gli articoli di giornale e tutti i Dvd. Quando li rivedo sembro un fenomeno perché in quelle azioni sembrava che non sbagliassi nulla».
E allora apriamo il cassetto dei ricordi dei tempi di Napoli: gli amici?
«Nel primo anno stavo spesso con Bellucci. Ci conoscevamo dai tempi della Lodigiani. Legai molto anche con un altro attaccante, Schwoch, e successivamente con il portiere Storari. Ma va detto che spesso tornavo anche a casa, visto che non vivevo così lontano da Napoli. Durante la settimana se c'era l'allenamento la mattina stavi tutta la giornata a Soccavo, altrimenti la mattina dormivi. Non sono mai stato molto mondano. Abitavo a Posillipo e di mattina bastava stare sul terrazzo a guardare il mare per togliersi ogni brutto pensiero dalla testa».
Il San Paolo?
«Da allenatore ci sono tornato in un momento particolare: con il Frosinone eravamo già retrocessi. Vedere il San Paoli è stato emozionate. Speravo in un altro tipo di partita: se ci fossimo potuti giocare noi la salvezza e loro il titolo sarebbe stato meglio. Ma anche da ex giocatore mi sono emozionato nel tornare in quello stadio. Napoli è una piazza dove ho vissuto 4 anni belli e ricchi di emozioni, mi hanno maturato come uomo e come giocatore».
Gli infortuni l'hanno tormentata in tutta la sua carriera.
«Mi sono operato 8 volte: due tendini d'Achille, il crociato, la cartilagine, la spalla. Insomma di tutto».