Lega Pro, Ghirelli: "Solo con la proposta di Galliani la Serie C può finire la stagione. Protocollo serie A? Ci vuole buonsenso"

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Lega Pro, Ghirelli: Solo con la proposta di Galliani la Serie C può finire la stagione. Protocollo serie A? Ci vuole buonsenso

News calcio, le parole del presidente della Lega Pro Ghirelli

Ultime calcio - Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, su TMW Radio, per parlare dei provvedimenti che prenderà la Serie C italiana per combattere l'emergenza Covid-19: "Non entro nel merito delle proposte che sono emerse, altrimenti non mi sarei arrabbiato. Invece è successo, perché il direttivo ha indetto l'assemblea il 4, 24 ore prima del Consiglio Federale che è dominus in materia. Essendo di sabato sono andato a rompere le scatole a Balata e Sibilia, e gli ho chiesto anche scusa, ma dovevo innescare un processo di discussione con loro. Stamattina abbiamo scritto a tutte le componenti del calcio per chiedere di discutere quanto programmato, così da portare un quadro di riferimento. Non c'era bisogno di rendere pubblica la decisione perché i presidenti avevano avuto già notizia degli esiti, ma c'è sempre qualcuno che deve fare il furbetto. Ed è meglio non farsi certe domande. Racconto una storiella: quando il Vesuvio eruttò e ci fu il disastro di Pompei, una parte della popolazione ha corso verso il mare, ma un'altra verso il Vesuvio stesso. A un certo punto la testa umana perde la ragione, quindi preferisco non pormi certe domande".

C'è un accordo comune tra B, C e dilettanti. Dove si troverà la quadra?
"Intanto bisogna vedere gli orientamenti delle varie parti. Rispettando gli interessi di ciascuna lega: siamo una struttura interconnessa, questa mi sembra la regola di fondo. Anche perché non è che uno possa decidere per l'uno o per l'altro, ho sentito anche la castroneria che noi volessimo decidere per tutti. La nostra linea è rispettare quello che prevede lo stare insieme, ovviamente nella visione e nelle regole di un campionato che presenta difficoltà a concludersi e definirsi. Mantenendo quelle regole di convivenza".

In questo momento il calcio in che direzione sta andando? L'élite della Serie A sembra contrapporsi agli altri.
"Io invece vedo la sintesi, ed è nella specificità di ognuno, come avviene nei settori produttivi e nelle attività commerciali. L'aspirazione di tutti noi è di tornare in campo, perché vorrebbe dire che il paese sta meglio. Per me le porte chiuse sarebbero orrende, ma prenderemmo atto della necessità. Poi però penso alla realtà, e ne prendo atto: forse la Serie A, con le sue strutture, ce la può fare. Ma vedo che negli altri grandi paesi europei leghe e club danno contributi di solidarietà a chi sta sotto e da noi no, questo mi preoccupa. Non la velocità nella ripresa. Il vero problema è che quel maledetto virus non distingue tra giocatori di A o di C, o tra massaggiatori di vario rango. Per giocare ci vuole un protocollo sanitario, ma chi non ha strutture adeguate, centri sportivi, e più Italie diverse al suo interno ha bisogno di spostare tutto più avanti quando tutto sarà migliorato. Ad oggi quel protocollo mi sembra un macigno, tra 2 mesi magari riesco a governarlo e ad applicarlo".

Il protocollo sembra fatto giusto per la A.
"Ci vuole buonsenso. La mia preoccupazione è che noi non possiamo essere la causa di un nuovo focolaio. Abbiamo combattuto contro questo mostro a mani nude, o al massimo con la baionetta: ci ha massacrato. Io devo evitare che ci sia la possibilità di innescarlo di nuovo, devo avere un apparato di controllo e dato che finché non avremo il vaccino non ci sarà rischio zero, devo avere la possibilità di isolare e curare. Altrimenti ci giochiamo il calcio".

Con sessanta club in C magari si rischia di arrivare ad una riforma forzosa di ridimensionamento?
"Rischiamo il default. Adesso corriamo un pericolo veramente serio, e da qui arriva la richiesta al Governo di ammortizzatori sociali, di credito d'imposta, di un fondo salva-calcio. Fermo restando che non vogliamo intaccare le poche risorse di questo paese. Il rischio comunque è che la quasi totalità degli imprenditori di C hanno altre aziende scosse dalla crisi. Nel momento in cui deciderà di investire quei pochi soldi rimasti, li investe nella sua azienda, e ha ragione: è quella che dà vita alla famiglia sua e dei dipendenti. Il calcio si presenta fragilissimo all'impatto, e rischiamo una moria di club. A chi voleva ridurre la Serie C dico che ci arriviamo per estinzione... Ora le dico perché sono arrabbiati: ci sono due punti su cui abbiamo lavorato. Il secondo è sparito, ma è il piano strategico della Lega Pro, e siamo gli unici ad essere andati a vedere cosa succede nel 2020/21: discontinuità, ripartire in modo strutturale, riformare, reinventare e coraggio. Queste sono le parole chiave. Dobbiamo diventare davvero la lega dei giovani, e per essere credibili con il Governo dobbiamo fare la nostra parte, scostarci dalla lega dei fallimenti. Non uso neanche la parola di stabilità economica, ma proprio discontinuità...".

Per le promozioni come funzionerebbe il sorteggio della quarta che va in B?
"In una discussione all'unanimità è venuta fuori quest'ipotesi. Adesso c'è stata un'osservazione, qualcosa in più, di due società che ci hanno posto problemi sul sorteggio. Se c'è una base legale proseguiremo, altrimenti cambieremo".

Come si pone sulla proposta di Galliani di estendere i tempi e far finire la stagione fino a tutto il 2020 arrivando fino al Mondiale del 2022?
"Come faccio a dirgli di no, è mio amico e abbiamo anche lavorato insieme a lungo... La proposta è saggia, ma a volte gli uomini saggi non sono ascoltati in queste bufere: ragionare sull'anno solare vorrebbe dire l'allineamento dell'Europa al resto di tutto il mondo. E darebbe anche una mano alla Nazionale italiana, perché ricordo che il Mondiale inizierà a novembre-dicembre. Galliani è un visionario, e gli dico di andare avanti".

Non tutto il sistema sembra troppo lungimirante.
"Se non si capisce che lo scenario del post-virus sarà completamente diverso e che il calcio è ad un passaggio fondamentale della sua esistenza, non teniamo lo sguardo troppo in avanti".

Vado fuori strada se dico che la A vede la C come una zavorra?
"No, ma il problema è che ci andiamo noi fuori strada. Senza la Serie C questo paese sarebbe molto più povero, togliamo molti ragazzi dai rischi della strada. Andate a vedere quale regione regge meglio al nord, è il Veneto, per la prossimità territoriale. Non hanno concentrato in poche strutture per risparmiare i costi, ma hanno distribuito nei vari presidi sul territorio. Oltre ad un paese più povero, arriverà il costo sociale: ci si accorgerà che bisogna mandare a casa quegli scienziati che hanno tagliato gli ospedali territoriali".

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