Cresciuto nelle giovanili del Barcellona in una generazione d'oro, esordisce in prima squadra grazie a Crujff per poi fare la storia dell'Espanyol di cui attualmente è allenatore delle giovanili. E' stato un giocatore di Rafa Benitez ai tempi dell'Extremadura e ha affrontato Gattuso con la maglia della Nazionale spagnola, Toni Velamazàn ha raccontato in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24, i momenti clou della sua carriera e come si sta affrontando attualmente a Barcellona, la sua città, l'emergenza coronavirus:
Toni, sono tempi molto difficili in Spagna come in Italia, come state vivendo questo periodo tanto complicato?
verità sono un po' sorpreso della grandezza della pandemia del virus Covid 19. Dall'11 marzo sono confinato nella mia abitazione aspettando le indicazioni delle autorità. Intanto continuo a lavorare da casa.
Attualmente lavori per l'Espanyol, una squadra per cui hai anche giocato per tanti anni e con cui hai vinto una Copa del Rey. Come vive un club di Primera Division una situazione così complicata?
Beh, io lavoro principalmente per le giovanili. Facciamo tre allenamenti virtuali in videoconferenza. Ogni allenamento è diverso, cerchiamo di fare giochi, domande e soprattutto applichiamo metodi per fare in modo che i giocatori non dimentichino il lavoro svolto negli 8 mesi precedenti cercando anche di divertirci.
Sei cresciuto nella cantera del Barcellona, in una generazione d'oro di calciatori. Tra i tuoi compagni c'erano Celades (attualmente allenatore del Valencia) e De la Peña e con alcuni di loro passasti alla prima squadra allenata da Crujff. Che ricordi di quel periodo?
Ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con grandi giocatori nelle giovanili del Barcellona e con sei di loro passammo in prima squadra. Poi ognuno ha intrapreso la strada che ha ritenuto migliore per la sua carriera. Attualmente tutti lavoriamo nel mondo del calcio e la maggior parte collaboriamo con squadre di Primera Division spagnola, come allenatori, vice allenatori o osservatori.
Nel tuo periodo con la maglia dell'Extremadura, il tuo allenatore fu Rafa Benitez che anni dopo prese possesso della panchina del Napoli. Come fu il vostro rapporto?
Ottimo fin dal primo momento. Ci incrociammo in un periodo fondamentale della mia vita. Le due stagioni precedenti non furono positive a livello personale e Rafa mi chiamò con lui quando non ricevevo molte offerte. Grazie a lui ho imparato tanto sia a livello tattico che a livello mentale. E' stato uno degli allenatori più importanti per la mia carriera e già si vedeva che sarebbe diventato un allenatore che avrebbe segnato un'epoca per il mondo del calcio. Grazie a lui sono riuscito a fare il salto di qualità necessario per la mia carriera.
Poi 6 anni con l'Espanyol con 120 presenze e 16 gol. Forse l'esperienza più importante della tua carriera...
Si! E' dove ho ritrovato me stesso e dove sono riuscito a giocare con regolarità. Sono tornato a giocare nella mia città (Barcellona), con la mia famiglia e i miei amici accanto. L'Espanyol mi ha insegnato tanti valori a livello personale e dove a livello sportivo facemmo la storia vincendo una Copa del Rey, una trofeo che il club non conquistava da tantissimi anni.
Alle Olimpiadi di Sidney 2000 battesti l'Italia ai quarti di finale. Riusciste a vincere contro una squadra formidabile. Affrontasti giocatori come Gattuso, attualmente allenatore del Napoli, Pirlo, Ambrosini e Zambrotta. Raccontami qualcosa di quella partita.
Ho rivisto molte volte quella partita. L'Italia aveva una grande squadra ma anche noi avevamo una nazionale in cui tutti giocavano con regolarità in squadre di Primera Division ed eravamo tutti giocatori importanti. Fu una partita molto difficile, ma sapevamo che se riuscivamo a spuntarla, avremmo incontrato un avversario più 'abbordabile' in semifinale. Facemmo una grande prestazione e alla fine riuscimmo a vincere 1-0. Ricordo di aver affrontato Zambrotta. Io giocai come ala destra e lui come terzino sinistro. Tornammo a casa con la medaglia d'argento perdendo ai rigori la finale contro il Camerun dopo essere stati in vantaggio 2-0 all'intervallo.
Torniamo ad oggi, come pensi che questa pandemia influenzerà il mondo del calcio?
E' ancora un'incognita. Siamo ancora confinati in casa e non sembra che la questione possa risolversi a breve. Voi italiani ci siete passati prima e potreste essere d'esempio per come 'risolverete' il problema'. Al momento ogni giocatore continua ad allenarsi a casa seguendo un piano specifico del club.
A livello fisico, gli allenamenti in casa e la quarantena in generale, come influiranno sui calciatori?
Sicuramente avranno un impatto importante. E più di un mese che i calciatori sono 'fermi' e il lavoro personalizzato in casa non è assolutamente paragonabile al lavoro quotidiano di un giocatore in un periodo di normalità. Si dovrà fare un mini ritiro, e dopo trovare le date disponibili, perchè il tempo corre, per poter giocare le 12 giornate che mancano in Serie A. Poi non bisogna sottovalutare l'aspetto economico. Non è facile trovare una soluzione che accontenti tutti. Qualsiasi cosa decidano le leghe nazionali ed europee, ci saranno club che si sentiranno pregiudicati.
Quanto credi che tutto tornerà a la normalità? E cosa pensi dell'idea riguardante il taglio degli stipendi dei giocatori?
E' difficile sapere quando si tornerà alla normalità, qualcuno dice a giugno mentre altri sostengono che sarà impossibile farlo prima di settembre e sinceramente non ne ho idea. E' un momento in cui dobbiamo esere uniti, tirare fuori il meglio di noi stessi ed essere coscienti che tutte le persone devono fare uno sforzo economico e i giocatori lo hanno capito. In Spagna, infatti non c'è stata nessuna lamentela a riguardo.
Cosa pensi di questo Napoli?
E' un ottima squadra, con giocatori determinanti come Insigne, Mertens, Milik e gli spagnoli Fabian, Callejon e Llorente. Gattuso sta facendo un gran lavoro dando ai giocatori l'intensità e l'aggressività che lui aveva in campo.
Dopo il match d'andata del San Paolo, come finirà la sfida tra Napoli e Barcellona in Champions League?
La vedo più equilibrata di quanto si pensi. Al San Paolo, secondo il mio punto di vista, il Napoli è stato superiore al Barcellona, ma i blaugrana hanno giocatori che possono cambiare la partita in qualsiasi momento.
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