Toledo: "Morì mia madre e Marino mi portò al Napoli. Via per colpa di Ventura, non credeva al mio infortunio! Che forte Pozzi! Quando Montervino venne in camera mia..." [VIDEO ESCLUSIVO]

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Toledo: Morì mia madre e Marino mi portò al Napoli. Via per colpa di Ventura, non credeva al mio infortunio! Che forte Pozzi! Quando Montervino venne in camera mia... [VIDEO ESCLUSIVO]

L'ex centrocampista di Napoli e Perugia, Robson Toledo Machado, ha rilasciato un'intervista esclusiva a CalcioNapoli24.it. Dal suo rapporto speciale con Marino a...

Se oggi vi parliamo di lui dobbiamo qualcosa anche ad Antonio de Oliveira Filho, detto Careca. Fu proprio l'ex attaccante del Napoli a portarlo in Italia, giovanissimo, prelevandolo dalle giovanili del Campinas e portandolo al grande Perugia di Gaucci. Robson Toledo Machado, ex numero 7 del primissimo Napoli di De Laurentiis, si racconta a tutto tondo ai microfoni di CalcioNapoli24.it. Dalla morte della madre appresa durante il suo primo ritiro con l'Udinese al litigio con Giampiero Ventura, all'epoca tecnico del Napoli, passando per il suo mentore, Pierpaolo Marino e la curiosità su Nicola Pozzi.

Sei frutto delle giovanili del Campinas, club dove nel 1998 arrivò Careca a giocare. Portò un po’ di Napoli quando tornò in Brasile? “Sì, sì, come no. Il Napoli è una delle squadre più seguite in Brasile, come Roma, Milan, Inter e Juventus”. 

Fu proprio Antonio Careca a portarti in Italia, dove approdasti al Perugia nel 1999. Cosmi in panchina, Nakata, Materazzi, Rapaic, Ba ed Alenitchev in rosa. Finiste decimi in A, che ricordi hai di quell’avventura seppur vissuta da molto giovane? “Per me, inizialmente, non fu facile perchè ero giovanissimo. Lasciai la mia famiglia, sentivo la mancanza di casa però per il sogno che avevo non potevo mollare, tutti aspettavano di avere un'occasione come quella. Quell'allontanamento dalla mia famiglia mi ha dato la forza di crederci sempre. A Perugia sono stato benissimo in Primavera, dove ho legato un ottimo rapporto con Fabio Gatti. Poi entrambi fummo aggregati alla prima squadra dove c'era mister Cosmi. Per me fu bellissimo, si stava avverando il sogno di sempre. Il Perugia giocava in A e quindi, non ero contento, ma di più. Il Perugia era una grossissima squadra, dava filo da torcere a chiunque”. 

Robson Toledo Machado ai tempi del Perugia. 

Che persona era Nakata? “Fortissimo come giocatore e lo era anche come persona. Mi ha tenuto per mano, è stato lui ad aiutarmi  nell'ambientamento insieme a Ze Maria”. 

Durante i tuoi primi mesi in Italia continuavi a stare in contatto con Careca? “Siamo stati in contatto perchè, dopo la firma col Perugia, ebbi l'opportunità di fare il Torneo di Viareggio. Giocai contro i miei ex compagni del Campinas ed ebbi l'opportunità di rivederlo. Poi ci sentivamo molto al telefono”.  

La tua prima avventura da protagonista fu a Catanzaro, con la duplice promozione dalla C2 alla B con Piero Braglia in panchina. “Prima di Catanzaro stetti al Kavala, in B, in Grecia. Andai a giocarmi tutto in Grecia, ero in prestito dal Perugia, ma avevo voglia di mettermi in mostra. Per me era una vetrina importante, volevo crescere. Entrai in contatto con una realtà completamente diversa dalla mia. Non avevo nessuno vicino, dovetti cominciare da capo con la lingua e l'ambientamento. Anche col mangiare è stata dura. Però lì sono sbocciato calcisticamente ed umanamente. A Catanzaro feci un'esperienza importante, quando arrivai la vetrina era diversa. Venivano tenuti in considerazione i più esperti come Pastore, Moscelli, Caterino. Era una rosa dove c'erano tanti calciatori esperti ed inizialmente non era facile trovare spazio. Alla fine sono venuto fuori perchè Caterino, Giardello, Pastore e questi qui mi aiutarono tantissimo”. 

Poi il passaggio all’Udinese che subito ti girò in prestito al Napoli nel 2004, al primo anno di Aurelio De Laurentiis. Fu Marino a decidere di vestirti d’azzurro? “Ebbi la fortuna di arrivare in B e mi cercarono Udinese e Chievo Verona. Insieme alla società e alle persone che mi seguivano scelsi Udine. Ero contento e convinto della mia scelta, mi presentai puntualissimo in ritiro coi bianconeri, ma dopo tre giorni di ritiro ebbi la sfortuna di perdere mia mamma. Da lì in poi non capì più nulla, mi crollò il mondo addosso. Era un periodo fantastico, ero felicissimo di essere arrivato in Serie A e potevo dimostrare di poter competere con grandi giocatori. Non capì più nulla però, ebbi un sacco di difficoltà a continuare il ritiro. Tornai a casa il giorno della scomparsa di mia madre e lì mi persi. Volevo salutare mia mamma per l'ultima volta, ma poi non avevo più voglia di tornare in Italia per rinchiudermi in un hotel per il ritiro. Non mi andava. Avevo la maglia numero 52 all'Udinese, che era l'età di mamma, per me fu una batosta enorme. I miei compagni mi stettero vicino, anche mister Spalletti. Chi più di tutti mi stette vicino fu Marino. Fu lui che mi volle ad Udine. Lui voleva recuperarmi dal punto di vista fisico, ma stavo troppo indietro e mi proposero di andare al Napoli dove stava andando proprio lo stesso Marino. Arrivai insieme a lui a Napoli, io ero convinto che andando lì avrei avuto la mia rivincita. Dovevo andarci convinto e avrei dovuto dare il 110% per tornare ai livelli dove arrivai. Napoli era la piazza ideale, voleva tornare al calcio che meritava. Non dimenticherò il mio primo giorno a Napoli. Volli subito andare al San Paolo anche se per pochi minuti, dopo mi aggregai alla squadra. Eravamo a Paestum in ritiro e la situazione non era facile. Non avevamo palloni, calzini, pantaloncini. Ognuno di noi andò a comprare qualcosa insieme a Ventura. A Paestum arrivai con Marino, il primo ad accogliermi fu Carmando a braccia aperte. C'era il Pampa Sosa con cui diventammo subito amici per il nostro vissuto ad Udine”. 

Robson Toledo Machado ai tempi del Napoli. 

Dove abitavi? “Inizialmente stavo a Posillipo, ma noi avevamo un tratto importante da fare quando ci allenavamo a Giugliano. A Castel Volturno facevamo i ritiri partita, ci allenavamo o a Paestum o Giugliano. Ci allenammo due mesi a Paestum, poi andai a Posillipo e infine a Pozzuoli che era più vicino all'imbocco della tangenziale”. 

Eri fidanzato, sposato? “Ero già sposato con due figlie”.

Ti piaceva o eri infastidito dall’affetto dei tifosi? “Mi dispiace dirlo, ma la scelta di cambiare casa da Posillipo a Pozzuoli fu anche per questo motivo qua. A Posillipo c'era un solo bar ed andare a fare colazione non era mai facile, non riuscivo ad avere la mia privacy. Mi spiace dirlo, ma non mi piaceva”. 

Prima Ventura e poi Reja. Come andò la stagione coi due allenatori? “Il mio rammarico della carriera è essere andato via da Napoli. Lì ero felice, fu una città che mi accolse benissimo e mi ha protetto sin da subito. A Napoli volevano vincere subito i tifosi, non avevamo tempo e dovevamo essere al massimo della concentrazione. Volevamo vincere e questa cosa mi gasava, vedevo quanto la gente ci tenesse. Però lì ci fu un episodio tra me e Ventura, ci furono delle incomprensioni e l'unico che fu penalizzato fui io. Per qualsiasi tipo di problematica nello spogliatoio Marino veniva sempre a chiedere a me. Mi feci male durante un allenamento, sentì un fastidio al ginocchio e per questo motivo andai dalle persone di fiducia per farmi dare un'occhiata. Sembrava non fosse grave, ma sentivo spesso fastidio. Ma da lì Ventura iniziò a dubitare di me, pensava che il mio problema non esistesse. Ci trovammo davanti io, Ventura e Marino per un chiarimento e decisi di andarmene. Ventura fece di tutto per farmi andar via, ma Marino mi disse 'non sei costretto ad andar via, puoi restare fin quando vuoi'. Io decisi di andar via da Napoli per colpa di Ventura che mise in dubbio il mio valore umano. A me questa cosa ha deluso tantissimo e dentro di me pensavo 'come faccio a restare se lui dubita di me e del mio impegno?'”. 

Roson Toledo Machado in un Napoli-Cittadella. 

L'hai mai più rivisto? “L'ho incontrato parecchie volte tra B e C, quando lui era a Pisa ed io a Ravenna ed Ascoli. Non ho mai avuto nulla contro di lui, come allenatore lo stimavo perchè mi ha dato tanto. Nel mio trascorso ho sempre giocato con lui. In quel periodo era una squadra competitiva il Napoli. Dalle mie parti c'era Abate, poi facevo il quinto a centrocampo e per me non era semplice, viste le mie doti. Fu proprio Ventura ad insegnarmi quel ruolo”.  

La tua unica rete in azzurro fu all’esordio, in quel famoso Napoli-Cittadella che finì 3 a 3 davanti a sessantamila spettatori. “Mi viene da piangere se ci penso, fui la persona più felice del mondo in quel giorno. Volevo dare continuità a quell'inizio, non sarebbe potuta andare meglio. Pensavo che sarebbe stato il primo di tanti goal, e invece...”

Robson Machado Toledo che esulta con la maglia del Napoli. 

Invece andasti ad Ascoli. “L'Ascoli mi seguiva già così come mi seguiva il Mantova ed erano le squadre più forti della B, lottavano per andare in A. Lì la cosa la gestì il procuratore, non l'Udinese. Andai via da Napoli di fretta perchè quella situazione mi stava facendo male. I miei compagni di squadra non volevano andassi via. Ricordo che eravamo in ritiro a Castel Volturno e Montervino e Corrent vennero in camera mia a chiedermi se me la sentissi di giocare, se ero con loro e dalla loro parte. Mi salì una fortissima arrabbiatura, mi dispiaceva sentirli parlare così. Io gli dissi 'ragazzi, io sono con voi dal primo giorno, ma dovete sapere come sono andate le cose e c'è qualcuno che non mi crede'. In quel confronto a sei occhi tra me Marino e Ventura dissi 'lei mi sta facendo andar via. Io ho consultato diversi medici, tra cui Mariani, e mi hanno detto che ho una lieve lesione. Devo solo tenere alto il livello di muscolatura della gamba sinistra ed è a posto'. Non appena gli dissi questo Ventura si arrabbiò ancora di più e mi disse 'lo sapevo che non avevi niente', etc etc”. 

Di quel Napoli chi era il calciatore che ricordi con più affetto e perché? “Mi son trovato bene con tutti, tutti mi son stati vicino, da Scarlato a Montervino ai miei connazionali Leandro e Pià”.

Edo De Laurentiis, che ragazzo avesti modo di conoscere? “Con Edo mi sento tutt'ora, faccio parte del suo gruppo che gioca con lui il mercoledì. Spesso mi dice 'vienimi a trovare', ma è difficile venire giù. Prima o poi riuscirò, Edo è un grande”. 

Il più forte di quel Napoli? “Ce ne stavano tanti, ma dico Pozzi. Mi piaceva tantissimo, era un ragazzo alla Inzaghi e faceva goal. Gli bastava poco per cambiare l'esito della partita. Bastava una mezza palla e lui c'era sempre.” 

Il più divertente? “Io, vabbè ma io mi diverto anche da solo (ride ndr). E con Montervino mi divertivo tantissimo anche”. 

Il più antipatico? “Nessuno. C'era qualcuno con cui mi divertivo meno degli altri, tipo Montesanto”. 

Robson Toledo Machado all'esterno del San Paolo. 

Mai avuto qualche battibecco con qualcuno a Napoli? “La questione Ventura condizionò tanto il mio periodo a Napoli, ma i compagni di squadra mi capirono. Ricordo ancora le rassicurazioni di Ignoffo e Scarlato, mi dicevano di star tranquillo”. 

Cosa ti piaceva di più della città? C’erano posti che frequentavi spesso? “Mi sentivo a casa ovunque, non mi mancava nulla. Era il posto ideale per restarci a vita, ma purtroppo è andata cosi”.

Fu Marco Giampaolo il tuo primo grande allenatore? “Sì, lui è uno di quelli che mi ha dato tanto. Ho imparato tante cose da lui”. 

Dopo Ascoli avvenne il passaggio alla Cisco Roma e poi al Taranto. Il Ravenna in B, il Pro Patria, il Como, la Pistoiese. Solo a Pistoia restasti due anni di seguito. Ti piaceva tanto spostarti? “In questo ho sbagliato, non sono riuscito a restare più di un anno in una società. Ero gestito dall'Udinese e per non fare torto alla società ho sempre detto sì a qualsiasi proposta arrivasse”. 

Robson Toledo Machado con la maglia della Pistoiese. 

E oggi? “Oggi mi diverto in Seconda Categoria con il Cori Montilepini”. 

Per il futuro che prevedi? “Spero di restare nel mondo del calcio in futuro, amo questo mondo. Non l'ho mai fatto per divertimento, ce l'ho nel dna”. 

Clicca sul file in allegato per vedere il video messaggio esclusivo d Robson Toledo ai tifosi del Napoli ed ai lettori di CalcioNapoli24.it. 

RIPRODUZIONE RISERVATA 

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