Maldonado: "Pentito per la vicenda Palanca ma con la valigetta non c'entro niente! Spalletti? Dopo un'espulsione mi chiese: 'Come sta la tua famiglia?'. Così decisi di svegliare Lavezzi" [ESCLUSIVA]

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Maldonado: Pentito per la vicenda Palanca ma con la valigetta non c'entro niente! Spalletti? Dopo un'espulsione mi chiese: 'Come sta la tua famiglia?'. Così decisi di <i>svegliare</i> Lavezzi [ESCLUSIVA]

Maldonado racconta il suo Napoli, Spalletti e i brutti episodi da cancellare nella sua carriera

Napoli Calcio - Ha vestito la maglia del Napoli, Ruben Maldonado, l'ha fatto nel momento della rinascita calcistica azzurra, dalla C alla A, lasciando un buon ricordo tra i tifosi azzurri. Episodi negativi alle spalle, ricorda il passato partenopeo con grande emozione: "momenti indelebili della mia vita". La redazione di CalcioNapoli24 l'ha raggiunto in esclusiva:

Olimpia nel 1997 e poi subito Venezia, quanto è stato importante per te, a livello calcistico, approdare subito in Italia?

"E' stato importantissimo perchè sappiamo tutti che il calcio italiano è uno dei migliori al mondo. Arrivare a 20 anni è stato un sogno e mi ha aiutato tantissimo a crescere come persona e calciatore".

Storia vecchia, solo un passaggio...col senno di poi ti sei pentito dell’episodio con l’arbitro Palanca? Eppure Marino provò a farvi fare pace...

"Si, mi sono pentito perchè mi ha tolto tanti mesi di calcio. Mi hanno squalificato per un anno e ho sofferto molto. Poi la squalifica fu ridotta di 3 mesi. Giocai la prima partita di coppa Italia con il Napoli contro il Piacenza e Marino mi portò nello spogliatoio di Palanca. Ci siamo chiariti, ma è rimasto un brutto ricordo".

Maldonado

Quel Genoa-Venezia, la storia della valigetta, è un altro momento da dimenticare... Dopo Napoli-Lucchese ti chiamarono a Genoa e avevi anche fatto il primo gol in maglia azzurra

"Una storia che non mi riguardava. Non ero andato a giocare perchè avevo male alla caviglia, dopo la retrocessione del Venezia, avevo chiesto al dottore di fermarmi per curarmi. Non sono neanche andato a Genova. Quando hanno trovato questo dirigente con la valigetta, essendo una cifra elevata, dichiararono che servivano per la mia cessione ma non ne sapevo nulla. E' stato brutto per me. Dopo il primo gol col Napoli alla Lucchese andai a Genova per spiegare il tutto. Mi portavo dietro già la questione relativa all'arbitro Palanca, e quello era un episodio brutto, ma in questa situazione non avevo fatto nulla. Sono stato tirato dentro, all'epoca probabilmente venne in mente che, essendo un giocatore giovane che stava facendo bene ed ero anche capitano, poteva evitare complicazioni".

L’arrivo a Napoli, come nasce la trattativa? Quanto ha pesato il direttore Marino?

"La presenza di Marino ha pesato tanto. Tornai in Italia, ero tornato a Venezia perchè di proprietà, ma la società era fallita. Siamo rimasti a Mestre, tutti svincolati e senza fare niente. Dopo una settimana, mi venne in mente Cosenza, lì ci avevo giocato un anno e conoscevo una persona che mi diede una mano e mi fece allenare. Dopo 3-4 giorni, Claudio Vagheggi, che era il mio agente dell'epoca, mi chiamò e mi disse che il Napoli mi voleva per il Trofeo Birra Moretti e che Marino mi invitava. Risposi che avrei voluto accettare e che nessuno avrebbe mai rifiutato un invito del genere ma non ero in forma, mi allenavo da poco e non volevo fare brutta figura contro Juventus e Inter. Non mi sentivo in forma ma dopo una settimana mi chiamarono e mi offrirono un contratto. Ma era diverso, lì mi allenavo da 10 giorni. Subito presi un treno da Cosenza, era un mercoledì, e andai a firmare il contratto. Dopo 3-4 giorni giocai la prima gara col Piacenza. Feci una grande partita e fu il mio primo incontro con la tifoseria".

Maldonado

Dalla C alla promozione in A, forse il rammarico è non averla giocata da protagonista

"Sicuramente. Sono stato, però, protagonista della rinascita del Napoli. Non era facile, ma sono andato in C con la consapevolezza che giocare a Napoli con quei tifosi fosse il massimo. Ho fatto parte dei calciatori che hanno riportato il Napoli dalla C alla serie A. Mi avrebbe fatto piacere giocare più gare nella massima serie. Lo feci poco e per quello decisi di cambiare aria".

Me lo racconti il primo giorno del giovane Hamsik e del Pocho Lavezzi? C’è qualcosa che non sappiamo e puoi dirci?

"Il Pocho veniva dal San Lorenzo. Lui sembrava che non si rendesse conto di dove fosse arrivato. Pantalocino corto, capello lungo, me lo ricordo benissimo. Era così, ma sapevo che potesse diventare un idolo del Napoli. Era un fuoriclasse. Appena arrivò, da sudamericano, amico anche del Pampa Sosa, ho cercato di stargli vicino e di svegliarlo, fargli capire che era in una grande piazza e che doveva portarla in alto. Anche Hamsik è arrivato da ragazzino e tutti parlavamo delle sue grandi qualità. Mi ricordo che dissi, in un'intervista, che sarebbe diventato l'uomo copertina del Napoli. E' diventato capitano, è stato il massimo cannoniere del Napoli, superato solo da Mertens e superando Maradona. Il fatto di aver fatto parte di quel Napoli, è un qualcosa che porto nel cuore".

È arrivato Spalletti sulla panchina azzurra, tu sei stato allenato da lui al Venezia. Che allenatore e’? Scelta giusta per il Napoli per provare a vincere lo scudetto?

"Spalletti l'ho avuto a Venezia ma per pochissimo. Allenatore bravo, da tanti anni nel calcio. Una bravissima persona, ho lavorato solo pochi giorni con lui ma tutte le volte che l'ho incontrato, mi ha sempre salutato con il rispetto di una persona che ti conosce da una vita. Ho un episodio con lui che ricordo ancora, giocammo una gara di coppa Italia tra Napoli e Roma che perdemmo 3-0 e nel finale della partita fui espulso. Ero arrabbiato, passai vicino alla panchina della Roma e, mentre lasciavo il campo, con lo stadio pieno che non ci permetteva di sentire niente, Spalletti mi si avvicinò e mi chiese con il sorriso: 'Ciao Ruben, come sta la tua famiglia?' Ero nervosissimo, 60 mila persone allo stadio e lui mi lasciò senza parole. Una cosa particolare che me lo fa ricordare con affetto. Spero che il Napoli, con lui in panchina, possa tornare in Champions League e lottare per lo scudetto fino alla fine. La mia famiglia è tifosa di tutte le squadre in cui ho giocato e quando il Napoli ha vinto la coppa Italia con la Juventus abbiamo festeggiato tanto".

Ti rivedi in un calciatore azzurro di oggi? Oggi c’è quel Koulibaly: cederlo oppure fare di tutto per trattenerlo cedendo Fabian?

"Siamo diversi come difensori ma mi rivedo in Koulibaly. Un giocatore incredibile che il Napoli non deve cedere. Io volevo fare nel Napoli ciò che sta facendo lui. Ha richeste ma non va ceduto. Un giocatore che può dare ancora tanto all'azzurro e lottare per lo scudetto azzurro".

De Zerbi, diventato allenatore importante. Te lo aspettavi?

"Non me lo aspettavo ma sono contentissimo per lui. Tutte le volte che l'ho seguito col Sassuolo, mi trasformavo in suo tifoso. Sono contento per la sua nuova avventura con la speranza che possa far bene anche lì allo Shakhtar".

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