"La miglior difesa è l'attacco", la lezione (di Italiano) che Spalletti non ha appreso

Editoriale  
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Napoli-Roma analisi sulle scelte di Spalletti e sui cambi che nella ripresa hanno cambiato fisionomia agli azzurri fino al pareggio al 90' di El Shaarawy

Notizie Napoli calcio. Un sogno infranto al 90', ma la realtà è che da tempo c'erano ormai gli spettri che a questo Napoli mancasse qualcosa per coronare la cavalcata tricolore. Contro la Roma è arrivato l'ennesimo passo falso al Maradona, dove di fatto gli azzurri continuano a faticare più del dovuto: pressione, scelte sbagliate, sfortuna, giocatori fuori condizione, sono tutte variabili che hanno portato ad un esito ben diverso da quello che si sperava. 

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Spalletti, gestione cambi rivedibile in Napoli-Roma

Lo sconsolato Spalletti non è riuscito nell'intento di compiere l'impresa, ma premettiamo una cosa: con il senno di poi è sempre più facile parlare e certe analisi possono lasciare il tempo che trovano perchè ci sarà sempre assenza di contro-prova. Il quesito che però ci si pone in queste ore è uno: perchè quei cambi contro la Roma?  Perchè quell'atteggiamento così passivo quando ci sarebbe da azzannare la preda e reagire alle difficoltà? 

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a Napoli-Fiorentina: al 58' Mertens trova l'1-1 che sembra indirizzare nuovamente l'ago della bilancia in favore degli azzurri. Vincenzo Italiano, allenatore dei Viola, capisce che la sua squadra è in difficoltà e piazza la mossa che decide di fatto la sfida: inserisce altri attaccanti freschi (prima Ikone e Maleh, poi Callejon e Kokorin) per continuare ad aggredire un Napoli che inevitabilmente si sbilancerà, mettendo a nudo quei limiti di palleggio arretrato che gli azzurri hanno più volte palesato davanti ad un pressing costante ed organizzato. La partita finisce con il successo meritato dei toscani, con il Maradona ancora una volta violato. 

Torniamo così a ieri sera, Napoli avanti per 1-0 ed in difficoltà dopo l'infortunio di Lobotka (sostituito da Zielinski): la scelta di Spalletti è quella di inserire poi Elmas (un centrocampista e non un esterno offensivo alla Politano) oltre a Demme, con il Napoli che inevitebilmente si abbassa senza più riuscire a portare un giusto pressing alla Roma che, dal canto suo, ha spazio per alzare il proprio baricentro. Gli azzurri non mantengono più la palla, complice anche uno Zielinski totalmente avulso, Anguissa ormai spompato e giocatori visibilmente fuori ruolo, con Spalletti che allora decide: tutti dietro, difesa a 5 e fuori Insigne ed Osimhen. E' di fatto la mossa che condanna il Napoli al forcing giallorosso, che sfocia poi nel pareggio di El Shaarawy e nella mancata reazione partenopea (cambi finiti ed assetto ormai solo difensivo).  

Magari, anche con altri cambi, l'esito finale sarebbe stato il medesimo, ma un'analisi meramente tattica ci spega che questo Napoli non è in grado di subire gli avversari chiudendosi a riccio: l'ex miglior difesa del campionato è diventata tale perchè le partite le "dominava" (non sempre, ndr), riuscendo con il gioco propositivo a concedere poche occasioni alle altre squadre. Il Napoli non è fatto per rincorrere, specialmente se le caratteristiche dei propri interpreti vengono adattate: togliere Osimhen, che ti garantisce pressing, e inserire Zielinski ed Elmas che tutto portano tranne che pressione agli avversari, è quasi stato un segnale di resa anticipata ad una squadra che già non fa della personalità la propria forza nei momenti di sofferenza.

Il resto è purtroppo venuto da sè: snaturare i propri principi non è mai una buona idea. La lezione di Italiano (l'allenatore, intendiamoci) non è stata recepita da Spalletti e dai suoi giocatori: forse, volendo parafrasare un detto, certe volte "la miglior difesa è l'attacco".

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