on Twitter @A_SarahMorlando
Il giorno dell’addio è arrivato. Parecchio in ritardo rispetto a quanto pronosticato, e scongiurato, negli ultimi anni. Alla soglia dei quarantuno anni, Javier Zanetti annuncia che questo sarà il suo ultimo anno da calciatore. Oggi l’ultima partita a San Siro, davanti al suo pubblico, i suoi tifosi, la sua gente e, forse, anche un po' la sua famiglia. Non basterebbe un articolo, né un libro intero per raccontare il calciatore e l’uomo che ha segnato gli ultimi 19 anni della Serie A. Un ventennio lungo tutto una vita, quella dedicata interamente ai colori nerazzurri e al calcio. Diciassette anni solo alla Nazionale argentina. Professionista esemplare e calciatore sublime ma, soprattutto, un grande uomo, uno straordinario professionista, mai sopra le righe, mai una parola di troppo. La lealtà prima di tutto e, così, si è guadagnato il rispetto di tutti. Un rispetto incondizionato. Sempre troppo poco per racchiudere quello che Javier Zanetti ha dato al mondo del Calcio. Al di là dei colori, della rivalità sportiva l’applauso più grande in questa scialba giornata di campionato è tutto per il numero 4 più grande della storia del calcio italiano negli ultimi due decenni. Un argentino che è riuscito a conquistare il cuore dei napoletani con un semplice gesto. Ricordate quando Lavezzi sbagliò quel calcio di rigore che fu decisivo per il passaggio del turno in Coppa Italia? Anziché festeggiare con la propria squadra Zanetti corse a rincuorare il Pocho, in uno stadio ammutolito per l’errore del suo beniamino. Una scena che in molti ricordano e che tutti apprezzarono. Era il capitano di quell’Inter appena salita sul tetto del mondo col suo Triplete, eppure la semplicità e l’umanità racchiuse in quel gesto non passò inosservato. Da calciatore a leggenda, la storia questa sera passa da San Siro per ammirare un campione d'altri tempi. L’abbraccio di tutti gli appassionati del calcio è per te, grazie di tutto.