Serie A - Guido Fienga, CEO della Roma, è stato intervistato dall'edizione odierna de Il Corriere della Sera. Ecco uno stralcio del suo intervento:
Mettere una data per la ripartenza del campionato è illudere la gente?
"Fissare degli step è utile, ti costringe a programmare e a capire quanto serve per essere pronti. Detto questo, ogni data è subordinata all’emergenza. Si parte quando non c’è più rischio, non un minuto prima".
Sulla ripresa degli allenamenti la Serie A non ha una posizione univoca. Perché?
"Gli allenamenti di sportivi professionisti sono regolati da un Decreto ministeriale in base a standard di sicurezza. I medici sportivi hanno dato indicazioni chiare: serve un mese di allenamenti per riprendere a giocare, da qui l’idea di riprendere il 3-4 aprile. Però le date possono cambiare a seconda dell’evoluzione dell’emergenza. Naturalmente dovranno essere fatti controlli su tutti i calciatori".
Qualche giocatore della Roma le ha chiesto di lasciare la città? E le hanno chiesto di poter fare il tampone?
"No, nessuno ci ha chiesto di andar via, anche se è logico che chi ha messo le radici qui da tempo, magari con la famiglia, sia facilitato nell’isolamento. Non abbiamo avuto casi di positività né sappiamo di contatti di nostri giocatori o di loro familiari con casi positivi. Non c’è stato motivo di chiedere un’eccezione al Sistema Sanitario Nazionale che è già sotto stress. Abbiamo già attivato una piattaforma che assiste calciatori di Prima Squadra, della squadra femminile, delle giovanili e dei dipendenti. Mettere in sicurezza solo il settore dei calciatori di Serie A non ha senso. Il virus, in questo senso, è molto democratico. Colpisce tutti e proprio per questo bisogna difendere tutti".