Addio Maradona, i suoi trionfi su potere e razzismo: una lunga battaglia per renderlo re di Napoli, la squalifica lo portò via

Rassegna Stampa  
Addio Maradona, i suoi trionfi su potere e razzismo: una lunga battaglia per renderlo re di Napoli, la squalifica lo portò via

Maradona si è spento nella giornata di ieri

Ultime calcio Napoli - Scrive Francesco De Luca nel suo editoriale per Il Mattino:

Maradona

"Ha indossato per l’ultima volta la maglia del Napoli il 17 giugno, poco più di cinque mesi fa. Era nella sua casa di Buenos Aires, davanti alla tv, ad osservare i suoi ragazzi nella finale di Coppa Italia. Esultò dopo la vittoria ai rigori sulla Juve e postò sui social la sua foto con un largo sorriso. Maradona è stato, è e sarà per sempre il Napoli. Una bandiera che avrebbe potuto continuare a sventolare per questo club se si fosse concretizzata l’ipotesi di farne l’ambasciatore azzurro nel mondo. Continuerà ad esserlo perchè è infinita questa storia d’amore. Le relazioni di Maradona, da quelle affettive a quelle professionali, non sono state mai semplici e anche quella col Napoli iniziò male trentasei anni fa. Cinquantacinque giorni di trattative a Barcellona per acquistare quell’argentino di grande talento che Gianni Di Marzio, allenatore del Napoli, aveva suggerito a Ferlaino nel ‘78, prima dei Mondiali in Argentina. Allora le frontiere erano chiuse, ma nell’84 si potevano tesserare calciatori stranieri. Anno 1987, domenica 10 maggio, l’1-1 con la Fiorentina e la festa per lo scudetto atteso sessantun anni. «Sono felice di averlo vinto nel giorno della festa della mamma», dedicò il primo pensiero a donna Tota. Maradona aveva trascinato il Napoli, guidandolo al successo sul campo tabu? della Juve il 9 novembre dell’86. E i complimenti di Agnelli negli spogliatoi del Comunale furono il doveroso omaggio al Napoli diventato finalmente ‘na cosa grande come aveva sognato in tutta la sua sofferta storia. La vita di Maradona aveva imboccato la via piu buia, nulla riusciva ad allontanarlo dalla cocaina, ed ecco perchè avrebbe voluto andare altrove. Lo corteggiò il Marsiglia, ma Ferlaino rifiutò l’offerta. Si offese, Diego: lo ritenne uno sgarbo. Però l’amore per il calcio e per Napoli era più forte di tutto. Vinse ancora, il secondo scudetto, affidandosi alle cure del professore Dal Monte per prepararsi al Mondiale del ‘90, quello che avrebbe giocato da capitano della Seleccion campione. Diego si smarrì, nessuno riuscì più a proteggerlo e a nascondere il suo dramma. A fine marzo arrivò la notizia della squalifica per doping. Scaduta la squalifica, nell’estate del ‘92, Ferlaino e l’allenatore Ranieri provarono a riportarlo a Napoli. Diego aveva poco piu? di trentun anni e avrebbe potuto ricominciare. Scelse un alleato per fuggire, il segretario della Fifa, Blatter, che obbligò il Napoli ad accontentarsi di 4 milioni di dollari - poi neanche pagati - per mandarlo al Siviglia. Due anni dopo, squalificato per doping anche ai Mondiali degli Stati Uniti, Diego capì che aveva scelto l’amico sbagliato".

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