Notizie Napoli - Christian Parlati, 21 anni, judoka delle Fiamme Oro e gioiello della Nippon di Ponticelli, ha ancora speranze per le prossime Olimpiadi.
Come sta vivendo questa situazione delicata? Lo sport è fermo e le Olimpiadi sono a rischio.
«Non è facile da digerire tutto ciò, io resto fiducioso che si facciano nonostante i mille problemi e tutto quanto sta accadendo nel mondo che spaventa. Non ho perso le speranze e ho voglia di combattere. Restare fermo in questo momento è anche deleterio. Cerco di rimanere nel peso e nella categoria degli 81 kg. Sono alto un metro e 90 e non è facile: possono nascere problemi di peso e posso perdere anche 6-7 kg».
Come si sta allenando?
«Sto cercando di seguire i programmi di mio padre e poi c’è mio fratello Enrico (altro judoka, ndr) che mi supporta. Da quando hanno chiuso il Palavesuvio e il centro Olimpico di Ostia, dove mi allenavo, ho seri problemi. Ripeto, non è facile. La mattina alle 8.30 sveglia presto e tutti collegati in chat sui social per avere il programma degli allenamenti. Il pomeriggio, alle 17.30, altro collegamento e altre indicazioni per restare in forma. Siamo 150 allievi alla Nippon e anche per noi c’è il telelavoro».
É qualificato per Tokyo con le gare che terminano a giugno. Qual è lo scenario?
«La prossima gara è in calendario il 30 aprile in Russia. Non credo che sarà disputata, la vedo molto difficile. Il problema non sembra risolto, ma certo tutto questo non ti fa stare di buonumore anche se in famiglia mi hanno insegnato a non lasciarmi andare e a lottare sempre per raggiungere gli obiettivi. Io sono al momento qualificato per Tokyo ho un ottimo margine di vantaggio sull’ultimo dei qualificati».
Nella sua categoria c’è anche Antonio Esposito, altro allievo della Nippon, una sorta di derby.
«Ci stimiamo, siamo amici, ma sul tatami siamo avversari. Quest’anno ho battuto il campione olimpico in carica e anche il campione del mondo. Penso di potermela giocare con tutti senza timori. E’ stato un anno dove ho lavorato bene e mi sono concentrato per l’obiettivo finale».
Se dovessero rinviare di un anno le Olimpiadi?
«I giochi olimpici si preparano nel quadriennio. Ho lavorato, ho mangiato e ho seguito delle tabelle solo per quello. Ti senti mancare un po’ le tue certezze. Un altro anno in più potrebbe cambiare tante cose e non solo in termini di sacrifici. Sembra di essere in un film, ma il sogno olimpico è ancora nella mia mente: non voglio arrendermi».