Da Milano a Torino, il business dei parcheggi intorno agli stadi nelle mani della 'ndrangheta

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Da Milano a Torino, il business dei parcheggi intorno agli stadi nelle mani della 'ndrangheta

Le indagini della Procura di Milano sulle inflitrazioni mafiose all’interno del tifo organizzato milanese hanno evidenziato come la criminalità organizzata, specialmente la ‘ndrangheta abbia un debole per il business dei parcheggi intorno agli stadi, con aspirazioni anche verso altre città, come per esempio Torino.

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, edizione Torino, dalle indagini della Procura di Milano si evidenzia come la criminalità organizzata gestiva alcuni parcheggi in giro per l’Italia e attorno a San Siro, con le intercettazione che hanno però ribadito come Torino fosse un obiettivo difficile da raggiungere, visto che «i parcheggi dello stadio di Torino» erano già in mano «a soggetti calabresi». «A Torino ci sono i Belfiore — viene detto in una telefonata — una famiglia potente originaria di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria)».

Questi sono i dettagli emersi dall’intercettazione di una telefonata del 3 luglio 2020 dalla Guardia di Finanza che aveva riportato come «Giuseppe Caminiti asseriva infatti, che “Beppe”, pacificamente Giuseppe Calabrò, quando gli aveva paventato la volontà di acquisire anche la gestione dei parcheggi dello stadio di Torino, aveva immediatamente cassato il progetto poiché già gestiti da altra famiglia calabrese, i Belfiore». Mai condannato per associazione di stampo mafioso, secondo gli investigatori Calabrò sarebbe «intraneo alla ‘ndrina degli Staccu (ex La Minore) di San Luca (Reggio Calabria), con contatti tali da poter assicurare una sorta di copertura criminale ai suoi sodali».

«Gli ho detto, “Beppe mi fai prendere lo stadio di Torino?” — argomenta Caminiti durante il contatto telefonico con Gherardo Zaccagni  — e lui mi fa: “Pinuccio tieniti questo (San Siro, ndr )…perché…perché prendere…andare a tirargli via il mangiare ad altre persone»?. Zaccagni era a capo della gestione di diversi parcheggi in giro per l’Italia, compresi alcuni nei dintorni dello stadio Meazza.

«Il pomeriggio del 16 ottobre 2020 — scrivono i pubblici ministeri Sara Ombra e Paolo Storari nella richiesta di custodia cautelare — Caminiti si recava a Torino insieme a Zaccagni: giunti nel capoluogo piemontese, tra i vari argomenti trattati, discutevano della presenza delle famiglie di ‘ndrangheta lì operative e Caminiti indicava quale ‘ndrina egemone, quella dei Belfiore».

Si torna a parlare del business dei parcheggi in una telefonata del 7 gennaio 2021, nella quale si «faceva cenno anche allo stadio di Torino». Morale: «Caminiti rappresentava che non era facile assicurarsi la gestione dei parcheggi dello stadio piemontese, poiché già “nelle mani” della famiglia calabrese dei Belfiore, originaria di Gioiosa Jonica (Reggio Calabri)». Su questo, Calabrò era stato chiaro: «Tu hai capito quello che ti…Torino va bene… però magari se ci sono gli altri che mangiano…non puoi tirargli via il mangiare dalla bocca».

Un concetto ripetuto anche in un’altra occasione: «Caminiti evidenziava che, avendo garantita da Calabrò “la piazza” di Milano, sarebbe stato scorretto e rischioso pretendere anche quella di Torino, intaccando gli interessi di una “famiglia” potente come quella dei Belfiore». Eppure, il 30 giugno 2023, in un’altra intercettazione, emerge anche un’altra sfumatura, mentre si parla dell’eventuale «acquisizione della gestione parcheggi allo Juventus Stadium», sapendo che erano «gestiti da soggetti calabresi, residenti a Moncalieri». Che sarebbero potuti essere spostati, secondo Zaccagni: «Pensa che lo stadio potremmo prenderlo così (inteso con facilità.ndr)di Torino, ma è meglio di no».

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