Ultime calcio Napoli - «Vincere è sempre una grande emozione. Un traguardo importante. Non succedeva da parecchi anni. Speriamo sia di buon auspicio per tornare a lottare anche per altri obiettivi significativi». C'è un napoletano che ieri sera ha fatto festa a Torino. È il prefetto della città, Claudio Palomba, partenopeo doc. Sessant'anni, sposato, una figlia, guida l'Ufficio di governo del capoluogo piemontese dall'ottobre del 2018. Ha parlato a Il Mattino, questo quanto evidenziato da CalcioNapoli24:
Insigne
«Ho giocato dentro e fuori dello stadio - ricorda Palomba - sono cresciuto con i rumori di fondo del calcio, i boati del tifo, l'atmosfera della partita, come tutti i ragazzi di Fuorigrotta. Nel piazzale dello stadio si giocava a pallone, si giocava per strada. E poi sono arrivato con grande emozione anche a giocare dentro. I tifosi della Juventus hanno lo sguardo puntato su altri trofei. Sono in corsa per il campionato, per la Champions. Probabilmente li considerano trofei più significativi. È chiaro che il peso delle competizioni è differente e il sapore della vittoria si sente di più se non arriva da molto tempo».
Ricorda, invece, l'entusiasmo di Napoli in occasioni importanti come queste, a prescindere dall'esito?
«Una finale, una sfida scudetto. Qui sono ricomparse le bandiere agli angoli delle strade e sui balconi e hanno ripreso a suonare le trombe fin dal pomeriggio. Posso immaginare benissimo. So quanto il calcio appassioni i miei concittadini, quanta euforia scateni. Ricordo le lacrime di alcune sconfitte. Ma anche la festa che coinvolgeva tutta la città nelle occasioni importanti, e posso solo vedere da qui la partecipazione emotiva di tutti per questo evento significativo. Ho vissuto i due scudetti e so cosa prova la città in momenti come questi».
Napoletano a Torino: come ha vissuto una finale con gli azzurri protagonisti proprio contro una squadra torinese?
«Con grande tranquillità e con il senso di una pura sfida sportiva. Di questo stiamo parlando, no? In famiglia siamo tutti tifosi del Napoli, soprattutto nella mia famiglia originaria. Ho 4 fratelli, di cui uno a Torino, e 3 sorelle, e siamo tutti azzurri. La partita si guarda serenamente nel salotto di casa ma con grande partecipazione emotiva e attenzione massima. Per noi la Coppa Italia era l'unica competizione contendibile. Fuori gioco per lo scudetto, difficile la Champions. Una finale dal sapore chiaramente diverso. Con Sarri, poi...».
Lei è uno dei nostalgici dell'ex allenatore del Napoli? O si è offeso per il tradimento subito?
«Mi piaceva ma non ho gridato al tradimento. Ha fatto le sue scelte. Era un allenatore giusto per la piazza di Napoli, ha dato spettacolo, non senza qualche pecca in difesa. Noi abbiamo bisogno, però, di uomini così alla guida. Gente appassionata, verace, di carattere, che ha fame di traguardi importanti».
Gattuso è l'uomo della svolta per il Napoli?
«È stata sicuramente una scelta giusta. La finale stessa di Coppa Italia lo dimostra. È un uomo che sta dando grinta e personalità alla squadra. Uno che in campo si fa sentire, guida, stimola, carica i suoi uomini. E si sente ancora di più ora che le partite si giocano senza pubblico, in questo clima strano. Gattuso ha dato un contributo fondamentale per tirare il Napoli dalla crisi e portarlo fin qui».
La rivalità tra il Napoli e la Juventus ormai è diventata un classico. Come se la vive un tifoso del Napoli a Torino? Sfottò, attacchi? O il ruolo di Prefetto la mette al riparo?
«Siamo tifosi, ci divertiamo, ognuno tiene per la sua squadra. Ma non perdiamo mai di vista il senso del gioco, dello sport, ci mancherebbe. Ma io non manco di difendere la mia squadra e la mia città. Ho nel cuore gioie e dolori su questa sfida. Le ultime, entrambe, collegate a Kalidou Koulibaly. Il colpo di testa vincente di due anni fa ma soprattutto ero già qui a Torino l'autogol del 4 a 3 dell'anno scorso. Una ferita profonda, ahimè».