CalcioNapoli24 in occasione della trasferta a Genk per la seconda gara del Gruppo E di Champions League ha trascorso alcune ore nella città a 70 chilometri da Genk, per un focus sugli esordi di Dries Mertens. Dall'intervista al suo primo allenatore in quel di Lovanio, Pascal Gilson, al primo terreno di gioco dove Dries si allenava, è stato scoperto e ha segnato i primi gol. Fino all'archivio di casa Mertens, con i ritagli di giornali e i ricordi dei primi anni di carriera dell'attaccante belga (clicca qui per guardare lo speciale video)
Pascal Gilson, primo allenatore di Dries Mertens nello Stade Leuven, ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24 TV:
Ti saresti mai aspettato una carriera del genere da Dries Mertens? Con Utrecht, PSV, Napoli, Nazionale belga...
"No, non me lo aspettavo. Non mi sarei mai aspettato fosse arrivato al Napoli, ma in un club belga come Anderlecht o Bruges".
Tu sei stato il primo allenatore di Mertens, lui fu il capitano della tua sqaudra e vinceste il campionato regionale: mi racconti di quel periodo?
"Bene, Dries lo conosco da quando era davvero molto piccolo e fu in quel periodo che lo vidi segnare già tanti gol, poi parlai subito con il padre, Herman, per portarlo a giocare con noi. Finito il campionato ha giocato con me per due stagioni, vincendo 2 volte il campionato regionale delle giovanili. Era un torneo regionale, ma affrontammo squadre di livello nazionale come Anderlecht, Genk e Bruges, e vincemmo queste partite".
Quanti anni aveva in quel periodo?
"Aveva otto anni quando è arrivato da me e quando andò all'Anderlecht aveva dieci anni".
Questo è il primo campo dove si è allenato ed ha giocato Dries, ma il vero primo terreno di gioco di allora è l'attuale parcheggio di questo stadio rinnovato da King Power (ospita la l'Oud-Heverlee Leuven, seconda serie belga): è incredibile!
"Si, è cambiato tutto rispetto a come era prima. Questo cambio è ottimo per Lovanio. Il campo dove si allenava Dries non era ideale per allenarsi e per questo genere di pratiche come terreno di gioco".
Tu conosci l'esatta carriera di Dries Mertens, specialmente nei dettagli degli anni delle giovanili: ci puoi raccontare la sua storia dalle origini fino all'approdio al Napoli?
"Sì, con noi qui ha iniziato a sei anni e ha giocato con noi per circa quattro anni, qui allo Stade Leuven (piccola precisazione: l'attuale OH Leuven, è la fusione del 2002 di tre realtà calcistiche di Lovanio, fusione tra i club del K. Stade Leuven, del K. Daring Club Leuven e del F.C. Zwarte Duivels Oud-Heverlee, ndr). A dieci anni andò all'Anderlecht, ma lì ci fu un problema. Era troppo piccolo fisicamente per giocare con i compagni e rispetto agli altri giocatori, gli avversari. Verso i 16-17 anni si trasferì al Gent, qui c'era un allenatore che non credeva in Dries. E così andò in prestito all'Eendracht Aalst. Dopo un anno andò all'AGOOV Apeldoorn, un club di seconda divisione olandese. Qui giocò molto bene e divenne capitano, dopo due anni divenne giocatore dell'anno e l'Utrecht andò a prenderselo. In quel periodo sfidò anche il Napoli, vero? Poi passò al PSV. In realtà , dopo l'Utrecht sarebbe dovuto andare all'Anderlecht, ma ci furono dei problemi con il trasferimento ed alla fine optò per la squadra di Eindhoven. E lì giocò per due anni, poi approdò al Napoli: sono molto veramente che sia venuto al Napoli".
C'è stato un momento che hai capito che sarebbe diventato un campione? E grazie a quali caratteristiche?
"Dagli inizi! Grazie ai suoi genitori, Herman e Marijke, che sono persone molto intelligenti. Non hanno mai detto che il suo figlio era il migliore, l'han tenuto sempre coi piedi per terra. Dries era davvero un grande giocatore, uno di quelli che li guardi e dici: 'Ce la farà !' E' sicuramente un campione".
I suoi genitori hanno voluto che si laureasse e che studiasse, così capisci che la famiglia l'ha aiutato sempre.
"Sì, Herman lo portava in auto ovunque, hanno viaggiato tanto. Andò all'Anderlecht in una situazione difficile. Avendo altri due figli, non è così facile. I genitori lavoravano in quel momento, non è stato facile ma credevano nel loro figlio".
In quella tua squadra di Lovanio c'erano altri calciatori divenuti famosi?
"Sì, avevo Denis Odoi che gioca al Fulham. E altri giocatori, un ragazzo ebbe un problema al cuore ma se non l'avesse avuto credo avrebbe giocato anche in Prima Divisione in Belgio o in Inghilterra, Germania, Italia. Avevo buoni giocatori".