Bordon: "Pronostico Napoli-Inter, ecco come finisce! Vi racconto quel folle 4-3 al San Paolo"

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Bordon: Pronostico Napoli-Inter, ecco come finisce! Vi racconto quel folle 4-3 al San Paolo

Ultime notizie SSC Napoli - L'edizione odierna di Repubblica ha intervistato Ivano Bordon, portiere dell'Inter degli anni Settanta, ecco alcuni estratti:

Napoli- Inter, Bordon, decisiva per lo scudetto?

«Grande sfida ma non decisiva, ci sono ancora troppe partite. Ma potrebbe incidere sul morale di una delle due squadre che, eventualmente, uscirà sconfitta, questo sì. Anche se io ho una mia idea».

Un pronostico?

«Potrebbe finire pari, come all’andata e magari con lo stesso punteggio: 1-1».

Parliamo del suo ruolo, il portiere. A difendere i pali azzurri ci sarà Meret, qual è il suo giudizio su Alex?

«Ottimo. Giocatore di alto livello. Mi piace molto per alcune caratteristiche, perché lui è molto tecnico. Ha grande reattività tra i pali, una dote: non si butta mai in anticipo ma studia la traiettoria del tiro e scatta con i tempi giusti. Non ha avuto una carriera in discesa perché, appena arrivato a Napoli ha subito un lungo infortunio e poigli è stato preferito Ospina ma alla fine si è affermato».

Torniamo al suo calcio, ai suoi Napoli-Inter: quale partita contro gli azzurri le è rimasta nel cuore?

«Stagione ‘79-‘80, quella del mio secondo scudetto nerazzurro. Al San Paolo (ovviamente non ancora Maradona) un Napoli traballante in classifica tira fuori una grande gara ed il match è spettacolare: vinciamo 4-3! Per noi doppietta di Carletto Muraro e reti di Altobelli e Baresi. Io me la vidi brutta: presi tre gol, non bastasse, fui salvato altre due volte dai pali e una terza da un salvataggio sulla linea se nonsbaglio di Canuti. Ma parai anche diverse bordate degli azzurri, in particolare di un Guidetti scatenato. Che partita, ragazzi, indimenticabile e un po’ folle».

Nella sua lunga carriera ha incrociato Diego Armando Maradona.

«Ho avuto l’onore (ride,ndr) di subire il primo gol in Italia del formidabile fuoriclasse argentino, più di così... Ero passato alla Sampdoria ormai. Fine estate del 1984, credo seconda giornata di quella stagione. A Napoli, come sempre, almeno 85mila spettatori. Partita bloccata ma all’inizio della ripresa il nostro libero, Renica, strattona Celestini in area. Rigore. Diego dal dischetto calibra una traiettoria a fil di palo che io intuisco ma nulla posso…Lo stadio esplode. Poi pareggerà Salsano. Che giocatore enorme era Diego. Ho un altro flash che ne descrive la grandezza…Lo vedo sulla bandierina del calcio d’angolo braccato da Wierchwoode stretto da un altro nostro difensore avvicinarsi lateralmente alla porta ma per farlo si allunga la traiettoria della sfera: esco dai pali sicuro di prendergli il pallone perché a quel punto non ha lo spazio fisico per fare altro... mi sbaglio alla grande: lui con un gioco di prestigio fa sparire il pallone e serve un compagno che a momenti segna. E io guardo Wierchwood e gli urlo: ma dove è finito? Era qui…Magie che solo Maradona poteva compiere».

 

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