Estate 1999. Dopo due stagioni all'Arsenal, il 20enne Nicolas Anelka è a un passo dalla Lazio di Sergio Cragnotti, che l'anno seguente avrebbe vinto lo scudetto. La Juventus, reduce da un deludente settimo posto che le vale la qualificazione all'Intertoto, è a caccia di rinforzi e punta decisa sul francesino dei Gunners, ma Luciano Moggi - all'epoca direttore generale bianconero - non è a conoscenza di un dettaglio decisivo: "La Juve voleva Nicolas, ma noi con il giocatore avevamo già un accordo scritto, firmato in gran segreto a Formello dieci giorni dopo la fine del campionato". A spiegare come andarono realmente le cose è Vincenzo Morabito, agente Fifa che in quella trattativa fece da intermediario per conto della Lazio.
"Mandammo un aereo privato in Francia e portammo Anelka a Formello, dove ci fu un incontro con Eriksson (allenatore di quella Lazio, ndr) e Cragnotti (presidente dell'epoca, ndr) - racconta Morabito in esclusiva a Sportmediaset.it -. Firmò il contratto, anche se non si poteva fare perché mancava l'accordo con l'Arsenal. La Juve, ovviamente, non poteva saperlo e i procuratori non potevano raccontarlo, perché si rischiava una grande squalifica". E' qui, dunque, che comincia il grande bluff nei confronti della Signora. "Loro avevano un po' di vantaggio rispetto a noi per quanto riguarda la trattativa con l'Arsenal, però non potevano affondare il colpo perché non avevano il consenso del giocatore. Ci furono delle scene quasi da romanzo giallo: eravamo in un albergo a Milano con gli agenti del giocatore, che marcavo stretti perché erano dei personaggi da prendere con le molle. Vennero in Italia per incontrarsi con la Juve a Torino, poi Moggi richiamò e disse: 'No, l'appuntamento non si fa a Torino perché è pericoloso, potrebbero vederci. Ci vediamo in un autogrill sulla Milan-Torino'. Dissi a loro di andare per non dare sospetti, però quando arrivarono a destinazione non trovarono Moggi ma il povero Bettega, mandato lì un po' allo sbaraglio".
"La simulazione", come la definisce Morabito, va avanti fino a quando Anelka invia al club bianconero un fax nel quale, oltre a rifiutare le avances della Juve, spiega in quattro punti perché preferisce la Lazio. 1) La Juve non disputa la Champions League; 2) I biancocelesti sono tecnicamente superiori alla Juve; 3) Roma è meglio di Torino; 4) Torino, secondo quanto riferitogli da alcuni compagni francesi della Nazionale, è una città in cui è difficile ambientarsi. "La trattativa con la Juve era già morta in partenza - ribadisce l'agente Fifa -. Il giocatore non poteva firmare anche per la Juve, altrimenti si rischiava un altro caso dopo quello di Figo. Inoltre, lui non ha mai dato l'impressione di voler ascoltare le offerte dei bianconeri. Con la Lazio ci fu un innamoramento a prima vista".
Dopo un'estenuante trattativa, finalmente l'Arsenal invia alla Lazio il fax tanto atteso: l'accordo è raggiunto sulla base di "21 milioni di sterline più bonus, per un totale di 23 milioni di sterline". Qualcosa, però, va storto proprio sul più bello. "Convocammo immediatamente l'entourage del giocatore per compilare tutta la modulistica del caso. La riunione fu fatta nella sede della Centrale del Latte di Roma, che era di proprietà di Cragnotti. All'improvviso, gli agenti di Anelka ci chiesero una commissione di due miliardi di vecchie lire. La stessa richiesta era stata fatta all'Arsenal, che aveva rifiutato".
All'interno della stanza cala il gelo. "Ci fu molta tensione - continua Morabito -. Cragnotti era deluso, perché si era sempre comportato da gran signore per tutta la trattativa. Loro fecero un po' i duri. A un certo punto Cragnotti chiese un'oretta di riflessione, poi mi convocò: 'Mi dispiace, ma adesso andiamo di là e li butto fuori da qui'. Tornammo dentro e disse: 'Signori, siete pregati di uscire immediatamente da questo ufficio e non vi voglio più vedere'. Loro rimasero sconcertati".
L'affare salta così per aria e Anelka finisce al Real Madrid, dove non lascia alcuna traccia. Poi, dopo la parentesi al Psg, riparte dalla Premier League (Liverpool, City, Bolton e Chelsea) prima dell'ultima esperienza in Cina, allo Shanghai Shenua. Ora, a quasi 34 anni e 13 anni e mezzo dopo quel vecchio corteggiamento, c'è la Juventus. "Arriva con tantissimi anni di ritardo, probabilmente quel mancato sbarco in Italia gli ha cambiato la carriera - dice Vincenzo Morabito -. Io credo che non ne abbia più, ha staccato la spina anche mentalmente. Stiamo parlando di un giocatore che ormai è quasi un ex giocatore da un anno e mezzo. Drogba sarebbe stato tutta un'altra cosa".