ESCLUSIVA - Montezine: "Ero l'idolo di Kakà! De Canio mi volle in azzurro, provai anche col Napoli di Gaucci. Su De Laurentiis ed il San Paolo..."

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Montezine esulta dopo un golMontezine esulta dopo un gol

Il Napoli giocherà contro l'Udinese domenica sera. Ne abbiamo parlato con chi la maglia delle due squadre l'ha indossata e si è

Il Napoli giocherà contro l'Udinese domenica sera. Ne abbiamo parlato con chi la maglia delle due squadre l'ha indossata e si è fatto apprezzare, soprattutto in azzurro, Fabio Cesar Montezine:

Sei uno degli esempi più lampanti di come il calcio, e più in generale la vita, possano portarti ad intraprendere strade e scenari che non ti saresti mai sognato di affrontare. Parto dalla fine, perchè la scelta di andare a Dubai?

“Non è stata una scelta mia venire a giocare in Qatar. Ero in vacanza forzata a Santa Maria di Leuca con alcuni amici, mi hanno invitati ad andare da loro. Vacanza molto bella che mi ha fatto conoscere dei manager di un'agenzia di Milano che lavoravano con il mercato degli Emirati. C'era una squadra del Qatar che si allenava a Roma, ho fatto un provino. Avevano bisogno di un giocatore con le mie caratteristiche. Ho giocato un'amichevole e da lì, era il 2005, è cambiata la mia storia. Il ds si è appassionato del mio modo di giocare e da lì mi hanno fatto trasferire”.

Me li racconti i primi calci ad un pallone per strada, il tuo sinistro delizioso era subito evidente. Il San Paolo non ci pensò due volte...

“Sembra scontato, vista la carriera da calciatore. Quando avevo 7-8 anni e giocavo per strada, avevo un sinistro diverso dal resto dei miei amici e mi hanno soprannominato 'Escuerdinha', proprio perchè giocavo con il mancino. Dentro di me c'era già la voglia e la passione per il calcio. Ero già cosciente, volevo essere un calciatore professionista. Cominciai a giocare calcio a 5, nella mia città a Londrina. Poi Under 15 e a 16 andai a fare un provino a Vicenza. Non andò bene e tornai in Brasile. Da lì cominciai a giocare un torneo e c'era un osservatore del San Paolo che mi portò lì, in una delle migliori squadre in Brasile”.

Ma è vero che sei stato l'idolo di Kakà? Proprio al San Paolo...

“Al San Paolo ho avuto la fortuna di avere degli allenatori e compagni molto bravi. Tanti hanno giocato come professionisti. Simplicio, Bautista, Kakà arrivato dopo. Era più giovane e parlandogli mi sorprese. Fece un gol col Milan bellissimo e lui mi rispose che aveva imparato da me guardando gli allenamenti al San Paolo. Sono rimasto lusingato. E' diventato il calciatore grande che noi conosciamo”.

L'Udinese ti nota e ti porta in Italia. Ma anche lì non fu facile... De Canio non riuscì a farti esordire. Si diceva di te che eri un po' troppo gracile fisicamente

“Eravamo forti al San Paolo, Manuel Gerolin e Gabriele Tubaldo hanno visto dei tornei e avviarono le trattative con l'Udinese. Sono stato con loro un paio di mesi, c'era anche De Canio. Non ero ancora pronto ad esordire in prima squadra, ero leggero fisicamente. Mi notò e quando si trasferì al Napoli mi propose di seguirlo. Anche altri calciatori mi hanno consigliato, pur essendo serie B, di accettare: Napoli è fantastica”.

Poi il Napoli e lì riuscisti ad emergere finalmente. Furono anni importanti i tuoi con la maglia azzurra, il tuo sinistro faceva impazzire i tifosi

“A Napoli ho avuto i miei migliori anni in carriera, anche se erano i periodi più brutti per il club. Una città che respira il calcio, con tifosi appassionati tantissimo. Eravamo in serie B, ma i tifosi mi hanno dato qualcosa che porterò sempre nel cuore. Sarò sempre eternamente grato alla città e ai tifosi. Anni importanti con la maglia azzurra. Ero giovane, c'erano giocatori importanti come Baccin, Vidigal e Jankulovski, una grande squadra per la cadetteria”.

Primo gol a Terni, ma è a Messina con un tiro al volo dal limite dell'area che andò a finire dritto all'incrocio dei pali che mettesti a segno forse il tuo gol più bello

“De Canio mi ha dato la fiducia. Esordio con l'Empoli, non andò bene. Non sono stato all'altezza, ma lui sapeva cosa potevo dare. A Terni ebbi una nuova opportunità e, con il gol su punizione, cambiò la storia. Proprio nel modo in cui in gol ci andava il re del calcio e della maglia azzurra: Maradona. Non mi paragono a lui, ma da lì è cambiata la fiducia. Ho avuto altre opportunità e a Messina mi sono ripetuto con un gol anche al Vicenza in rovesciata”.

Hai sempre avuto un atteggiamento umile, ma nello spogliatoio azzurro com'eri?

“Sono un ragazzo tranquillo, non sono di quelli che fanno confusione. Ho molto rispetto per le persone e le scelte, dando sempre il mio meglio, che sia dentro o fuori dal campo. Il Fabio dello spogliatoio è uguale anche nella vita: allegro, umile e pronto ad aiutare”.

Vidigal, Sesa, Jankuloviski, Troise, Stellone, Montervino ma anche un giovane Floro Flores. Era un Napoli comunque ben strutturato

“Era uno squadrone, veniva dalla serie A e tanti decisero di restare. Devo solo ringraziare tutti per come mi hanno accolto e fatto sentire uno di loro dal primo momento. Con Vidigal abbiamo legato tanto, così come con Troise e Floro Flores, giovani ma forti. Peccato aver fallito non andando in A per pochi punti, ma è stato di una grande esperienza”.

Colomba, Scoglio, con loro non andò bene: il tuo secondo anno non fu come il primo

“Quando cambia l'allenatore, cambiano anche i giocatori e hanno altra mentalità di vedere il calcio e scegliere chi mandare in campo. Non mi sono mai arreso, ho sempre dato il mio meglio e mi sono sempre sentito importante per la squadra, anche se non iniziavo da titolare, ho giocato tante partite. Ero ritenuto importante per la squadra, per me questo era importante. Alla fine anche con loro sono riuscito a giocare”.

Il 14 marzo 2004, in Napoli-Treviso, arriva l'infortunio. Forse è lì che è finita la tua avventura azzurra, anche perchè poi arrivò il fallimento

“Alla fine della stagione, dopo un'annata particolare, con alti e bassi, la società era in grande difficoltà finanziaria: eravamo senza stipendio da mesi. I risultati non venivano anche per questo motivo. La stagione finì nella peggiore maniera possibile con l'infortunio al ginocchio che mi ha fatto stare fuori per 7-8 mesi. Se non era abbastanza, arrivò anche il fallimento. Una spiacevole sorpresa. Parlai prima delle vacanze con Naldi, sperava di riuscire a salvare il tutto. Cambiò nuovamente la mia carriera”.

Ma quella stagione, che poi portò al fallimento, generava in voi sensazioni negative sin dall'inizio? Avevate la percezione che qualcosa di negativa stava per succedere?

“Una stagione che non andava bene. Siamo stai 8-10 mesi senza stipendi, sempre con scuse a destra e a sinistra. Noi come professionisti abbiamo cercato di fare del nostro meglio dall'inizio alla fine. E' stata una stagione pesante con i risultati che non arrivavano. Quando stai in queste situazioni, speri sempre che il mese successivo poteva portare a sviluppi. Da gennaio in poi iniziammo a capire che le difficoltà erano sempre più grandi. Siamo stati professionisti fino alla fine e al fallimento, nessuno ci credeva che si potesse arrivare a tanto”.

Saresti rimasto volentieri per riportare il Napoli in alto con De Laurentiis, ma cosa accadde? Anche se con Gaucci e con quella squadra 'fantasma' in ritiro sei andato

“Non avrei ai voluto lasciare Napoli. Avevo ancora un anno o due di contratto. E' arrivato Gaucci e abbiamo fatto quel ritiro che, purtroppo, non è andato bene. Gaucci non prese il Napoli. Stavo facendo la riabilitazione e avevo ancora il ginocchio non ok. Dovevo ancora lavorare qualche mese. Non mi passava per la testa andare via dal Napoli. De Laurentiis ha comprato il Napoli e forse non sono riuscito a gestire al meglio la situazione. Le voci che mi arrivavano era che De Laurentiis voleva fare piazza pulita e non ho cercato di parlare con lui o con qualche dirigente. Ho preso le mie cose e sono andato a Bologna a lavorare per il recupero. Il direttore sportivo dell'Avellino mi propose di andare lì ma non volevo. Però era tanto il tempo di inattività ed avevo speso tanti soldi. Mi proposero un buon contratto e ho fatto sei mesi lì”.

Avellino, ma soprattutto il Qatar. Il legame è talmente forte che nel 2008 arriva addirittura la naturalizzazione e la possibilità di giocare con la Nazionale di cui sei diventato simbolo

“In quel momento ho conosciuto l'agenzia di Milano che aveva rapporti col Qatar e da lì è iniziata la mia avventura. Ho fatto 2 stagioni dal 2005 e sono stato considerato uno dei migliori giocatori della Lega. Da lì l'invito della naturalizzazione. Ho avuto la nazionalità e ho cominciato una bellissima esperienza con la Nazionale. Ho disputato due eliminatorie per i mondiali. Nella vita succedono delle cose che al momento ti sembrano bruttissime e ti tolgono la voglia di giocare. Ho creduto in Dio e tutto è cambiato”.

Azzardo un paragone: Ronaldo sta all'Italia come Montezine sta al Qatar, sono lontano dalla verità? Sei ormai una star lì...

“Sono appassionati di calcio ma, allo stesso tempo, non c'è quella pazzia che c'è in altri posti. Sono venuti tanti grandi calciatori negli ultimi anni come Raul, Xavi ma si cammina senza problemi per strada. Sono molto calmi. Xavi mi ha detto che ha una vita tranquilla e può uscire senza problemi. Sono molto riconosciuto ma cammino e vivo tranquillamente”.

ÙابÙ٠سÙزار ÙÙÙتÙزإÙÙ, è il tuo nome...scritto bene?

“(ride, ndr) Non ho imparato l'Arabo. Sono 2mln e oltre ma la maggior parte parla inglese. Sono stato un po' pigro”.

Sei forse il più importante calciatore lì, ma ogni tanto sei pervaso da un velo di malinconia: e se fossi arrivato a Napoli in un momento storico diverso?

“Mi pongo sempre questa domanda, ma non saprò mai la verità. So solo che Napoli mi è rimasta nel cuore e sarò sempre tifoso azzurro. Sarei rimasto più che volentieri”.

Il nuovo Napoli di Ancelotti, ma quanto ti piace e dove può arrivare?

“Il Napoli viene dal periodo di Sarri e ha fatto divertire tanti, tutti, a mio avviso. Una squadra che mette a segno tanti gol e gioca in quel modo non può che essere ammirata. Con Ancelotti, un grande allenatore, si è cambiato qualcosa. Hanno trovato le giuste misure e spero che possa arrivare il più in alto possibile”.

di Ciro Novellino

RIPRODUZIONE RISERVATA

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