Solo palla a Llorente e «Ave Maria»: il Napoli più forte dell’era De Laurentiis gioca come peggio non potrebbe

Editoriale  
Carlo Ancelotti, allenatore del NapoliCarlo Ancelotti, allenatore del Napoli

Il Napoli più forte dell'era De Laurentiis gioca come peggio non potrebbe: l'unica fonte di pericolo è rappresentata dalla palla alta per Llorente

Sforziamoci, andiamo indietro nel tempo e chiediamo ad Ancelotti perché. Visto che non era questione di trequartista (anche se poi ha arretrato Fabian di 15 metri), non era questione di 4-2-3-1, poi non è andato bene nemmeno il 4-4-2. Perché il Napoli più forte dell’era De Laurentiis, numeri e valori economici alla mano, si trova dietro all’Atalanta, a 5 punti dalla seconda e a 6 dalla prima già alla settima giornata di campionato. 

C’è qualcosa che non va. Perché il periodo di assestamento valeva per la prima stagione. Avevamo messo in conto un amalgama da trovare per la difesa mutata per metà con Manolas e Di Lorenzo. E ci sta tutto. Ma spaventa a tratti come i giocatori, giunti a metà campo, quasi si guardino tra di loro senza sapere cosa fare. Idee: poche e confuse. 

E non è un caso che l’indice di maggior pericolosità arrivi da ciò che meno rappresenta l’essenza del gioco: palla in mezzo e mani giunte sperando che Llorente la spizzi bene. Questa può rappresentare un’alternativa. Non la via maestra

Non è un problema di classifica, quella poi si aggiusterà col tempo. Ma in sette giornate chi ha avuto la sensazione che questo Napoli possa lottare concretamente per lo scudetto faccia un passo avanti. Parliamo di competitività, non di vincere a mani basse, le stesse parole utilizzate da Ancelotti all’inizio di questa e anche della stagione passata. Non c’è agonismo, la squadra sembra spaesata e i giocatori che dovrebbero tirare la carretta nei momenti di difficoltà sono quelli maggiormente in crisi. Insigne annullato, Milik un fantasma, Lozano si deve adattare. Ma a centrocampo va anche peggio tra Zielinski, Fabian e Allan. Per non parlare di quando si prova una linea a tre (vedi ieri) senza un regista di ruolo in rosa…

La sveglia doveva suonare già l'altro ieri. Ma qui è Ancelotti ad aver vinto tre Champions. È lui che sa come si esce da queste fasi. Che sia un problema di carattere, di gioco o di uomini. A rischio non è la stagione, perché forse lo scudetto non si vincerebbe lo stesso, ma l’identità di una squadra.

Twitter: @LeonardoVivard

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