Non scherziamo

Editoriale  
Non scherziamo

Meret e Ospina: l'analisi sul ballottaggio di Gattuso

Diciamoci le cose come stanno: la situazione è già parecchio complicata e disperata così. Se ora la società inizia ad auto-depauperare anche i propri patrimoni, è davvero notte fonda. Perché al netto del grande segnale di ripresa con la Lazio - al quale dovranno seguire inevitabili conferme -, la montagna è ancora tutta da scalare. E soprattutto la parte più impervia non è l'attuale, dalla quale in un modo o nell'altro se ne uscirà, piuttosto quella che arriverà al triplice fischio di questa stagione. 

Perché oltre a gestire nel frattempo la delicata questioni delle multe, e tentare di salvare la stagione in qualche modo, bisognerà anche attuare un inevitabile processo di rifondazione. Una vera e propria rivoluzione. Doverosa e necessaria dopo aver toccato il punto più basso dell'era De Laurentiis. Dove di certo non si potrà cambiare mezza o trequarti di squadra, ma quanto meno 6-7 elementi dovranno giocoforza dire addio. Perché la frattura è ormai profonda e insanabile. E bisognerà dunque capire chi e come cedere per limitare i danni il più possibile. Cercando di comprendere al contempo come valorizzare e rilanciare alcune delusioni della stagione, come ad esempio Hirving Lozano

Allora sarebbe logico, data la gravità, che il Napoli quanto meno ripartisse dalle sue certezze attuali. E in questa assurda prima parte di stagione delirante, tra le varie macerie, appena due giocatori sono emersi con dignità: Alex Meret e Giovanni Di Lorenzo. Due fiori nel deserto. Appare quindi piuttosto surreale che adesso, nel tentativo di risalita, si riparta con tutti ma tranne che con uno dei. Ovvero il portiere costato ben 25 milioni di euro. Un punto di riferimento assoluto improvvisamente accantonato.

Fuori un 22enne, dentro un 31enne. Una contraddizione totale per un club che ha fatto dei giovani e delle plusvalenze il proprio punto di forza. Se in estate il colombiano è stato lasciato andare in estate, col rischio comunque di perdelo malgrado la convinzione di riprenderlo, un motivo ci sarà. Ospina è un ottimo portiere, e in linea di massima sarebbe potuto essere anche il titolare di questo Napoli, ma non se nella stessa squadra c'è Meret. Non ce ne voglia. Sia per un discorso di prospettiva e investimento, ma anche e soprattutto tecnico. Perché che il sudamericano sappia giocare meglio con i piedi non basta. Il gioco non vale per niente la candela. Se non momentaneamente. 

Il Napoli ci ha messo ben 11 anni per trovare il portiere del futuro. Ora sarebbe assurdo gettarlo così. La questione è semplice: se questo avvicendamento è figlio di alcuni acciacchi di Meret e, in generale, di un momento non proprio al top sul piano fisico, ci può stare. Ma se la staffetta dovesse essere definitiva come qualcuno sostiene - ahinoi - si tratterebbe di un grosso autogol. Di una terribile autorete del Napoli per l'anti-Donnarumma della Serie A.

Gennaro Iezzo, Matteo Gianello, Luigi Sepe, Nicolas Navarro, Luca Bucci, Morgan De Sanctis, Antonio Rosati, Roberto Colombo, Rafael Cabral, Mariano Andujar, Gabriel Vasconcelos, Pepe Reina e Toni Doblas. 12 anni, 13 portieri e 26 paia di guantoni prima di trovare l'uomo giusto. Dunque non scherziamo. Va riportata la chiesa al centro dei pali, va ringraziarto un ottimo Ospina - che senza il fuorigioco di Immobile si sarebbe macchiato di un altro grave errore - e bisogna far spazio al futuro. 

La situazione è già parecchio complicata già com'è. Rincarare la dose, auto-flagellandosi, sarebbe davvero troppo. Gennaro Gattuso, alla vigilia di Napoli-Fiorentina, ha fatto un quadro piuttosto chiaro sulla questione. Il motivo della staffetta è duplice: sia perché Meret non è al meglio, ma anche perché Ospina, in fondo, palleggia meglio. Ma al rientro effettivo bisognerà puntare sul patrimonio a prescindere da tutto. Non scherziamo. 

Meret-Ospina, le parole di Gattuso 

"Ho sempre detto che Meret è un patrimonio della società e ho sempre detto che il vissuto di Ospina e Meret sono diversi. In questo momento sto andando alla ricerca di questa tipologia di gioco ed è un pizzichino più avanti. Ma ci sta. Meret è dalla partita con l'Inter che non sta dando continuità al lavoro. Spesso non si può tuffare perché ha ancora fastidio. Poi è normale che se in questo momento poi vado alla ricerca di palleggiare dal basso, Ospina è più avanti. Ma alla fine il portiere deve parare eh, altrimenti diciamo che abbiamo bisogno di un libero e servirebbe un portiere volante. Non ho detto questo, perché il portiere alla fine deve parare. Ma su questa dote del palleggio Ospina è un po' più avanti e dobbiamo lavorare, dopo vediamo. Detto questo, Meret ora non è al 100%"

di Pasquale Edivaldo Cacciola 

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