Inter-Napoli ne è stata la cartina al tornasole. Qualcuno dopo Napoli-Lecce aveva predicato essere piccoli, provinciali, per tornare grandi. Che poi, se vogliamo, è la filosofia chiesta da Gattuso ai suoi contro le grandi. Nessuno se ne scandalizzi però, perché è il risultato ciò che conta. Possiamo affermare che fino ad ora vi son due Napoli: più che quello di coppa e quello di campionato, ve n'è uno contro le grandi e un altro, in difficoltà, con le medio-piccole. Gattuso era chiamato a risolvere tanti problemi, di campo ed extracampo, e tutti in una volta con la bacchetta magica non è possibile.
Chiariamolo subito, stare venti metri più bassi mediamente, concedere maggior palleggio agli avversari (certo, non eccessivamente: 45,5% di possesso degli azzurri con l'Inter, 51,1% contro la Juve e il 46% contro la Lazio, mentre mediamente in stagione il Napoli tiene la palla per il 55,3% del match) e sfruttare le caratteristiche tecniche dei singoli (che restano di grandissimo livello nonostante la stagione 'no') nelle ripartenze e nelle verticalizzazioni rapide per arrivare in porta non è mica un sacrilegio.
Questo quando giochi con Lazio, Inter e Juve o squadre come l'Atalanta può esser certamente vantaggioso. Qualcosa rischi, ma rischieresti anche nel caso avessi "undici facce di ca**o che palleggiano in faccia" all'avversario, per dirlo con una frase celebre. Questo, in mappa termica, l'atteggiamento degli azzurri contro Lazio, Juventus e Inter, con una squadra quasi mai nell'area avversaria ma che è riuscita a segnare però quattro gol e subendonesolo uno.
In particolare, contro i biancocelesti il Napoli ha tirato in porta solo due volte segnando un gol (50% realizzativo), 4 volte contro la Juve con due gol (50% realizzativo) e 2 tiri in porta con un gol contro i nerazzurri (anche qui, 50% realizzativo). Un trend nettamente positivo e diverso da quello stagionale: il Napoli finora segna la media di 1,6 gol a partita con 5,5 tiri in media a partita (dati whoscored), con una percentuale realizzatica rispetto ai tiri in porta del 29%. La posizione in campo, poi, è piuttosto chiara in queste tre gare: stare 20 metri più bassi rispetto alle gare in cui le avversarie stanno dietro, si chiudono, lasciando il palleggio al Napoli.
Due Napoli diametralmente opposti, la cura Gennaro Gattuso adesso dovrà incidere nei match come Napoli-Fiorentina, Samp-Napoli e Napoli-Lecce, di cui due ne hai perse e una l'hai vinta, ma subendo in totale 7 gol in 3 gare. Ne hai segnati 6, questo è vero, ma è in questi match che si palesa lo squilibrio di una squadra che quando deve fare la partita e stare più alto, concede molto di più nonostante gli avversari di minore caratura e perde diversi duelli individuali, nonostante i Manolas, i Koulibaly e i Di Lorenzo. Le domini, ma non le porti a casa. 67% di possesso palla e 12 tiri ma 0 gol con la viola, 64% e 15 tiri nella vittoria di Genova dove hai sofferto per lunghi tratti del match e infine il 60% di palleggio con 25 tiri nel ko col Lecce.
Gattuso e il suo Napoli a due facce finora, provinciale ma vincente con le grandi, dominante ma barcollante con le medio-piccole. Che però ha riportato la gente allo stadio, ha fatto tornare entusiasmo e ha mostrato qualcosa che qui (gare di Champions con Ancelotti a parte), non si vedeva da molto: preparare la partita sui punti di forza e debolezza dell'avversario. Elmas docet, ieri. Non resta che trovare la soluzione per quelle gare con le medio-piccole, stona troppo l'undicesimo posto con 30 punti rispetto ad una squadra imbattuta nelle coppe, che è in vantaggio sull'Inter in semifinale di Coppa Italia e si gioca gli ottavi di finale di Champions League col Barcellona.
di Manuel Guardasole
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