Juan Jesus ha commesso un solo piccolo errore. Ma in buona fede (e per Acerbi)

Editoriale  
Juan Jesus ha commesso un solo piccolo errore. Ma in buona fede (e per Acerbi)

Caso Juan Jesus-Acerbi, c'è una sfumatura da non sottovalutare

All'indomani di Inter-Napoli, quando si immaginava di commentare un pareggio racimolato con merito ma anche di un sogno Champions ormai sfumato, il caso relativo a Juan Jesus tiene banco più della partita stessa. Ed è giusto così, sia chiaro. Lo stupore è piuttosto per un episodio inconcepibile che in un contesto normale non sarebbe nemmeno contemplabile. 

Il brasiliano però, per fortuna, ha deciso di abbattere il muro dell'omertà, dell'accettazione tacita di ciò che è erroneamente intrinseco soprattutto in questo Paese, denunciando l'offesa razzista di Francesco Acerbi. E per quanto il difensore nerazzurro possa smentire, le immagini parlano chiaro: Acerbi chiede scusa e mostra Thuram a Juan Jesus come a dire "ma guarda, ho amici di colore", il resto è noto per uno spettacolo indecoroso. 

Scene inaccettabili anche perché vanno a legittimare cori e comportamenti sugli spalti contro cui si combatte da tempo. Tanto lavoro per sensibilizzare contro il razzismo e punire chi offende e poi cosa accade? Che sono gli stessi protagonisti in campo a farlo, così da creare un cortocircuito che rischia di annullare tutto il lavoro fatto in precedenza. 

Senza dimenticare, inoltre, che questi atleti sono idoli ed esempi per milioni e milioni di ragazzini. Juan Jesus per fortuna ci ha messo la faccia nel post partita, assumendosi le responsabilità di un gesto che avrebbe fatto non poco rumore, ma mettendo poi un freno con "abbiamo risolto, sono cose da campo"

Caso Juan Jesus-Acerbi, il gesto da signore del brasiliano non va frainteso 

Ecco, se proprio vogliamo trovare una sbavatura nella notte del difensore gaucho esaltata anche da un gol oltre, è forse questa chiusura. Non si può minimizzare dicendo che sono cose che restano lì, sul campo. Ma il gesto del 32enne di Belo Horizonte in realtà è un atto di bontà d'animo: è stato un modo per tutelare, nonostante tutto, il professionista Acerbi. Mettendolo a nudo come giusto che fosse ma al contempo salvaguardandolo e provare ad ammortizzare un po' le conseguenze che avrebbero potuto intaccare - come sta già accadendo - la sua carriera e soprattutto la sua immagine.

Un gesto da gentiluomo, ma ridurre il tutto a cose da campo apre anche a fraintendimenti pericolosi. Significherebbe giustificare i cori razzisti in quanto "roba da campo e nulla più". Ma i campi di oggi non sono più quelli degli anni 60-70 e 80, per fortuna, quando si potevano dire serenamente certe cose - anche se errate - poiché erano comuni, assorbite e accettate da tutti. 

Per il resto l'adrenalina del post-gara, i tempi corti e il contesto flash non ha probabilmente permesso al verdeoro di esprimere il concetto come lo avrebbe voluto fare davvero nel finale. La chiusura era dichiarare il mea culpa dell'avversario, non per ridimensionare il fatto. Ci ha pensato dopo via social a essere più preciso: "Ho difeso la mia squadra e i miei diritti nel modo che ho ritenuto più giusto. Felice per il gol e per la reazione della squadra". Giusto così. E il fatto che abbia segnato proprio lui fa godere tanto. Non solo ai napoletani ma a tutti gli anti-razzisti. 

di Pasquale Edivaldo Cacciola

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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