Come riporta il Corriere del Mezzogiorno l'autopsia ha confermato la versione dei fatti che avrebbe raccontato Ciro Esposito: C’è di più, e più probante, nei racconti fatti da Ciro Esposito prima di morire. Non solo il riconoscimento del suo presunto assassino, Daniele De Santis, da una foto. Il tifoso napoletano avrebbe raccontato alle persone che lo accudivano come sono davvero andate le cose quel pomeriggio: “Ho raggiunto io per primo quell’uomo e l’ho spinto a terra. Quando si è rialzato, in piedi, eravamo a breve distanza, faccia a faccia e mi ha sparato in petto”. Sono dichiarazioni che fanno fare, una volta verificate, un balzo in avanti all’inchiesta della procura, che ritiene dal primo momento De Santis colpevole di quello che 48 ore fa è diventato un omicidio volontario. Intanto collocano con esattezza sulla scena del delitto sia la vittima che il presunto assassino. Confermano la sostanza dell’iscrizione di Esposito tra gli indagati come partecipante alla rissa (con altri due testimoni) dopo l’inseguimento e chiariscono un dato balistico, riscontrato ieri anche dall’autopsia. Il colpo fatale è stato esploso ad altezza uomo, da posizione eretta.. Ma altri interrogativi si aprono. Come ha fatto De Santis, grosso e goffo (il super teste Raffaele Puzone dice di averlo visto inciampare), a rialzarsi in fretta? La pistola che avrebbe usato era quella da custode dell’area di Tor Di Quinto poi teatro dell’omicidio, o era già stata usata in altre circostanze? Gli altri napoletani erano già con Ciro quando ha spinto «Gastone» o arrivavano in quel momento? È la differenza che passa tra una ipotetica legittima difesa e il coinvolgimento di altre persone. Restando sempre sullo sfondo la caccia ai quattro uomini con casco integrale visti aggredire i bus assieme a De Santis. Non verrà invece periziato l’audio registrato da un telefonino in cui Esposito dice di riconoscere De Santis. In sé non ha grosso valore di prova, più importanti sono le testimonianze di chi ha ascoltato.