Napoli calcio - Alla vigilia di Inter-Napoli, Luciano Spalletti si lascia andare sul ritorno a San Siro e le sue parole diventano momento di analisi per Monica Scozzafava dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno
C’è sempre una frase, una esclamazione. O soltanto una smorfia del viso che Luciano Spalletti studia e poi esibisce, in maniera naturale e convincente. Frase o sguardo che sia, finiscono per essere sempre giusti. Intensi, nel caso della sfida tra Inter e Napoli a San Siro, dove l’allenatore torna per la prima volta da avversario. E, allora: «Il passato che per me non è mai passato»; o anche «non cerco rivincite ma soltanto un momento di felicità». Fino a tuffarsi nei ricordi e scegliere di riferirsi «alle piante della Pinetina a cui ho ridato forza» o alla «Cappella in memoria di Angelo Moratti». Emozioni forti che trasferisce attraverso le parole. Quelle che nascono dal cuore ma sono poi mitigate dalla ragione. Perchè questa è la comunicazione di Spalletti: istintiva ma fino a un certo punto. Spontanea ma sempre riflessiva. I fischi? All’Olimpico non gli furono risparmiati e ci rimase... Se fosse così anche San Siro non sarebbe un dramma. Milano è tanto per lui, ma rispetto a Roma il distacco emotivo è enorme. Ci sono ricordi belli che vanno oltre il carico di dolore e amarezza quella piazza gli ha lasciato,non c’è evidentemente la sensazione di appartenenza. Di cose da dire o precisare ne ha, e non si sottrae. Lo fa con garbo e stile. Affinché nessuno mai possa imputargli voglia di rivincita, esigenza di riscatto.
EMANUELE BERNARDO