Punto 17, Mazzarri: "Hamsik giocatore ideale, come l'ho convinto a restare a Napoli e il paragone con Seedorf. Col Villarreal m'inventai la vittoria: ecco cosa fece il saggio" | VIDEO

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Punto 17, Mazzarri: Hamsik giocatore ideale, come l'ho convinto a restare a Napoli e il paragone con Seedorf. Col Villarreal m'inventai la vittoria: ecco cosa fece il <i>saggio</i> | VIDEO

Ultime calcio Napoli Punto 17 la gara di addio al calcio di Marek Hamsik. Walter Mazzarri ha parlato in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24

Ultime SSC Napoli - Punto 17, Marek Hamsik dà l'addio al calcio giocato. La partita si terrà il giorno 5 luglio alle ore 19 a Bratislava in Slovacchia allo stadio Tehelne Pole, CalcioNapoli24 la trasmetterà in esclusiva per l'Italia attraverso tutte le proprie piattaforme: sito web, social, Youtube e sul canale 79 del digitale terrestre su Napoli e Caserta

Walter Mazzarri lo conosce benissimo, rapporto solido e speciale, tanto da dedicargli un capitolo nel proprio libro. Ne ha parlato, in esclusiva, ai microfoni di CalcioNapoli24:

Mazzarri racconta il suo Hamsik

Marek Hamsik comincia a diventare grande, lo fa con mister Walter Mazzarri. Buongiorno mister, grazie per averci ospitato.

“Prima di tutto grazie a voi. Sì, la fortuna degli allenatori in generale è di trovare i giocatori al momento giusto e nel posto giusto. Marek è uno di quei giocatori che fanno la fortuna di ogni allenatore. In questo senso, per quegli anni lì sono davvero riconoscente a questo ragazzo, ma anche agli altri che sono stati lì con me, che mi hanno dato l'anima, mi hanno seguito e mi hanno dato la possibilità di crescere, di diventare un allenatore a certi livelli”.

Mister, che calciatore era il suo Hamsik?

“Ma io, se voi vi ricordate, ho dedicato un capitolo del mio libro a Marek. Non l'ho mai fatto, ora se voi pensate che ho allenato per venti anni, per me è il giocatore ideale, perché oltre ad essere un campione che calciava la palla indifferentemente con il destro e con il sinistro, aveva una gamba importante, aveva una bella resistenza a livello organico, era un giocatore, un atleta importante, era una persona che aiutava l'allenatore di turno, cosa che, per com'è lui, avrà fatto con tutti gli allenatori che ha avuto. Mi ha dato una mano grandissima perché oltre, ripeto, ad avere delle doti tecniche eccelse, era molto intelligente, molto disponibile, faceva gruppo così in modo naturale perché dava l'esempio a tutti”.

Lo ricorda il primo incontro con Marek, che impressione le fece?

“Ogni volta che entro in un club, faccio dialoghi singoli. Quando Marek entrò nel mio ufficio e cominciai a parlargli, mi diede subito la sensazione di un ragazzo che intanto ti guardava negli occhi ed era sempre a testa alta, signorile nelle risposte e poi una cosa importantissima che lui si è portato dietro per tutta la carriera, nonostante il suo essere diventato campione, aveva l'umiltà di mettersi a disposizione prima di tutto della squadra: giocava nell'interesse della squadra e con l'allenatore instaurava un rapporto tale che se te gli dicevi ‘guarda Marek è la quarta partita che fai ogni tre giorni, ti lascio fuori’, lui rispondeva ‘il mister è lei’ e accettava la decisione. Magari altri giocatori così importanti, tutte le volte che li lasci fuori  non sono contenti: lui mai, si è sempre messo dalla parte dell'allenatore, sempre e comunque”.

A quale calciatore del presente o del passato lo si può paragonare?

“Gli dicevo ‘Marek te hai tutto, sei fisico, sei bravo, sei intelligente, tatticamente capisci tutto, sei un ragazzo perfetto, magari se tu fossi stato mio figlio saresti stato il figlio ideale che ogni genitore avrebbe voluto’. Io mi ricordo ai tempi gli dicevo, hai visto Seedorf? Seedorf è un campione anche lui, giocava nel Milan, si è giocato contro, e quando c’era da mettere, come si usa a dire a Napoli, la ‘cazzimma’, lo faceva. Per me non ha difetti, è un giocatore completo, come ho detto prima, fortissimo in tutto e anche intelligente tatticamente”.

Walter Mazzarri

Le qualità di Hamsik per Mazzarri

Inserimento e gol erano le qualità più importanti di Marek, aveva dell'altro?

“Aveva l'inserimento e il gol ma una tecnica anche sopraffina nel passaggio, nell'ultimo passaggio e poi era talmente intelligente che quando faceva la tattica in settimana, si ricordava tutto, sia la fase attiva che la fase passiva, e in più aiutava i compagni perché essendo, diciamo, un allenatore in campo, si metteva a disposizione del compagno in difficoltà, però lo faceva sempre col sorriso. Io ho allenato altri giocatori che magari erano più importanti di altri e lo facevano notare rendendosi anche un po' antipatici, lui rimaneva simpatico a tutti, gli volevano bene tutti i compagni. Poi a Napoli lo sapete voi più di me, i tifosi l'hanno amato e lui era uno di Napoli poi alla fine”.

Recentemente Marek ha dichiarato che le vuole proprio bene perché lei è l'allenatore che più di tutti gli ha dato qualcosa, in pratica lo ha fatto partire nella sua carriera.

“Io lo ringrazio perché poi è un Signore anche in questo. E’ diventato un campione, è vero, questo bisogna ricordare che, con Lavezzi e Cavani, quando sono arrivato io, che ho trovato il Napoli sest'ultimo in classifica, non erano ancora campioni consacrati, lo sono diventati tutti e tre, con l’appellativo dei tre tenori. Lui è esploso come sono esplosi anche gli altri due e qualcosa di merito me lo prendo, però faccio fatica a dirlo io, preferisco che le dicano loro queste cose”.

Anche lei però tiene tanto a Marek Hamsik, tant'è che nel suo libro gli dedica, come abbiamo detto anche prima, un capitolo ‘Il dialogo segreto con Hamsik’.

“Lui per un allenatore come lo sono io, che guarda molto alla tattica, agli schemi, guarda l'intelligenza proprio del giocatore in campo, è il giocatore ideale. Oltre ad avere, ripeto, anche le doti personali importanti era un uomo squadra. Faccio un esempio: in allenamento lui andava via per l'ultimo, a volte dicevo Marek basta vai dentro non fare più tiri, perché magari se giocava ogni tre giorni poteva procurarsi un infortunio. Questo è Marek, era già allenatore in campo. Ero anche in difficoltà quando dovevo tenerlo fuori perché un giocatore come lui non lo si lascia in panchina e lui era il primo che non mi metteva in difficoltà”.

Walter Mazzarri

Hamsik futuro da allenatore

Crede che nel tempo Marek possa diventare allenatore? Dà una mano ovviamente a Calzona con la nazionale slovacca, ha aperto un'accademy, il futuro di Marek quale potrebbe essere?

“L'intelligenza ce l’ha per farlo l’allenatore. Come ho detto prima era già allenatore in campo, dava l'esempio a tutti in allenamento. Un ragazzo solare, un ragazzo che ha il carattere per far tutto: fare, l'allenatore è dura, perché poi l'allenatore non è solo bravo a mettere in campo i giocatori, e lui lo sarà di sicuro, perché è intelligente, la tattica la conosce, ha avuto allenatori importanti al di là di me. E’ vero che a livello caratteriale anche lì se gli posso dare un consiglio deve tirare fuori un pochino la cazzimma, perché per me lui è stato un esempio di lealtà e di bontà, a volte l'allenatore deve essere leale prima di tutto, deve essere competente eccetera eccetera, però ogni tanto deve tirare fuori anche un pochino quel carattere che ci vuole e magari quello saprà lui come tirarlo fuori. Non è più un ragazzo come quando lo allenavo io, sono passati tanti anni".

Dopo quattro anni lei lascia Napoli, passa all'Inter, Marek lo voleva anche lì…

“Marek l'avrei voluto sempre e anzi se fosse stato possibile ne volevo tre o quattro nella squadra. Io l'ho voluto addirittura l'anno prima o due anni prima quando lo volevano già tutti, ho fatto di tutto per farlo rimanere con noi a Napoli e l'ho convinto a rimanere, quindi sfondi una porta aperta se mi dici di queste cose”.

Lei dichiarò può fare tanti ruoli ma trovare una mezzala che fa 12 gol a stagione e poi spostarlo è un po' limitante. Però mister qualcuno lo ha spostato perché lo ha fatto giocare anche da regista..

“Voi pensate una cosa, quando un allenatore dà un'impronta e la squadra gioca bene, poi alla fine magari vai sempre davanti all'area di rigore e non fa mai gol e poi magari prendi un contropiede e perdi la partita. Quando un giocatore ha le qualità di Hamsik, può giocare in tutti i ruoli, anche davanti alla difesa, ma è un peccato perché ti togli un'arma importante per fare gol che è una delle cose più difficili e complicate. E’ chiaro che con l'intelligenza che ha lui può fare tutti i ruoli e poi ha gamba, però è un peccato tenerlo troppo indietro. Infatti deve fare i 12-13 gol all’anno, ma guardate che quell'anno, se non mi ricordo male, ne fece 12, ma fu l'anno sfortunato dei rigori, altrimenti poteva farne almeno 15 ma qualche rigore non andò bene”.

Quel gol alla Juve...

31 ottobre del 2009, dopo 25 anni si è vinto a Torino, Marek segnò il gol del 3-2…

“A volte su YouTube mi capita che mi ritornano questi filmati, non so perché, perché io di solito sono uno che guarda sempre avanti. Per non invecchiare presto cerco di guardare sempre al domani, non guardo mai al passato ma ogni tanto mi appaiono quelli immagini e mi vengono i brividi, perché fece quel gol lì. Cambiai qualcosa, misi Datolo e lui segnò. Fu memorabile, storica, a vederla ancora dopo tanti anni mi vengono i brividi”.

Finale di Coppa Italia, si affrontava una Juventus imbattuta, era quella di Antonio Conte, i tre tenori ovviamente in campo, segnarono Cavani e Hamsik che in quella occasione lustrò ovviamente la sua cresta

“A parte ora devo parlare di Marek, ma lei mi porta per forza a parlare della partita che è stata in quel momento lì per Napoli, che poi ha vinto due scudetti ultimamente, la festa forse più importante. Se lei ci pensa, all'Olimpico, uno stadio così pieno, dopo tantissimi anni che i tifosi napoletani non gioivano, vincere 2-0 con la squadra imbattuta che aveva vinto lo Scudetto, con 38 risultati utili consecutivi, è stata l’apoteosi. Tornare a Napoli è stata un'emozione unica, penso per me, che l'ho vissuta, per i miei giocatori, ma soprattutto per la gente di Napoli che era impazzita: fu una soddisfazione incredibile”.

Il rapporto di Marek con lei lo si nota in particolar modo nelle piccole cose, l'anno scorso torna a Napoli e sui social compare un messaggio, è di Marek l’in bocca al lupo al suo ex mister.

“Poi è chiaro, è anche una persona molto riservata, io con i giocatori ho sempre avuto un bel rapporto finché li ho allenati. Vi racconto un aneddoto, quando andai via e parlai ai ragazzi, dicendogli che dopo tanti anni cercavo nuovi stimoli, feci una raccomandazione e, per il bene che voglio al Napoli, a tutti i tifosi del Napoli che mi hanno amato, dissi loro che non li avrei chiamati per rispetto del nuovo allenatore. Credo che un discorso così tanti allenatori non lo fanno. Marek nel momento in cui sono andato via non l’ho più sentito, perché lui in quel momento era rimasto a Napoli, poi andò via dopo qualche anno ma, nel momento del mio ritorno, sono convinto che anche lui ha provato un'emozione grande perché gli sono tornati in mente i quattro anni vissuti con me e tutto quello che avevamo passato”.

Walter Mazzarri

I tre tenori di Mazzarri

Hamsik, Lavezzi e Cavani era il tridente di mister Mazzarri. Mister ma se lo paragoniamo alla MaGiCa, ovviamente con le dovute proporzioni, Gli siavvicina?

“La MaGiCa quale? (Ride, ndr). Quei tre lì sono dei fenomeni, però ecco i nostri tre in base a ogni epoca calcistica sono stati come loro, perché i campioni in un posto così speciale come Napoli devono dare emozioni al popolo, perché poi alla fine il calcio è amato dalla gente e quindi loro per quello che abbiamo fatto, a parte che siamo arrivati secondi, vero non si è vinto uno scudetto, però abbiamo dato con loro tre in campo le stesse emozioni. Non si può fare un paragone quando si parla di giocatori, nel calcio, dopo tanti anni, perché era diverso, sono cambiate tante cose”.

Abbiamo sfiorato prima il discorso, Marek ad un certo punto era il suo terzo anno al Napoli, era richiesto ovunque, lo voleva il City, lo voleva il Milan, lo voleva in particolar modo la Juventus. Lui arriva da lei e le chiede mister lei cosa fa? Questa è dimostrazione di rispetto, l'ha fatta sentire un punto di riferimento.

“Anche di questo lo ringrazio perché è un ragazzo intelligente e anche umile. Io faccio fatica a parlare di me stesso, di quello che ho dato a questi ragazzi, però se Marek, che era arrivato l'anno prima mi sembra a Napoli e il Napoli non era ancora al vertice e veniva a circa 20 anni, un ragazzino, dal Brescia, dice questo è perché aveva capito che con noi, anche con me, con la squadra che avevamo, aveva imparato tanto, aveva fatto tanti passi in avanti. Questo fa intendere che la mia permanenza lo avrebbe fatto restare volentieri per far ancora meglio in campo e magari un mio addio lo avrebbe potuto condizionare”.

A livello tattico, quanto era importante nel suo scacchiere? C'era un calciatore che poteva sostituirlo?

“Guardate, no, perché quando hai un campione del genere sei fortunato. L'ho detto prima, l’allenatore, nel momento giusto, deve avere i giocatori giusti e con la testa giusta. Lui, faccio un esempio, ora qui si dovrebbe entrare in un discorso tattico, però io con i quattro anni di Napoli mi sono potuto permettere di attaccare con il 3-4-3: lui si alzava, Lavezzi a sinistra e Cavani davanti. In fase difensiva, siccome era talmente duttile e intelligente, aveva anche la gamba per poterlo fare, si difendeva 3-5-2 o 3-5-1-1 perché lui si abbassava e scalava e quindi eravamo coperti, tanto è vero che si è fatto importantissimi risultati perché pigliavamo pochi gol e appena attaccavamo, eravamo devastati anche per questo meccanismo creato soprattutto da lui”.

Passiamo alle notti di Champions, la Champions, il Manchester City, il debutto per tanti di quell'anno, le vittorie, la vittoria col Chelsea per 3 a 1, un punto molto alto per il Napoli, per Marek anche in particolare.

“Ma guardate la storia parla da sé. Basta essere attenti, noi eravamo tutti esordenti e siamo andati a giocare con il Manchester City che era una squadra pazzesca che, mi sembra, in quei tempi era allenata da Mancini e c'erano tutti campioni. Andammo là e facemmo 1 a 1 e ci dispiacqua perché prendemmo un gol su posizione ma fu una grande partita. Poi si è giocato a Villarreal che comunque per quel tempo era un club molto importante, era abituato a passare il turno in Champions e siamo andati a eliminarli. Addirittura si è eliminato proprio il Manchester City ma siamo andati a combattere col Bayern Monaco che era una squadra con dei campioni stratosferici. In casa abbiamo stradominato col Chelsea e per una serie di circostanze sfortunate non abbiamo passato quel turno lì e sapete come è andata nel ritorno, oltretutto quel Chelsea che vinse la Champions. Noi più di così non potevamo fare”.

Qualche aneddoto che vi riguarda?

“Di aneddoti ce ne sono tanti. In particolare ne ricordo uno. Dovevamo vincere a tutti i costi col Villarreal, eravamo 0 a 0 e non riuscivamo a far gol. Se non vincevamo non avremmo passato il turno e io non sapevo più cosa inventarmi per motivare la squadra. Era il secondo tempo mi sembra, la palla andò fuori, un giocatore del Villarreal la voleva riprendere per perdere tempo, io ho preso un giocatore, l'ho buttato via dal campo e Marek è venuto da me per calmarmi. Io sono stato espulso, però in quel momento ci voleva una scossa, il tempo di andare nello spogliatoio e andammo subito in vantaggio. Quando finì la partita tutti esultavano perché si era fatto un'impresa e io non volevo parlare con nessuno nello spogliatoio e me ne andai sul pullman. Tutti mi venivano a cercare ma dovevo scaricare tutta la tensione che avevo accumulato in quella partita. Marek fu uno di quelli che venne nel pullman e mi disse: ‘ ma che fa mister, ora basta’, cioè lui era un saggio, era un giovane saggio, è sempre stato così”.

Quando Marek è entrato nella storia del Napoli, ha eguagliato il record di Maradona, ha segnato tantissimi gol, che cosa ha pensato?

“Quando uno nasce campione resta campione sempre. L'Argentina come nazionale è importante calcisticamente. Marek è nato in una nazione dove non c'è una grande tradizione, quindi è risultato anche meno evidente questo campione anche perchè non è riuscito a vincere come, invece, è riuscito a fare Maradona. E’una soddisfazione allenare un campione del genere”.

Mister, si dice tanto nel calcio di oggi non ci sono bandiere, possiamo definirlo Marek una delle bandiere del Napoli? Tante volte tanti club sono avvicinati a lui, ma alla fine ha deciso di restare

“Ma lui ha dimostrato, a parte quell'episodio di cui si è parlato prima con me che è venuto a chiedermi se rimanevo, di essere legato a Napoli. Vi faccio un esempio, io quando sono arrivato a Napoli, ho deciso di stare a Pozzuoli. Marek, invece, ha scelto di vivere nei pressi del centro sportivo a Castelvolturno. Io vivo 24 ore al giorno il centro sportivo, arrivavo a Castelvolturno prima dei magazzinieri che aprivano la porta e andavo via a Buio, ma io sono un allenatore. Marek, un professionista come lui, che invece di stare nella parte più bella di Napoli, nel centro, come fanno tanti giocatori, sceglie Castelvolturno perché per lui la cosa importante è la professione. Allenarsi è fondamentale. Uno del Nord che si integra in quel modo con la gente di Napoli, con il cuore della gente di Napoli, ti fa capire che fenomeno era. Lui è rimasto fino all'ultimo lì”.

Il suo saluto a Marek…

“Gli auguro il meglio perché se lo merita. Come ho detto, è un ragazzo eccezionale lo ringrazio perché se in quei quattro anni ho fatto come allenatore i risultati che ho fatto, uno degli artefici principali è stato lui, come poi ringrazio Cavani, Lavezzi e tutti quelli che ho aiutato a diventare campioni, ma loro ci hanno aiutato a vincere e a farmi affermare. A lui mi lega un affetto che rimarrà nel tempo”.

RIPRODUZIONE RISERVATA previa citazione della fonte CalcioNapoli24.it

Walter Mazzarri
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