Claudio Bellucci, ex attaccante di Napoli e Bologna, ha rilasciato un'intervista esclusiva a CalcioNapoli24.it. Eccone uno stralcio:
La Sampdoria, la squadra che ti ha cresciuto. A chi senti di dover ringraziare per aver fatto grandi cose nel calcio che conta? “Da ragazzino giocavo con la Lodigiani. Arrivò un giorno il Dott. Borea, il direttore sportivo della Sampdoria dello scudetto e mi comprò. Andai con la Samp, lì iniziò la mia storia”.
Quella doppietta all'Arsenal, da diciottenne, in Coppa delle Coppe? “Ricordo che c’era lo stadio pienissimo. Eriksson mi portò in panchina, dovevamo vincere per forza perché a Londra perdemmo 3 a 2. Pareggiavamo 1 a 1 con reti di Wright e Mancini. Entrai a 5 minuti dalla fine, fui la mossa della disperazione e segnai due goal in cinque minuti. Quello è il vero punto di partenza della mia carriera”.
Hai conosciuto il primo Mihajlovic alla Samp. Come si presentò il serbo? Che calciatore era quando arrivò dalla Roma? “Sinisa è sempre stato un po’ sanguigno. Vista la provenienza, sappiamo che popolo è quello serbo. In quegli anni c’era la guerra in Yugoslavia, aveva un carattere molto forte il ragazzo. Insieme a lui ho vissuto anni stupendi, era una persona con cui si poteva parlare. Dava sempre molti consigli. Quella Sampdoria era fortissima, lui era uno dei leader”.
Con te alla Samp c'era un certo Ruud Gullit. Cosa ti attraeva di lui? “Ricordo quando ero ragazzino, avevo diciassette anni e andai in ritiro con la prima squadra. Pensai ‘vado in ritiro con uno che ha vinto il Pallone d’Oro’. Lo conoscevo in figurina, poi ritrovarsi sul campo insieme è stata una grande soddisfazione”.