Viaggio sulla tomba Diego Armando Maradona: dal pericolo trafugamento salma alle tre lapidi di marmo, il racconto inedito di Repubblica

Rassegna Stampa  
Viaggio sulla tomba Diego Armando Maradona: dal pericolo trafugamento salma alle tre lapidi di marmo, il racconto inedito di Repubblica

Ultimissime notizie Napoli - Crosetti di repubblica racconta sul quotidiano la sua visita alla tomba di Diego Armando Maradona: "E allora eccoci dentro. Dopo la torretta in stile normanno, quasi una casa a graticcio, si piega subito a destra. Il prato all’inglese è smeraldino di pioggia, ma c’è quel profumo dolciastro dei fiori quando imputridiscono, l’odore di miele della morte. Per portare una rosa a Diego servono non più di duecento passi verso i lecci e i tigli dove il terreno sale appena, una morbida collina che ricorda i cimiteri di guerra francesi ma senza le croci, solo lapidi a terra, tutte uguali. Un leprotto taglia in diagonale la scena, senza paura. La quiete è immensa, insostenibile. C’è il dolore che produce il silenzio. Ma almeno qui Maradona non ascolterà le voci di rissa che si sono levate attorno al suo catafalco, l’eredità (80 milioni di dollari, o forse sono 150), le menzogne, mogli e compagne, figli legittimi o meno, l’ultimo si chiamerebbe Santiago Lara, 19 anni, chiederà l’esumazione della salma per la prova del Dna, non vuole soldi (dice) ma solo sapere se Diego fosse suo padre, quando il campione avrebbe amato la sua mamma ex modella e poi consumata dal cancro. E neppure arriva l’eco dei tre becchini che gli hanno rubato l’ultimo attimo privato, per scattarsi un selfie sulla bara aperta, perdendo il lavoro e il senso del limite. Vediamo l’enorme corona della Federcalcio argentina da 10 mila pesos e un’altra che non può sfuggire allo sguardo, perché sul nastro bianco c’è scritto "do amigo, Pelé". La polizia teme che qualche fanatico possa profanare la tomba e prendersi la bara, non sarebbe la prima volta che accade. Per questo non si sa quando il cimitero potrà essere riaperto al pubblico, ieri non entravano neanche i parenti degli altri defunti e comunque con questo tempaccio non si è visto nessuno. I loro cari diventano coinquilini del morto indimenticabile, e poi qualcuno ci spiegherà come possiamo fare a chiamarlo morto, se lo portiamo dentro da quarant’anni. "Oh Diego no se va" hanno cantato infatti le moltitudini fuori dalla Casa Rosada e oltre queste siepi, lungamente. La strana immortalità della passione. Quando si dice "la nuda terra": ecco, così. Maradona l’hanno calato nella fossa dove il prato scende verso il boschetto, se guardassimo più a sinistra vedremmo anche due laghetti artificiali alla fine del declivio. Sembra un campo da golf, o uno di quei posti in Florida dove i ricchi americani vanno a svernare aspettando la fine. Oppure, invece, questo è proprio il verde di un campo di calcio e adesso potrebbe essere il pomeriggio di una partita, e allora Diego è veramente a casa. La sosta è un momento, l’abbiamo promesso a Daniel. Scivola la nostra rosa. Ci sono tre lapidi di marmo bianco. Dalma Tota Franco, la prima. Don Diego Maradona, il secondo. Giovedì al tramonto è arrivato anche il loro figliolo, Dieguito, quel farabutto di ragazzo che s’è rubato il cuore del mondo e l’ha portato con sé"

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