Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa dal settembre 2016, riflette sulla caducità della vita e sul periodo più difficile del suo terzo mandato, e ne parla all'edizione odierna de La Repubblica:
Intanto non mancano i problemi, come il razzismo coi casi Maignan a Udine e Palmer a Sheffield.
«Un disastro, una vergogna. Ma non possono essere solo gli organismi calcistici a intervenire. Devono farlo i governi nazionali. Questi comportamenti idioti nascono a casa e a scuola. Vanno estirpati alla radice: è un tema educativo Noi possiamo punire i club e chiudere gli stadi, ma non siamo la polizia. In Croazia hanno arrestato due razzisti e li hanno incarcerati e banditi dagli stadi».
Da avvocato, ammetterà che la sentenza della Corte di giustizia europea su Superlega e monopolio Uefa è stata una sconfitta per voi.
«Nient’affatto. Ripeto che il press officer ha confezionato un comunicato diverso dalle parole della sentenza: un pacco ben infiocchettato per i nostri oppositori, ma dentro non c’era nulla. La Superlega è controogni logica del calcio. E se nessuno la vuole, nessuno la fa».
Il rapporto con i club italiani e in particolare con la Juventus?
«Solo 2 club in Serie A non ci hanno appoggiato, e tra questi non c’è la Juventus. I dirigenti del calcio italiano stanno facendo del loro meglio».
Quando sarà pronto il nuovo regolamento sulle multiproprietà?
«Ci stiamo lavorando. Non possiamo fare finta che le multiproprietà nonesistano o che i nuovi investimenti non siano un bene. Ma è complicato regolamentare, specie con i fondi speculativi, dei quali non si conoscono gli investitori: possono essere migliaia. Per noi conta come viene percepito il calcio dal pubblico: è solo la credibilità che ne aumenta il valore. Servono linee guida rigorose. Una piccola squadra come il Sassuolo può battere l’Inter, ma se hanno la stessa proprietà possono nascere dubbi. Serve chiarezza e noi la abbiamo: il Real Madrid ha vinto la Champions, pur essendo in conflitto con noi. È questo che dà credibilità a un’istituzione».
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