Prandelli: "Ecco perchè non ho mai convocato Paolo Cannavaro. Commovente la rinuncia di De Sanctis. A 18 anni potevo essere del Napoli"

Rassegna Stampa fonte : il Mattino
Prandelli: Ecco perchè non ho mai convocato Paolo Cannavaro. Commovente la rinuncia di De Sanctis. A 18 anni potevo essere del Napoli

Il c.t. della Nazionale, Cesare Prandelli ha rilasciato una lunga intervista a Il Mattino, dove si è soffermato sul campionato degli azzurri e sui singoli calciatori. 

Campionato, la Juve è già campione d'Italia?
«Mi sembra complicato poter infastidire il cammino dei bianconeri verso il secondo titolo consecutivo, ampiamente meritato per la continuità di rendimento e anche per la qualità delle prestazioni».

Cosa è mancato al Napoli?
«Il Napoli è protagonista di una stagione strepitosa: forse è mancata una rosa più ampia e più completa. Ma questo visto dall'esterno, sia chiaro».

Sembra essere tornati indietro nel tempo, con il blocco-Juve in Nazionale?
«La Juve ha fatto delle scelte tecniche importanti, puntando su giovani bravi e italiani. Che poi è una cosa che aiuta, perché è più semplice per un ct amalgamare un gruppo che già si conosce, magari con un altro blocco, come è quello del Milan».

La sorprende il Napoli così in alto in classifica?«Certo che no. Oramai il Napoli fa parte delle big del calcio italiano, ha aperto un ciclo di successi: il modello De Laurentiis è competitivo e i risultati gestionali lo dimostrano».

Quali i meriti di Mazzarri?
«Ha sempre creduto nel 3-5-2, lo ha perfezionato, modellato e adattato su misura ai calciatori».

Se Cavani volesse andar via, lo lascerebbe partire?
«Mai. Lui è l'emblema degli attaccanti di ultima generazione: ha senso del gol, non dà punti di riferimento ai difensori, è generoso e corretto. Il sogno di ogni tecnico. Come Hamsik: corre, fa assist e conclude pure l'azione. In pochi in Europa fanno questo genere di lavoro».

Perché non ha mai convocato, neppure una volta, Paolo Cannavaro?
«Sia ben chiaro: non perché non lo meritasse. Anzi, in certi momenti è stato strepitoso. Io lo conosco dai tempi di Parma, ma quando si chiama un giocatore non lo si fa per premiare il suo rendimento, ma facendo delle valutazioni legate al futuro. La prima domanda che mi faccio è: quanto tempo può restare con noi? Per questo ha avuto un senso, in questa ottica, convocare Ranocchia, Bonucci, Ogbonna». 

Come ha preso la rinuncia di De Sanctis alla Nazionale?
«Posso dire che è stato il momento più commovente e toccante di questi miei tre anni da ct. Morgan ha usato della parole meravigliose, ha commosso tutti. Gli ho però strappato una mezza promessa: la porta della Nazionale per lui resta ancora socchiusa. Sa che potrei aver bisogno ancora di lui».

Si aspettava che Insigne giocasse di più con Mazzarri?
«Mi sembra che la sua crescita sia costante. In questo momento, nel gioco dei dualismi che tanto piace alla gente, lui è un po' l'alternativa a El Shaarawy. Sono giovani e pieni di talento e spero che con il tempo imparino ad adattarsi ad altri ruoli».

Nel valzer delle panchine, per la prossima stagione, il suo nome è sempre presente.
«Ho un contratto con la Federazione sino al 2014 e intendo rispettarlo».

E se la chiama De Laurentiis?
«Non cambia nulla. A Napoli potevo venire a 18 anni, mi voleva Janich: ma dovevo fare l'esame per il diploma. E mia madre me lo vietò: allora si usava così».

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