Notizie Calcio Napoli - Sandro Mazzola, ex attaccante e dirigente dell'Inter, ha rilasciato una lunghissima intervista a Il Mattino. Eccone uno stralcio:
«A me mette i brividi il calcio senza tifosi, il silenzio. Penso a cosa sarebbe stato il grande Toro senza lo squillo di tromba di Bolmida che caricava il pubblico sugli spalti del Filadelfia e i granata in campo. Che tristezza quelle sagome al posto delle persone. davvero uno spettacolo amaro, ma se questo è l'unico modo per riprendere, va anche bene. Io ho visto gli stadi sempre pieni, anche negli anni atroci del dopoguerra. Ero la mascotte del Toro, ed entravo sul terreno di gioco stringendo la mano a mio padre Valentino".
Che calcio ci attende dopo il Coronavirus?
«Spero ci sia più solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà. Spero nei gesti dei calciatori più ricchi rispetto a quelli in difficoltà. Nel 1966 noi devolvemmo il 5 per cento dei nostri compensi ai tanti calciatori in difficoltà per l'alluvione di Firenze. Spero che tutti lo stiano facendo, magari in silenzio. Perché in questi momenti serve mettere in campo il cuore».
Lei con De Sisti, Juliano, Rivera e Campana nel 68 ha fondato il sindacato calciatori. Come si sta comportando Tommasi?
«Far sentire la voce di chi va in campo è fondamentale. Ma più che la voce della serie A, spero che siano in grado di far ascoltare le grida di lamento di chi gioca in Lega Pro, tra i Dilettanti e che non percepisce stipendio in questo periodo. È un mondo in grande difficoltà».
Oggi di cosa ha bisogno il calcio?
«Noi venimmo accusati di fare il sindacato dei miliardari, e alle prime riunioni a Vicenza andavamo di nascosto, quasi come fossimo dei carbonari. Io e Rivera, poi, dovevamo metterci distanti: i tifosi dell'Inter quando mi vedevano con lui mi urlavano ma con chi te la fai?. Era un modo piacevole di vivere la rivalità. Però è stata una svolta importante per il calcio italiano il sindacato. Mi telefonò persino Giulio Andreotti per farmi i complimenti. Mise il governo a disposizione per qualsiasi iniziativa, ma non lo chiamai mai».
Poteva finire al Napoli?
«Fu Juliano a parlarmene durante un ritiro della Nazionale. Aho' ma che ne diresti di venire a giocare con me al Napoli?. A me metteva i brividi fare le scale del San Paolo, mi piaceva essere travolto da quel pubblico così caloroso. E poi lì c'era una magazziniere che faceva un caffè strepitoso...».
Gattuso che allenatore è?
«Il perfetto allenatore da Inter. Altro che milanista. Perché l'Inter è sinonimo di temperamento, convinzione, grinta mentre il Milan è tanto tic e tac e poi ti fregano con un gol. Al Napoli farà cose grandiose perché ha davvero doti straordinarie. E se lo dice un interista...».