La rivelazione choc di Carnevale: "Papà uccise mamma, il calcio mi ha salvato la vita. Devo ringraziare per sempre la famiglia Pozzo"

Rassegna Stampa  
La rivelazione choc di Carnevale: Papà uccise mamma, il calcio mi ha salvato la vita. Devo ringraziare per sempre la famiglia Pozzo

Andrea Carnevale ha rilasciato una intervista a Repubblica.

Andrea Carnevale, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato una intervista al quotidiano Repubblica che racconta come il papà di Andrea uccise la moglie: 

"Quando Andrea aveva 13 anni il padre Gaetano, ex manovale delle Ferrovie dello Stato, uccise la moglie Filomena, da cui aveva avuto sette figli, mentre lavava i panni nel fiume che sfocia nel lago di Fondi. Gaetano, anni dopo, si suicidò nel manicomio criminale di Aversa.

Andrea Carnevale mamma uccisa

Ecco le dichiarazioni di Andrea Carnevale a Repubblica:

"Mi fa male quando leggo dei femminicidi, di queste donne picchiate, violate. Mi ricordo di quando, in paese, parlavamo con i carabinieri di quello che succedeva a casa e ci dicevano: “Se non vediamo il sangue….”. Cosa potevo, cosa potevamo fare? Poi, quel giorno, il fiume si è colorato di rosso. Ho detto al maresciallo: “Questo è il sangue che volevi”. Ma non sono morto. Non sono morto. Ho fatto la mia vita"

Prima, a ottobre 1990, il doping e la squalifica con Peruzzi per l’assunzione di uno stimolante, la fentermina, presente nel Lipopil, che si prendeva per perdere peso.

«Me ne assumo la responsabilità totale. Ero capocannoniere delcampionato, 5 gol in 4 partite, quando mi dissero del doping caddi dalle nuvole. Dalla Federazione mi rassicurarono: “Prenderai uno o due mesi di squalifica”, la quantità era irrisoria, zero virgola. Invece mi diedero un anno, una mazzata. Mi perquisirono, ci fu il processo penale. Il pm disse: “Abbiamo trovato a casa sua questo prodotto”. E il giudice:“Ah, quelle vitamine, le prendo anche io”. Fui assolto».

Nel 2002 l’arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina.

«Una telefonata che non dovevo fare, un millantatore che mi accusò, la mia solita ingenuità. Ma figuriamoci se mi mettevo a spacciare droga. Un periodo tremendo: un mese ai domiciliari, anni di processi. Volevo liberarmi e chiesi di patteggiare al mio avvocato, Franco Coppi: “No, Andrea, non hai fatto niente, devi uscire innocente dal tribunale”. Aveva ragione, fui assolto. Devo ringraziare lui e la famiglia Pozzo, che mi ha voluto all’Udinese: la mia salvezza. È stato come rinascere, perché mi ero perso e avevo perso una moglie e i miei due figli».

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