Ultime notizie Serie A - "Lancio di fumogeni, petardi, striscioni provocatori, rischio di scontri e alta tensione", è quel che è accaduto in Cagliari-Napoli. L'Unione Sarda scrive: "Perché non è stata vietata la trasferta agli ultrà azzurri?"
Questo l'articolo de L'Unione Sarda:
"Quanto accaduto il 21 febbraio del 2022 sembra non aver insegnato niente. Due anni e mezzo fa, gli ultrà del Napoli arrivati a Cagliari per la partita tra i rossoblù e gli azzurri si erano resi protagonisti di un corteo, in pieno centro città: vestiti di nero e incappucciati, hanno insultato i cagliaritani e Cagliari. Una situazione esplosiva, con l’inevitabile conseguenza nel post gara: scontri tra tifoserie e in mezzo le forze dell’ordine. E domenica, come se nulla fosse accaduto e come se la rivalità violenta tra gruppi ultrà non fosse nota, i disordini in occasione di Cagliari-Napoli all’Unipol Domus si sono ripetuti. E allora la domanda che si fanno tutti è semplicemente una: perché non vietare la trasferta ai gruppi organizzati del Napoli, conoscendo tutto il passato e i possibili rischi nel permettere a 300-400 persone di raggiungere Cagliari con intenti provocatori e violenti?
Una domanda che si sono fatti i tanti genitori che domenica sera, insieme ai loro figli, erano in Curva Sud. A pochi metri dal settore ospite. Il lancio di petardi e di oggetti ha rischiato di causare feriti. Ed è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine addirittura con il Reparto Mobile schierato nella Curva. Una scena che non avveniva da tantissimo tempo, assicura chi ha partecipato alla gestione dell’ordine pubblico negli stadi (Unipol e Sant’Elia) del Cagliari. Un segnale di altissima tensione, pericolo e paura. Tutto per una partita di calcio. E qui non si parla più di sfottò, anche molto “coloriti”, cori contro la squadra avversaria. I tifosi, se così si possono chiamare, del Napoli sono arrivati in nave esponendo lo striscione “A caccia di pecore” all’ingresso nel porto cagliaritano. Provocazione fortissima, conoscendo appunto tutti i precedenti e soprattutto l’ultimo, quello del 2022. E poi il trasferimento in pullman dall’aeroporto allo stadio: con gli ultrà azzurri incappucciati, in assetto non da stadio ma da guerriglia. E così quanto accaduto durante la partita, con i fumogeni lanciati dal settore ospite verso la Curva Sud, la risposta dei tifosi cagliaritani, i momenti di paura, il lancio anche di altri oggetti e petardi. E poi, più tardi, dalla Nord, alcune bombe carta e fumogeni gettati in campo: una risposta da parte degli Sconvolts che nei primi venti minuti avevano disertato il loro storico spazio per protesta contro il trattamento che ricevono – secondo la loro versione – dalle forze dell’ordine con Daspo e denunce continue.
Lo scontro fisico alla fine non c’è stato, merito del super lavoro da parte di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia locale: il personale ha dovuto gestire tanti, troppi momenti ad altissima tensione. Con il rischio che ci scappassero più feriti (qualche contusione e trauma a uno steward e a un tifoso sono le uniche conseguenze conosciute, altri eventuali feriti soprattutto tra gli ultrà non sono stati comunicati ufficialmente). L’ordine pubblico, così come richiesto dall’alto, è stato garantito, a fatica. E con il rischio di conseguenze ben più pesanti.
Sui social, i commenti sono svariati. E accanto allo sdegno e alla rabbia (c’è chi ha abbandonato lo stadio già nel primo tempo, subito dopo il lancio di fumogeni), c’è chi ancora non riesce a capire il perché sia stato consentito a 300-400 violenti di raggiungere Cagliari per fare quello che hanno fatto. Con l’inevitabile – seppur ingiustificabile e da condannare – reazione degli ultrà cagliaritani. Era davvero impossibile vietare la trasferta? Era impensabile garantire che la partita Cagliari-Napoli fosse solo un evento sportivo e non occasione di violenza, scontri e tensione, mettendo a rischio tutti? Anche i sindacati delle forze dell’ordine, soprattutto della Polizia, si interrogano sul perché sia stato permesso a un gruppo di ultrà di affrontare una trasferta “a rischio”, sapendo che ci sarebbero state delle conseguenze. Per fortuna non ci sono stati feriti gravi o peggio ancora vittime. Ma bisogna aspettare che accada qualcosa di tragico per prendere decisioni preventive?".