De Giovanni: "La limitazioni sui biglietti per Juventus-Napoli sa di campi di concentramento, non c'è differenza rispetto ai cori sul Vesuvio"

Rassegna Stampa  
De Giovanni: La limitazioni sui biglietti per Juventus-Napoli sa di campi di concentramento, non c'è differenza rispetto ai cori sul Vesuvio

Juve-Napoli - Vi proponiamo, di seguito, l'editoriale dello scrittore Maurizio De Giovanni per l'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno:

Magari quando leggerete queste note la situazione sarà rientrata. Magari una mano pietosa, resasi conto dell’enormità dell’errore, avrà corretto quello che c’è scritto in quel sito, eliminando quella riga infame e ignobile, terribile nella sua semplicità e semplice nella sua idiozia. Ce lo auguriamo, perfino: vorrebbe dire che da qualche parte c’è qualcuno che mantiene un minimo di raziocinio, e di rispetto per una Costituzione che, ancorché frequentemente destabilizzata e un po’ traballante, risulta ancora in vigore. Ma in un’epoca in cui quello che compare anche solo per un istante viene fissato in uno screenshot di perenne utilizzo, immaginiamo sia ormai troppo tardi. Per cui quell’inibizione sul sito ufficiale della Juventus all’acquisto dei biglietti per il match col Napoli del prossimo 31 agosto non solo (come è ormai triste abitudine) ai residenti ma anche ai nati in Campania resterà negli occhi e nella memoria degli utenti del web, a sancire la prima pietra di un edificio morale buio e tetro, che sa di campi di concentramento e di dolorosi momenti della storia vissuta. Sì, perché sarà anche vero che si tratta di una società privata e non di un’istituzione: ma la sgradevole impressione che si stia passando dalla semplice (!) discriminazione territoriale al razzismo vero e proprio, sentimento di cui pensavamo di esserci purgati con la seconda guerra mondiale, è forte e univoca .

I nati in Campania. Una colpa originale, irredimibile, una macchia d’infamia che non si può cancellare. Nati in Campania. Non importa se con la fedina penale immacolata, non importa se ottantenni o quattordicenni, non importa se laureati o emigrati al nord da quarant’anni. Non importa nemmeno se di provata fede bianconera, e sappiamo che quella tifoseria è composta in larghissima parte da meridionali e (purtroppo, ma questo è un avverbio di uso privato) campani, e ci chiediamo come si sentano questi appassionati, reietti e sgraditi nel proprio stadio d’elezione per reato di nascita: e che motivazioni trovino per mantenere quella passione. Se siete nati in questa nostra bellissima e martoriata regione, se il primo vostro vagito è stato emesso in questo territorio, nisba: ci dispiace ma non potete venirci.

La questura di Torino, va detto, ha emesso un rapido sbigottito comunicato nel quale si dissocia da questa iniziativa, indicando con decisione di non averla in alcun modo sollecitata; si tratta perciò di un’iniziativa privata della società, che speriamo dovrà in qualche maniera risponderne.

Certo, si aprono scenari interessanti: l’allenatore dei bianconeri, per esempio, che è nato a Bagnoli, se volesse acquistare un biglietto (ma ci risulta che entrerà gratis) non potrebbe farlo. E siamo altresì curiosi di sapere come commenterebbe, lui che in passato si è fatto nobilmente carico dello sdegno per i beceri cori della curva ottusa, questo atteggiamento della sua dirigenza che è perfettamente in linea con quei cori. Pensateci, anzi pensiamoci: che differenza c’è tra invocare il Vesuvio, il colera o altre calamità naturali le cui vittime sarebbero indiscriminate e questa inibizione ai nati in Campania? Non è forse lo stesso modo di uniformare un popolo sulla base della nascita? Non è la stessa identica maniera di fare di tutta l’erba un enorme fascio, senza stare a sottilizzare sul merito di una immensa maggioranza di gente onesta, che paga (troppe) tasse e che non riceve servizi sufficienti?

Il calcio, è vero, è effimero. E in un Paese che lascia in mare centoventi disgraziati a morire di stenti, in spregio delle più elementari norme del diritto internazionale e della stessa umanità, non sarà certo quella riga in un sito a fare la differenza. Ma se questo è il mondo dell’effimero, e un ministro della Repubblica che mixa a torso nudo l’inno di Mameli su una spiaggia di Milano Marittima mentre alcune cubiste gli agitano il sedere in faccia propone di sé un’immagine divertente e divertita e ottiene come risultato un incremento di gradimento, anche il calcio pesa. E pesa tanto. Per cui crediamo sia il momento di chiederci se davvero noi vogliamo restare in silenzio di fronte a questo sconcio. Noi chi? Noi con un pensiero libero. Noi in possesso del senso della decenza. Noi con un’individualità. Noi meridionali.

Noi italiani di razza campana.

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