Ultimissime Napoli - Ecco uno una parte dell'editoriale di Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport il quale si interroga su alcuni aspetti di questa emergenza Covid tra il mondo del calcio e quello del comune operaio: "Riaprono librerie, negozi, fabbriche, officine, studi professionali. Il calcio no. Lo sport no. Non si gioca, e nessuno pretendeva di farlo. Ma non ci si allena neanche. Si potrà lavorare in un negozio che vende animali, in una profumeria, o piuttosto in una miniera di carbone e in una fabbrica di tessuti. Ma non si potrà correre all’aperto in un campo di 110 per 70. Neanche con un protocollo sanitario e il preventivo impiego di test sierologici e tamponi, in un ambiente protetto, a gruppi di pochi, con spogliatoi separati. Non si può. Il patrimonio delle macchine industriali merita tutela. Quello degli atleti no. Perché? Perché un operaio può rischiare la pelle per millecinquecento euro al mese e uno strapagato calciatore no? La risposta è politica. Come la decisione. Perché è chiaro anche a un bambino che non c’è niente di scientifico in questa esclusione".