Corbo avverte: "Ancelotti il primo allenatore in linea con ADL, gli altri tutti antagonisti. Così rischia il gelo della tifoseria"

Rassegna Stampa  
Corbo avverte: Ancelotti il primo allenatore in linea con ADL, gli altri tutti antagonisti. Così rischia il gelo della tifoseria

Nel suo consueto editoriale sulle pagine di Repubblica, Antonio Corbo analizza la situazione Napoli. Partendo dalla contestazion degli Ultras e del matrimonio Ancelotti-De Laurentiis, con il primo che ha dichiarato apertamente di stare dalla parte della società.

Può sembrare solo una vittoria facile. Vale di più.
Attenua le asperità del dibattito sulla stagione del Napoli. Annuncia la quarta qualificazione Champions consecutiva ed un piccolo record italiano: per dieci volte di fila il Napoli partecipa ad una coppa europea. Ma rivela anche squarci di futuro questa domenica di incerta primavera che comincia all’alba, quando nella città assonnata e poco vigilata i tifosi espongono in un luogo simbolo uno striscione lungo quanto amore e rabbia.
In piazza del Plebiscito, davanti alle finestre del prefetto, scrivono che «Carletto è l’ultimo prescelto per prendere in giro tutti senza un progetto».

La contestazione, stavolta in forme corrette, coinvolge in cento metri di stoffa sia allenatore che presidente. È una scossa per Ancelotti, che paga qualche sì di troppo nei giorni del mercato invernale. Con Giuntoli alscia partire sia Hamsik che Rog. Deve rimediare anche ieri all’assenza di Allan e all’infortunio di Diawara con una mediana confusa al centro: Callejon non è regista, bisogna attendere il secondo tempo perché Fabian Ruiz ritrovi la sua creatività.

Gli striscioni provocano però la virile reazione di Ancelotti. Più che difendersi, glissare o mentire, decide di parlar chiaro. È il primo allenatore in aperta sintonia con il presidente, non se ne pente. Godevano di grande popolarità invece Mazzarri, un po’ Benitez, molto Sarri perché erano considerati come antagonisti di Aurelio De Laurentiis. Ci vuol coraggio ad allinearsi con la società, si rischia il gelo della tifoseria.
Che da sempre sollecita grandi investimenti per campioni che riportino subito lo scudetto a Napoli. Mestiere difficile, quindi. O sei con la società o con la curva. Ancelotti, dopo striscioni e vittorie, spiega invece il progetto. Non verranno giocatori da 10 milioni l’anno di ingaggio, perché la società non può permetterseli, ma lui proverà a vincere facendo crescere piano piano il Napoli. Napoli che però, avverte l’allenatore, ha un bilancio così sano da poter evitare cessioni.
Si delinea così il futuro. Senza sogni ma anche senza bluff. Può rimanere Koulibaly insieme con i migliori, è l’inizio del progetto.
Non si tocca Younes, rivelazione nella partita di ieri. Il giovane tedesco scuola Ajax è ancora un po’ egoista, ma audace nell’uno contro uno, una spada a sinistra, un capolavoro di caparbietà e tecnica il gol.
Nessuno ha giocato finora meglio da quarto a sinistra nel ruolo di Insigne. Una partita non basta, ma il ragazzo c’è.

L’assenza di Insigne è un giallo sempre più sbiadito. Con l’adduttore se la passa male. I suoi segnali di insofferenza liberano intanto la società di ogni imbarazzo: la sua eventuale cessione prescinde dai sentimenti, dalla fascia di capitano, dalla sua napoletanità. Un matrimonio d’amore può trasformarsi in un divorzio di interesse. Questione di soldi. Per la società e per il miglior talento espresso da questa città negli ultimi trent’anni. Peccato. In questo calcio dominato da personaggi della sensibilità di Raiola, l’agente scelto da Insigne, il calcio rimane solo per i tifosi il vero mondo dei sogni.

Con i tre di ieri, si contano 24 fra pali e traverse. Il divario è stato più ampio dello 0-2. Per i brevilinei come Mertens e Younes è superata la flessione atletica. I migliori, non solo per i gol. Avanza Ghoulam, con l’altro mancino Luperto, rimasto al suo posto quando è finalmente riapparso Albiol, con Koulibaly spostato a destra. Ancora pesanti Milik, Malcuit e qualche altro. La preparazione fa discutere. Il Napoli giura che la squadra stia correndo meno ma meglio. Non spiega i malanni muscolari né l’opacità della forma. La classifica segnala, nelle prime 15 gare, 35 punti. Media 2,33. Nelle stesse del girone di ritorno 28 punti, 9 in meno, media 1,73. Se non sono da tarare gli apparecchi, è meglio forse cambiare gli allenamenti. Anche questo deve entrare nel progetto 2020.

 

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